Banda larga, l’Italia rischia la serie B

L’allarme lanciato da Calabrò in occasione della relazione annuale dell’Agcom al Palmento

«Siamo sull’orlo della retrocessione in serie B». Il concetto non poteva essere espresso con più chiarezza. Corrado Calabrò, presidente dell’Autorità garante delle comunicazioni non usa mezzi termini per descrivere la situazione della banda larga in Italia in occasione della relazione annuale dell’Agcom al Parlamento. Sulla copertura del broadband in Italia «c’è ancora un 4% di digital divide da colmare», un 4% degli italiani vivono infatti dove l’internet veloce non arriva. Ma anche là dove la copertura è garantita spesso non viene utilizzata dagli utenti, infatti «la percentuale di abitazioni connesse alla banda larga (fissa ma anche mobile) è inferiore al 50%, a fronte di una media europea del 61%». Numeri ancora meno incoraggianti sui collegamenti super veloci, oltre i 10 megabit per secondo, la cui quota sul totale in un anno è salita solo dal 7,9 all’8,4%. Insomma in Italia la banda larga non sta decollando e non si investe abbastanza per cambiare questo caso di cose. Non è un mistero infatti che il piano 2010-2012, firamto dal ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, per colmare il digital divide non ha ricevuto l’adeguata copertura finanziaria. Secondo Calabrò la situazione potrebbe «precludere all’Italia la possibilità di estendere il servizio universale alla banda larga». A rischio la crescita del Paese. Per una banda larga che non decolla, l’esplosione invece del fenomeno dei social network. L’Italia con 19 milioni di utenti è il settimo paese al mondo per l’utilizzo di Facebook. 200 milioni sono invece i frequentatori di Twitter.

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