La Mongolfiera Onlus, campioni di gratutidine

La Mongolfiera Onlus aiuta le famiglie con bambini disabili ad affrontare le spese per le cure specifiche, ma soprattutto offre un luogo per condividere gioie e difficoltà. Una sfida raccolta da aziende ed ex calciatori che collaborano alla raccolta fondi con un torneo di beneficenza

«È una gratitudine che caratterizza la mia vita, perciò non ho paura di darla tutta». Era il 12 dicembre 1998 quando Enzo Piccinini pronunciava queste parole rivolgendosi a un gruppo di studenti universitari. Da lì a sei mesi, questo 48enne chirurgo del Sant’Orsola di Bologna sarebbe morto all’improvviso in un incidente stradale, dopo aver lasciato un segno indelebile nella vita di tanti giovani che lo avevano conosciuto.

Bisogna tornare indietro di 18 anni e alla testimonianza di quel medico per trovare le origini de La Mongolfiera Onlus. In realtà, l’associazione è nata più tardi, soltanto nel 2010 a Imola, ma il seme era stato gettato già da tempo. Lo sa bene Davide De Santis, uno di quei ragazzi che quel giorno si trovava con altri amici ad ascoltare il dottor Piccinini. Oggi De Santis ha 36 anni, è sposato con Sara da cui ha avuto tre figlie, ed è presidente di questa associazione fondata per sostenere le famiglie con bambini disabili proprio seguendo quell’esempio di tanti anni fa. «Tutto è partito da un’esperienza di gratitudine profonda per i tanti doni ricevuti dalla vita, una gratitudine trasformatasi in una gratuità verso le altre persone», spiega. Quando nel 2008 nascono le sue prime due figlie, le gemelle Simona e Teresa, la vita di Davide e Sara viene stravolta. Durante la gravidanza, Teresa cresce meno della sorellina e così i dottori decidono di farle nascere prima del termine. Simona accusa problemi durante il parto, e nel tempo sorgono per lei difficoltà motorie che persistono tuttora.

Per Davide e Sara iniziano le visite cliniche, i viaggi in centri specializzati, i colloqui con i medici; aumenta il bisogno di farsi aiutare e condividere questa esperienza con i propri amici. Fino a quando mettono piede all’ospedale La Nostra Famiglia di Bosisio Parini, in provincia di Lecco, dove da qualche anno Simona viene ricoverata tutte le estati. «Ci siamo imbattuti in una realtà nuova, abbiamo conosciuto molte famiglie con figli disabili, anche in situazioni ben più gravi della nostra», raccontano. Una volta rientrati a casa, dopo l’agosto del 2011 trascorso in ospedale, Davide decide che è arrivato il momento di fare qualcosa. Raduna gli amici, racconta loro quel che stanno vivendo e lancia la proposta: «Voglio fondare un’associazione che possa aiutare tutte queste famiglie». Ed è così che nasce La Mongolfiera Onlus. «Siamo partiti con l’obiettivo di sostenere economicamente i genitori con figli disabili, ma nel corso degli anni abbiamo capito che il principale bisogno di queste famiglie, proprio come per la mia, è di condividere la loro vita con qualcun altro».

La prima esigenza cui Mongolfiera ha cercato di rispondere è stata la copertura dei costi per l’insegnante di sostegno a scuola, una spesa non sempre presa in carico dall’istituto, soprattutto se paritario. Con il bando d’esordio del 2012/13 sono stati distribuiti i primi 15 mila euro per quattro interventi. «Col tempo», continua Davide, «i genitori ci hanno chiesto una mano anche per altro, dalla fisioterapia alla logopedia, dalla psicomotricità alle terapie scientifiche». Già il secondo anno la cifra stanziata è più che raddoppiata (quasi 35 mila euro) e gli interventi finanziati più che triplicati (17), fino all’ultimo bando del 2015/16 con oltre 70 mila euro erogati per 47 interventi a fronte di domande per 150 mila. Significa che in tre anni l’associazione ha distribuito circa 170 mila euro per 89 interventi; il tutto tramite il cosiddetto “Bando Giacomo” (intitolato a due bambini sostenuti dalla Mongolfiera prematuramente scomparsi), uno strumento pensato per ricevere le richieste di sostegno e stilare una graduatoria in base a determinati requisiti. A partecipare non sono soltanto le singole famiglie, ma anche enti del privato sociale.

Una domanda sorge però spontanea: come ha fatto la onlus in così pochi anni a racimolare queste cifre? A rispondere è Paolo Zambelli del consiglio direttivo: «L’attività di raccolta fondi si sviluppa su due binari principali, l’organizzazione di eventi gestiti direttamente dall’associazione e iniziative autonome da parte di soci e amici. La Mongolfiera può contare su circa 200 associati e una cinquantina di volontari attivi che promuovono eventi di fund raising nei quali le aziende sponsor vengono coinvolte nell’organizzazione, così da lavorare insieme». Un esempio è il Trofeo MonGOALfiera, che quest’anno giungerà alla terza edizione, un quadrangolare che ha visto sfidarsi a Bologna ex campioni di serie A come Franco Baresi, Jonatan Binotto, Beppe Signori, Dario Hubner, Maurizio Ganz e tanti altri, con una cena di beneficenza conclusiva nel corso della quale vengono vendute all’asta le maglie autografate dei campioni. «La principale fonte di sostentamento è rappresentata da questi eventi», continua Zambelli; «in particolare ogni anno cerchiamo di concentrarci su un’iniziativa principale, come è stato in passato con lo spettacolo teatrale di Paolo Cevoli».

C’è poi la quota del 5×1000, la vendita di gadget come calendari dell’Avvento, cesti di Natale e musica per bambini, le offerte raccolte in particolari circostanze. Tra i partner incontrati in questi anni, La Mongolfiera Onlus ha potuto contare soprattutto sul contributo di aziende come Illumia e Deutsche Bank, sul sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Imola e di associazioni come Toghe nel Pallone dell’Ordine degli avvocati di Bologna e iLab di Imola.

«Ciò che più mi rende felice di tutta questa esperienza», conclude De Santis, «è vedere le famiglie aiutate dalla Mongolfiera diventare nel tempo nostre amiche e compagne di cammino, fino ad aiutarci nel portare avanti questa piccola grande opera».

Un’occasione per tutti
C’è chi ha conosciuto La Mongolfiera grazie a un articolo di giornale, chi incontrando i volontari a una festa, chi a scuola parlando con altri genitori, chi sul Web. Sono tante le storie delle famiglie aiutate in questi anni dall’associazione imolese che nasce proprio per affrontare un bisogno concreto: consentire ai bambini con disabilità di frequentare le scuole che i genitori ritengono più adeguate, ossia quelle in cui i loro figli possano essere seguiti ed educati nel migliore dei modi. Oltre alle raccolte fondi e ai momenti di sensibilizzazione, l’associazione offre occasioni di condivisione per le famiglie e momenti di accompagnamento nei diversi ambiti della vita (scuola, casa, lavoro ecc.). L’erogazione degli aiuti avviene mediante il “Bando Giacomo” aperto a privati ed enti sociali per sostenere le spese di attività educative e/o formative, l’acquisto di strumenti, ausili necessari per l’aiuto all’apprendimento o apparecchi riabilitativi. Per il 2015/16 sono stati stanziati complessivamente 43 mila euro e ogni intervento non potrà essere finanziato con più di 3.500 euro.

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