Fattore Airbnb: vale lo 0,22% del Pil italiano

Presentati i dati dell’azienda della sharing economy: nel nostro Paese 3,6 milioni di turisti hanno sfruttato il portale. E chi ospita guadagna in media 2.300 euro l’anno

Non si tratta solo di un servizio che ha cambiato il modo di viaggiare, ma di un sistema capace di generare per l’Italia – tra affitti e indotto connesso (spese in ristoranti, bar e negozi) – qualcosa come 3,4 miliardi di euro l’anno, pari allo 0,22% del Pil. Sono alcuni dei numeri dell’ecosistema Airbnb, piattaforma nata nel 2008 a San Francisco (oggi diffusa in oltre 34 mila città, più di 190 Paesi) e con la quale le persone possono pubblicare, scoprire e prenotare alloggi unici in tutto il mondo. Con lo studio Fattore sharing: l’impatto economico di Airbnb in Italia, presentato mercoledì 11 maggio a Roma, la società traccia un suo particolare bilancio sull’Italia relativo al 2015: lo scorso anno 83.399 host hanno offerto alloggio a 3,6 milioni di turisti e viaggiatori, con un guadagno totale di 394 milioni di euro.

Il guadagno per chi affitta casa o stanze non è altissimo – la media è di 2.300 euro l’anno, con picchi a Firenze (6300 euro), Roma (5.500) e Milano (2.700) – ma permette agli italiani di far quadrare i conti in maniera professionale; la metà degli host, infatti, ha un reddito equivalente o inferiore alla media del nostro Paese (22 mila euro).

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