Coronavirus, segnali di ottimismo dalla Cina: la ripresa economica è iniziata

In quest’ultimo mese molte cose sono cambiate, in meglio in Cina e in peggio in Italia. L'analisi di un professionista italiano, basato a Shanghai da quasi 15 anni

In quest’ultimo mese molte cose sono cambiate, in meglio in Cina e in peggio in Italia. In Cina la ripresa dell’economia va di pari passo con la riduzione dell’epidemia da Covid-19, dove il governo punta ad azzerare i nuovi casi di Coronavirus al di fuori dell’epicentro dell’Hubei entro la metà di marzo. Secondo le ultime proiezioni, le nuove infezioni da Coronavirus potrebbero scendere a zero entro la fine di marzo anche a Wuhan, nelle zone più colpite e quindi su tutto il territorio cinese.

Le misure prese per ridurre al minimo i contagi

A Shanghai, città da 24 milioni di abitanti, vi sono solo 26 casi attualmente positivi e nessun nuovo caso negli ultimi giorni. Questa riduzione nei contagi è stata ottenuta con misure molto rigide e difficilmente attuabili in altri paesi: ogni edificio ha un check-point per verificare temperatura corporea, spostamenti recenti e identità di ogni individuo. Può entrare in un edificio unicamente chi vi lavora o chi ha domicilio registrato e non sono ammessi visitatori esterni; musei, cinema, palestre e quasi tutti i ristoranti sono oggi ancora chiusi, con un blocco forzato iniziato il 20 di gennaio senza avere un termine con data certa.

Chi proviene da una diversa provincia deve sottoporsi a quarantena in base alle regole dell’autorità locale e alle policy degli immobili residenziali e commerciali. Per entrare in ufficio, per prendere un caffè, pranzare o fare la spesa occorre registrarsi e farsi misurare la temperatura corporea; ogni persona deve utilizzare un QR code che mostra chi ha un grado di rischio-salute verde, arancione o rosso, in relazione ai luoghi visitati e ad altri dati raccolti dal sistema. Inoltre il governo cinese distribuisce mascherine in base ai nuclei familiari e a criteri territoriali, e impone obbligo per chi gestisce attività economiche di dotare il proprio personale di mascherine e materiale sanitario idoneo a fronteggiare la crisi.

Primi segnali di ottimismo

A fronte di regole molto rigide che impongono restrizioni, la Cina sta però riducendo contagi ed è ripartita da un punto di vista economico: ha introdotto agevolazioni fiscali e sui contributi per ridurre il costo del lavoro, tutelando chi è in quarantena o malattia a causa dell’emergenza sanitaria. L’autorità fiscale ha posticipato le scadenze fiscali di febbraio e di marzo e l’attività economica è stata bloccata dal 20 gennaio al 10 febbraio e gradualmente ripresa nelle settimane successive. Grazie alle imponenti misure di contenimento dell’epidemia da Covid-19 e alle numerose iniziative di supporto alle imprese durante questa fase di criticità messe in atto dal governo centrale e dalle autorità locali, l’emergenza sanitaria sembra essere alla fase conclusiva con una conseguente ripresa economica tra marzo e aprile 2020. In base ai dati condivisi dai media locali circa la metà delle piccole e medie imprese ha ripreso la propria attività mentre il 95% delle grandi imprese di Shanghai ha riavviato le attività, con il 66% della capacità produttiva. Le aziende italiane che hanno presenza sul territorio cinese sono operative e si trovano in una fase di ripartenza; inoltre le banche italiane e i gruppi industriali hanno ripreso le proprie attività già da un mese.

Futuri sviluppi

Il numero di nuove infezioni all’estero è invece in rapida espansione, superando il numero dei nuovi casi in Cina. Per tale motivo ora le autorità cinesi stanno rivolgendo la loro attenzione alle misure atte al contenimento del contagio di ritorno da paesi stranieri. Dal 4 marzo le principali città cinesi hanno posto misure di quarantena obbligatoria per chi arriva dai paesi esteri più colpiti, con un’attenzione particolare per chi arriva dalla Lombardia, che è tra le aree più colpite nel resto del mondo. L’auspicio è che metodi di contenimento e comportamenti delle persone in Italia possano seguire la determinazione con cui la Cina ha imposto limiti e ridotto il contagio.

* Lorenzo Riccardi è un commercialista italiano, che lavora da 15 anni in Cina. insegna fiscalità alla Shanghai JiaoTong University; vive e lavora a Shanghai dove segue gli investimenti stranieri in Cina e Sud Est Asiatico. Ha ricoperto ruoli nella governance di istituzioni e società, tra cui i più grandi gruppi industriali del food e del fashion italiani. È partner dello studio di consulenza RsA, specializzato in Asia e paesi emergenti. Ha pubblicato per Il Sole 24Ore “Guida alla fiscalità di Cina, India e Vietnam”, per Maggioli “Gli investimenti in Asia Orientale” e per l’editore Springer è autore di una collana sui mercati emergenti; i suoi testi sono stati pubblicati in lingua italiana, cinese, portoghese ed inglese.

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