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Sostenibilità

Green Pea: nel tempio della sostenibilità di Farinetti

Parte da Torino, la nuova avventura imprenditoriale della famiglia Farinetti. Così il primo department store al mondo al 100% amico dell’ambiente promette di cambiare il nostro modo di fare acquisti

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Dopo il food, l’abbigliamento e l’arredamento. Dopo Eataly e Fico, la famiglia Farinetti scommette su Green Pea, il tempio degli acquisti eco-compatibili, un edificio di cinque piani in legno di recupero delle Foreste Armoniche di Belluno, alimentato a energia rinnovabile, dove tutto ciò che si vende è nel rispetto dell’ambiente, dalle auto elettriche e ibride ai vestiti con filiera controllata, dall’energia verde ai mobili eco-compatibili.

Se il motto di Eataly è buono, pulito e giusto, quello di Green Pea, dal prossimo settembre, sarà “bello, pulito, giusto e duraturo”. La nuova avventura imprenditoriale di Oscar Farinetti è affidata al figlio Francesco. Sarà il primo department store al mondo dedicato al tema del rispetto della terra, dell’aria, dell’acqua e delle persone: 10 mila metri quadrati di prodotti nati in armonia con la natura, belli e sostenibili. Se da tempo siamo abituati a leggere le etichette dei cibi al supermercato, perché non leggere anche quelle dei vestiti per scoprire con quali materiali sono fatti? L’abbigliamento, infatti, è tra le prime fonti di inquinamento, ma in pochi lo sanno. Questo è l’obiettivo di Green Pea: cambiare le abitudini d’acquisto, come è successo sul cibo, anche su vestiti, arredamento, auto ed energia. L’inaugurazione è fissata per settembre: quello di Torino, a fianco di Eataly e di fronte al Lingotto, sarà il primo e unico Green Pea in Italia, mentre ne apriranno altri dieci all’estero nei prossimi dieci anni, da Londra a Parigi, dagli Usa alla Cina, Giappone, Canada ed Emirati Arabi, per venire incontro alla domanda dei grandi centri commerciali in cerca di differenziazione: Green Pea verrà propo­sto, infatti, come elemento distintivo per colmare il gap delle “tre F”, che in tanti riconoscono come vero orgoglio italiano: dopo il food, ora anche fashion e furnitu­re avranno il bollino che certifica qualità e sostenibilità made in Italy.

Il nuovo green retail park è quasi finito: un guscio di lamelle di legno, illumina­to e riscaldato utilizzando solo energie rinnovabili, con un bosco verticale sulle pareti esterne e un pavimento che pro­duce energia a ogni passo degli oltre 3 milioni di visitatori attesi il primo anno*. Il motto? From duty to beauty, dal do­vere al piacere.

Il piano terra è dedicato al tema del­la mobilità, della finanza e dell’energia: c’è il punto vendita innovativo di Fca, solo vetture green, ibride ed elettriche, la serra di UniCredit per raccontare che green significa anche business, 28 co­lonnine elettriche per ricarica veloce di Enel-x e le bollette verdi di Iren, la mul­tiutility locale con l’88% della fornitura da energie rinnovabile. Tim sul versan­te del riciclo proporrà i cellulari ricon­dizionati e su quello dell’innovazione sostenibile trasformerà Green Pea nel primo edificio interamente 5G.

Al primo piano, la casa: prodotti nati in armonia con la natura, costruiti secondo gli standard più severi ed elevati. Dalle cucine alle poltrone ai pavimenti e ser­ramenti alle luci: 20 brand del made in Italy con un Genius Bar dove incontrare gli architetti. Al secondo piano l’abbigliamento: 27 brand, il 90% italiani e qualcuno inter­nazionale, tra i più all’avanguardia e at­tenti all’ambiente.

Il terzo piano è tutto per il lifestyle, con due ristoranti, un bistrot e uno stellato, la libreria Feltrinelli con 6 mila volumi dedicati al tema “save the planet” e tre concept store sviluppati ad hoc per Gre­en Pea: l’Oasi di Ermenegildo Zegna, il sogno di Solomeo di Brunello Cucinel­li e la Valle dell’acqua di Herno. Fino a qui possono accedere tutti i visitatori: chi acquista vedrà due prezzi, regular e member. Il green infatti è una militan­za e i membri, 50 mila l’obiettivo per il primo anno, avranno diritto a un listino prezzi dedicato, eventi e green news ri­servati.

All’ultimo piano, quello dell’ozio creati­vo, accedono solo i soci, 2 mila il primo anno: per loro l’Otium Pea Club, in stile “Soho House”, spa e solarium, un cocktail bar e la infinity pool, una piscina a sbal­zo con vista sul Monviso. L’investimen­to è di 50 milioni di euro, per il 90% dal­le casse della famiglia Farinetti, mentre il 10% è in mano all’imprenditore torinese Roberto Orecchia. II business model è un mix tra affitto degli spazi – sono 41 i play­er autonomi – e gestione diretta del piano dedicato all’arredamento, tramite la crea­zione di una Newco. Per la cronaca: sem­brerà anacronistico, ma negli anni 2020 qui nulla si vende online.