All’Italia piace il mini euro. Ecco perché

Un deprezzamento della moneta unica sul dollaro porterebbe al nostro Paese un aumento del +1,3 del pil nel giro di tre anni. E non solo

Sono davvero molte le ragioni che, non da oggi, vedono l’Italia tra i paesi più interessati a una svalutazione della divisa unica. Prova a elencarle un articolo pubblicato oggi dal quotidiano Repubblica.

Un deprezzamento del 10% dell’euro sul dollaro, porterebbe 20 miliardi al Pil nel giro di tre anni, pari a un aumento del +1,3% e, fatto ancor più rilevante in un bel +2,4 di incremento della competitività delle nostre aziende nei confronti dei concorrenti che commerciano in altre valute.

Non poco se si considera che le esportazioni extra-ue valgono circa 235 miliardi di euro. Un euro scambiato a 1,2 sul dollaro (invece dell’attuale 1,3133) avrebbe anche la capacità di contribuire a mitigare una delle criticità che affliggono il nostro Paese: la mancanza di appeal sugli investitori stranieri che, invece, potrebbero, ad esempio, contare su una riduzione del costo del lavoro.

Il mini euro avrebbe anche il potere di risollevare le sorti del turismo nostrano, che negli ultimi anni ha perso posizioni a vantaggio di altre mete. Alberghi, musei, ristoranti e mezzi di trasporto diventerebbero immediatamente più economici per i viaggiatori extra-europei.

A fronte di tante positività, il prezzo da pagare in termini di caro-carburante ( e luce e gas) e di aumenti generalizzati dei prezzi (+0,5% se l’euro scenda a 1,2) potrebbe anche sembrare meno pesante da sopportare.

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