Auto sempre più connesse (e meno utilizzate)

Nel nostro Paese il business delle cosiddette connected cars ha raggiunto un valore di 2,9 miliardi di euro (+17% sul 2022). Il settore sta attraversando una profonda trasformazione: il 40% degli italiani ha già ridotto l’uso delle quattro ruote in favore di soluzioni più sostenibili

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Il settore automotive sta attraversando una fase di profonda trasformazione. Cresce il numero di auto connesse ma al tempo stesso le persone sono pronte a ridurre l’utilizzo della propria auto in favore di soluzioni più sostenibili. È quanto emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Connected Car & Mobility, studio coordinato dalla School of Management del Politecnico di Milano e che vede coinvolte numerose aziende del settore.

Il business delle auto connesse in Italia

In base ai risultati, presentati la scorsa settimana a Milano in occasione del convegno Accelerare verso una mobilità connessa e sostenibile: è tempo di cambiare marcia, nel 2023 il mercato italiano delle auto connesse ha raggiunto un valore di 2,9 miliardi di euro, +17% rispetto al 2022. Un risultato di tutto rispetto, se messo in relazione a quello dei principali Paesi occidentali, che presentano una crescita tra il 10 e il 20%.

Le soluzioni per l’auto connessa valgono 1,56 miliardi di euro (+11% in un anno), i sistemi di Advanced Driver Assistance Systems (Adas) integrati nei nuovi modelli, come la frenata automatica d’emergenza o il mantenimento del veicolo in corsia, raggiungono i 950 milioni di euro (+28%), le soluzioni Smart Mobility nelle città, in primis per la gestione dei parcheggi e la sharing mobility, i 400 milioni di euro, +18%. A fine 2023 nel nostro Paese si contano 16,9 milioni di auto connesse, poco meno della metà del parco circolante (42%), una ogni quattro abitanti.

“Il settore della mobilità connessa continua a crescere, spinto da innovazioni tecnologiche e novità normative”, ha affermato Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Connected Car & Mobility. “Sempre più aziende sono in grado di raccogliere grandi quantità di dati da veicoli e infrastrutture connesse, utilizzabili per offrire nuovi servizi di valore. E i risultati si vedono: nel 2023 il fatturato della vendita di servizi è cresciuto del 29%, toccando i 620 milioni di euro. Sul fronte normativo, incide sia l’obbligo a partire dal 2024 di integrare specifici Adas all’interno di tutte le vetture di nuova immatricolazione che quello dal 2035 di immatricolare solo veicoli a zero emissioni. La connettività avrà un ruolo molto importante nella gestione dei nuovi modelli elettrici e ibridi, e nel garantire scambi di informazioni tra veicolo e infrastruttura”.

L’auto non più una priorità per gli italiani

Cresce la percentuale di consumatori italiani che possiede un’auto con almeno una funzionalità smart (44% nel 2023). In base allo studio, tuttavia, gli utenti italiani sarebbero disposti a rinunciare all’auto per modalità di trasporto più sostenibili, a patto di avere mezzi pubblici più frequenti (45%), parcheggi gratuiti nei punti di snodo (30%) e mezzi pubblici e veicoli in sharing accessibili in modalità free (29%). In particolare, considerando la sfera della sostenibilità, il 40% dei cittadini sta già oggi riducendo l’utilizzo dell’auto per soluzioni alternative come il car sharing o la micromobilità.

Le fasce di popolazione più senior (55-74 anni) sono meno disposte a privarsi della propria auto privata. Al più, cercano di minimizzare gli spostamenti (45%) o monitorano le proprie abitudini di guida per renderle più sostenibili (38%). Al contrario, poco meno di un consumatore su quattro (24%) punta su trasporti alternativi, con i più giovani (18-34 anni) tra i principali promotori di questo cambiamento.

La propensione del consumatore a fruire di nuovi servizi di Smart Mobility è piuttosto elevata, con il 71% che si dichiara interessato a tali iniziative. Le soluzioni più desiderate riguardano il trasporto pubblico locale (23%) e la gestione dei parcheggi (20%).

Tuttavia, il 75% degli Italiani non è soddisfatto di come il proprio comune affronta i problemi legati alla mobilità urbana (ad esempio traffico, carenza di parcheggi e piste ciclabili). Tra gli aspetti più critici l’affidabilità dei tempi di arrivo previsti dei mezzi di trasposto pubblico (27%), l’esperienza di viaggio durante lo spostamento vero e proprio (25%) e le modalità di prenotazione e pagamento del servizio (14%).


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