Credito: passata l’emergenza, le pmi italiane tornano a investire

Nel 2021 sono diminuite le richieste di finanziamento per mancanza di liquidità e pagamento fornitori, mentre sono aumentate quelle per assunzioni, formazione personale e acquisto di nuovi strumenti. Il 40% delle pmi chiederà più di 100 mila euro

Le piccole e medie imprese italiane guardano al futuro e richiedono prestiti con importi maggiori per tornare a investire sulla crescita della propria attività. È il trend individuato dal quarto Osservatorio Piccole Imprese Italiane realizzato da Nextplora e Credimi, società attiva proprio nel mercato dei finanziamenti digitali per le pmi su un campione di 1.000 aziende con fatturato fino a 20 milioni di euro, suddivise in parti uguali tra i settori di industria, commercio, edilizia e servizi e analizzate per forma giuridica (ditte individuali, società di persone, società di capitali). Si tratta per l’80% di imprese con meno di 50 dipendenti, nate dopo il 1980 (70%) e nel 27% dei casi a conduzione femminile. Il 48% delle pmi ha sede nel Nord Italia, il 33% al Sud e nelle Isole, e il 18% nel Centro Italia.

Rispetto all’anno 2020, che ha messo in grande difficoltà la maggior parte delle aziende medio-piccole, il 2021 è stato invece un anno di assestamento in cui le pmi hanno cercato di rimettersi in piedi e tornare solide. Lo dimostrano i numeri: l’anno scorso sono aumentati gli importi ipotizzati per il prossimo finanziamento: se nel 2020 solo il 7% delle imprese richiedeva cifre sopra ai 100 mila euro, nel 2021 ben il 39% delle imprese ha dichiarato che la prossima richiesta supererà quella soglia.

Italia: per cosa le pmi chiedono un prestito

Anche le motivazioni per richiedere un prestito cambiano radicalmente dal 2020 al 2021: diminuiscono quelle emergenziali e aumentano quelle di prospettiva. Nel 2020 infatti il 42% delle imprese ha utilizzato i prestiti per coprire esigenze di liquidità e il 34% per pagare i fornitori. Invece nel 2021 alla domanda sulla destinazione del prossimo finanziamento, solo il 30% delle imprese ha dichiarato che lo userà per la liquidità e il 28% per pagare i fornitori. Tra le altre motivazioni che spingono le PMI a richiedere un finanziamento ci sono, appunto, quelle legate alla crescita, come: il rinnovo del magazzino (29%) l’implementazione dell’e-commerce (27%), nuove assunzioni (24%) e l’acquisto di macchinari e software (23%).

Finanziamenti: il tasso d’interesse resta la prima variabile di un prestito

Cambia anche ciò che gli imprenditori cercano in un finanziamento: resta invariata al primo posto l’importanza del tasso d’interesse (per il 64% delle imprese), al secondo posto, ma meno rilevante rispetto al 2020 la velocità di erogazione (dal 47% al 40%) e l’ammontare dell’importo (dal 42% al 35%), mentre aumentano l’importanza della durata del prestito (dal 33% al 38%) e della presenza di un consulente personale (dal 20% al 25%).

Come si finanziano le pmi: gli strumenti più usati

Nel 2021 le imprese hanno fatto ricorso a varie forme di finanziamento: dal fido alle carte di credito, preferite principalmente dalle aziende più piccole, ai capitali propri, soluzione scelta da quelle più grandi. Infatti, per quanto riguarda le ditte individuali, il 45% di esse ha fatto ricorso allo strumento del fido e ben il 50% alle carte di credito. Le aziende più grandi invece, quelle con fatturato tra i 5 e i 20 milioni di euro, hanno in buona parte preferito utilizzare capitali propri: ha fatto questa scelta il 37% di queste imprese.

Ci sono state anche delle pmi che non hanno avuto bisogno di alcun tipo di finanziamento nel corso dell’anno: ovvero le società di capitali (56%), quelle con fatturato sopra al milione (46%), ed anche alcune di quelle con fatturato più basso (nella fattispecie, il 29% di quelle nella fascia 50.000 euro – 1 milione di euro).

I settori: chi fa più domande di finanziamento

I settori che hanno fatto maggior ricorso ai finanziamenti sono stati quello dell’industria – il 13% delle imprese di questo settore ha richiesto un prestito (ma nel 2020 era il 31%) – seguito dal commercio (9% vs ben 35% l’anno prima), servizi (8% vs 28%) ed edilizia (4% vs 30%). È interessante anche segnalare che nel 2021 ben il 58% delle imprese intervistate nel mondo dell’edilizia non ha mai richiesto un finanziamento.

“Questa nuova edizione dell’Osservatorio ci restituisce il quadro di un tessuto industriale delle pmi desideroso di ripartire e convinto che ci siano le condizioni per farlo”, afferma Bruno Lagomarsino, direttore di ricerca di Nextplora. “Il dato appare ancora più promettente tenendo conto che sono proprio le aziende di dimensioni minori, quelle individuali e con un fatturato inferiore al milione, a prevedere un maggiore ricorso al finanziamento. Si tratta pertanto della quota numericamente prevalente, spinta senza dubbio dalla necessità, ma, leggendo le motivazioni, anche dal desiderio di supportare interventi orientati alla crescita”.

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