Shock in casa Audi, sfruttò i prigionieri dei lager nazisti

Uno studio rivela i legami con il terzo Reich di una delle figure chiave per il marchio automobilistico tedesco

Si tratta di uno studio commissionato dalla stessa casa automobilistica tedesca e l’azienda si è già detta disponibile a erogare risarcimenti a eventuali superstiti, ma lo shock in casa Audi è grande. Secondo l’indagine, il marchio Auto Union (da cui è poi derivata la stessa Audi) avrebbe sfruttato i prigionieri dei campi di concentramento nazisti nelle proprie fabbriche. Grazie agli strettissimi legami con il terzo Reich, Richard Bruhn, considerato il ‘padre di Auto Union’ ma anche uno degli artefici della trasformazione post-bellica di Audi, sarebbe riuscito a organizzare uno sfruttamento su larga scala dei prigionieri dei lager nazisti (per un quarto ebrei). In totale, secondo la ricerca guidata dagli storici Martin Kukowski e Rudolf Boch, Auto Union avrebbe la “responsabilità morale” per la morte di circa 4.500 detenuti impegnati presso i propri impianti.

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