Al cinema la scomoda verità di Al Gore

A dieci anni dal docu-film che gli valse il premio Nobel per la pace, l’ex vicepresidente Usa torna sul grande schermo con “Una scomoda verità 2”

«Non credere a chi ti dice che partiremo su un razzo e andremo a vivere su Marte. Casa nostra è questa». E bisogna lottare per difenderla, come se il suo futuro dipendesse da te. È il messaggio contenuto ne Una scomoda verità 2 (An Inconvenient Sequel: Truth to Power), il docu-film in arrivo nelle sale italiane il prossimo 31 ottobre e 1 novembre, con protagonista l’ex vice presidente degli Stati Uniti, Al Gore, impegnato a continuare la sua campagna di sensibilizzazione sul cambiamento climatico. A dieci anni dal primo documentario, che valse a Gore il premio Nobel per la pace, il politico e ambientalista torna in un sequel di stretta attualità, soprattutto alla luce della politica energetica decisa dal presidente Usa Donald Trump, che ha cancellato in parte le norme ambientali approvate dal predecessore Obama e, di fatto, disatteso gli accordi di Parigi sul clima del 2015, in virtù dei quali ogni nazione della Terra aveva accettato di portare le emissioni a livello zero.

Proprio i retroscena di questo importante accordo sull’ambiente sono al centro dell’opera diretta da Bonni Cohen e Jon Shenk, ma non mancano risposte ai negazionisti del global warming. «La scena più criticata de Una scomoda verità», racconta Gore nel trailer del fi lm, «mostrava che l’innalzamento del livello dell’oceano, unito a un’onda anomala, avrebbe sommerso Ground Zero (New York, ndr). La gente la definì una terribile esagerazione».

Così non è stato: pochi anni dopo, l’uragano Sandy colpì la Grande Mela, allagando il World Trade Center. «Le tempeste si fanno più forti e distruttive», afferma il premio Nobel: «questo è colpa del riscaldamento globale». La situazione è critica, ma non disperata: «Ci sono sviluppi che mi entusiasmano: assistiamo a un numero straordinario di cambiamenti positivi», aggiunge Gore. Come la tecnologia e l’Iot, in grado di eliminare le inefficienze e ridurre le emissioni senza danneggiare la qualità della vita e migliorando i profitti aziendali. «Le basi ci sono, ma non è ancora abbastanza».

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