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Gusto

Taurasi: il Barolo del Sud

Manca davvero poco a questo antico vitigno per fregiarsi di una definizione tanto illustre quanto impegnativa. E se non è ancora arrivato alla consacrazione, non mancano grandissime bottiglie. Ecco quelle da non perdere

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Una definizione pesante da portare, ma illustre e foriera di buoni presagi quella di Barolo del Sud per il Taurasi, antichissimo vino Docg da uve aglianico. Tuttavia, nonostante alcune grandissime bottiglie, non è ancora arrivato alla consacrazione definitiva. Caratterizzato da una grande potenza di tannino, struttura e capacità di invecchiamento (come Barolo e Brunello, in media esce sul mercato dopo quattro-cinque anni dalla vendemmia), nasce in luoghi dall’atmosfera particolare, in Irpinia, dove l’inverno nevica spesso e in abbondanza.

L’area di coltivazione del vitigno “ellenico” è ampia e sempre più spesso i produttori vengono suddivisi in macroaree di riferimento. Questo nonostante il vino forse più famoso, il Radici di Mastroberardino (elegante e sfaccettato, austero sapido ma con classe sopraffina) sia un assemblaggio di uve provenienti da zone diverse. Attorno al borgo di Taurasi si suddivide la zona in quadranti, a partire dalla riva sinistra del fiume Calore, un’area che comprende i comuni di Venticano, Pietradefusi e Torre le Nocelle, con vigne tra i 300 e i 400 metri, con poca pendenza e dal terreno in prevalenza argilloso, che vuol dire vini più dolci, pronti e accessibili. Nascono qui l’ottimo Taurasi di Pietracupa (note di agrumi scuri, pepe e balsamici) e “Andrea” di Colli di Lapio (sempre potente fresco e accessibile con tanto frutto ed erbe aromatiche).

Sulla riva destra del Calore troviamo i comuni di Taurasi, Mirabella Eclano, Luogosano, Bonito, Sant’Angelo all’Esca e Fontanarosa, zona fresca e scoscesa con vigne “imboscate” e contornate da ulivi centenari. Qui il terreno ha più pendenza, è pietroso e calcareo (tranne Taurasi che ha più argilla e cenere vulcaniche ancestrali). Nascono qui il Taurasi di Feudi di San Gregorio (sanguigno, potente ma anche moderno e invitante) e Opera Mia di Tenuta Cavalier Pepe (piacerà a chi ama le note speziate e legnose). Livello elevato anche per il Vigna Piano d’Angelo di Sella delle Spine (potente, con frutto esuberante, marasca e bergamotto con polpa che bilancia bene il tannino e l’alta acidità) e per Quintodecimo che vinifica i suoi cru separatamente grazie al proprietario Luigi Moio, professore di enologia che mette in pratica i suoi insegnamenti più raffinati in materia.Passiamo sul versante ovest, dove Fiano e Aglianico entrano in contatto, ovvero nei comuni di Lapio e Montefalcione. È in queste terre che nascono chicche come il Taurasi di Antico Castello e il Vigna Quattro Confini (abbondanza di frutta, china e tabacco).

Sul versante sud Alta Valle si trovano i comuni di Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Montemarano e Paternopoli, dove i vigneti si arrampicano fino a 700 m di altezza. L’altitudine comporta maturazioni più lente e vendemmie tardive, ovvero con molto alcol e grande tannino. Da qui il vino più premiato degli ultimi anni, l’artigianale solenne e maestoso Taurasi Riserva di Michele Perillo, e lo storico Cinque Querce di Salvatore Molettieri. Ma in zona si possono gustare altri pezzi da novanta come il Taurasi Di Prisco (con intensità agrumata e balsamica), il Villa Raiano (classico ma con note di tabacco e cardamomo suadenti) e il Poliphemo di Luigi Tecce (succulento e pieno di polpa con tannini che allietano il palato). Tra le proposte “bio” da segnalare la grande prova del Nero Nè de Il Cancelliere (ricchezza di frutto e austerità, note ematiche, floreali cangianti e con complessità che si svela a poco a poco). Sempre qui nascono due nuovi piccoli-grandi giganti della denominazione, ovvero il Riserva “Della Società” 2009 di Raffaele Pagano (ultime bottiglie disponibili della 2009 di cui uscirà anche una preziosa special edition nel 2019 chiamata Riserva della Buona Morte) e quello di Fonzone, medico convertitosi alla viticoltura con risultati eccezionali come dimostra il Riserva Scorzagalline (fonde i profumi classici con note fruttate di marasca e cassis).

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© iStockPhoto/debyaho