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Italia: cresce il mercato del private banking

In aumento la quota di mercato, dei professionisti che vi operano e delle masse in gestione, che superano gli 880 miliardi di euro. Il presidente di Aipb, Paolo Langè: “Sarà un 2020 difficile, ma la nostra industria può contribuire alla ripartenza economica del Paese”

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Cresce l’industria del private banking in Italia. Sulla base dei risultati appena presentati dall’associazione di rappresentanza Aipb, il 2019 si è chiuso con una crescita delle quote di mercato (+1,3%), dei professionisti che operano nel settore (+7%) e delle masse in gestione (+11%). In particolare all’industria del Private è affidato il 28% delle attività finanziarie investibili dalle famiglie italiane, mentre a livello di masse l’industria chiude il 2019 con 884 miliardi di euro in gestione, attraendo nuovi clienti (+4% di raccolta netta) e offrendo redditività ai portafogli (+7% di rivalutazione).

“Il 2019 è stato un anno positivo e di crescita sia per il settore che per la nostra associazione”, ha commentato Paolo Langè, presidente di Aipb. “Siamo consapevoli di poter ricoprire un ruolo importante anche per la ripresa del Paese nel post Covid-19 perché oggi più che mai una corretta gestione del risparmio delle famiglie private è fondamentale e può rappresentare una leva significativa per il finanziamento dell’economia reale e in particolare per il sostegno e lo sviluppo di tutte le nostre eccellenze imprenditoriali, Pmi in primis”.

Economia Italia post emergenza Covid-19: l’invito del private banking

Secondo Antonella Massari, segretario generale dell’associazione, superata l’emergenza liquidità che sta coinvolgendo e coinvolgerà famiglie e imprese, per far ripartire nel più breve tempo possibile l’economia italiana sarà necessario il contributo del risparmio privato per finanziare progetti di crescita e ristrutturazione industriali ma anche per finanziare il crescente fabbisogno pubblico. “Come evidenziato di recente da esperti banchieri ed economisti, esiste spazio nell’impiego del risparmio delle famiglie per una maggiore quota di titoli di Stato italiani, in presenza di sgravi fiscali e destinazione economica, che ne favoriscano il collocamento. I portafogli delle famiglie private”, aggiunge Massari, “possono offrire spazi importanti per nuove emissioni della Repubblica Italiana di lungo periodo (25/30 anni,) consentendo il trasferimento alle generazioni future non solo di un debito pubblico imponente ma anche di una parte di crediti, a memoria del contributo dato alla rinascita economica. A titolo di esempio, nello scenario atteso di emissioni di titoli pubblici a tassi contenuti e con basso rischio grazie agli acquisti garantiti dalla BCE, il collocamento, eventualmente una tantum, di restart bonds o generational bonds, ossia titoli di Stato Italiani a lunghissimo termine può essere favorito da un regime fiscale con esenzione dell’imposta di bollo, delle imposte su successioni, donazioni, cedole e capital gain a beneficio dei residenti in Italia, vincolato a un determinato periodo di mantenimento”.

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Image by Werner Heiber from Pixabay