Sbarca in Italia il Pil della felicità

Cnel e Istat insieme per misurare il benessere degli italiani. Ambiente, salute e rapporti interpersonali le variabili da affiancare al Pil

Il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) e l’Istat hanno una nuova missione: misurare la felicità degli Italiani. Non è una bufala da fine anno, ma l’obiettivo dichiarato del “Gruppo di indirizzo sulla misura del progresso della società italiana”. Il Gruppo, appena costituitosi, accoglie rappresentanze delle parti sociali e della società civile, che si sono impegnate a sviluppare un approccio multidimensionale del “benessere equo e sostenibile” (Bes). Un set di indicatori che integri quello dell’attività economica, il Pil, per misurare, al di là della ricchezza, il benessere in Italia, o almeno la percezione che gli italiani hanno della realtà del loro vivere.

Obiettivi

Il Gruppo si è dato 18 mesi per: sviluppare una definizione condivisa del progresso della società italiana, definendo gli ambiti economici, sociali ed ambientali di maggior rilievo (salute, lavoro, benessere materiale, inquinamento, ecc.); selezionare un set di indicatori rappresentativi dei diversi domini e comunicare ai cittadini il risultato di questo processo.

Commissione Stiglitz

L’iniziativa non è una novità assoluta, ma pone l’Italia nel gruppo dei paesi (Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Irlanda, Messico, Svizzera, Olanda) che hanno recentemente deciso di misurare il benessere della società attraverso un insieme selezionato di indicatori statistici di qualità. Un approccio questo suggerito direttamente dall’Ocse, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, e dalla famosa “Commissione Stiglitz” costituita dal Presidente Francese Nicholas Sarkozy. Sei i messaggi chiave della Commissione:

  1. invece che concentrarsi su un concetto di produzione, quale è il Pil, si deve privilegiare la misura del benessere economico delle persone;

  2. non esiste una misura singola che possa dar conto di tutte le varie dimensioni del benessere e gli indicatori compositi non sono una risposta soddisfacente, così come la misura della felicità;

  3. non potendo avere un unico indicatore, ci si deve concentrare sulle dimensioni rilevanti per il benessere degli individui. Sulla base delle ricerche disponibili, otto appaiono le più importanti: lo stato psicofisico delle persone, la conoscenza e la capacità di comprendere il mondo in cui viviamo, il lavoro, il benessere materiale, l’ambiente, i rapporti interpersonali e la partecipazione alla vita della società e l’insicurezza. Inoltre, bisogna guardare alla distribuzione di tutte le dimensioni del benessere (equità);

  4. la sostenibilità non è solamente un fenomeno ambientale, ma comprende elementi di carattere economico e sociale e può essere misurata solamente guardando agli stock di capitale che la generazione attuale lascia in dote a quelle successive (stock di capitale prodotto, di capitale naturale, di capitale sociale e di capitale umano);

  5. il lavoro svolto dalla Commissione rappresenta un punto di inizio di questo lavoro, non il punto finale. Per rendere operative le raccomandazioni formulate gli statistici devono fare la loro parte, ma il compito più importante spetta ai politici, i quali, seguendo il percorso indicato nella Dichiarazione di Istanbul, dovrebbero costituire in ogni Paese una “tavola rotonda sul progresso”, cui dovrebbero partecipare rappresentanti di tutte le componenti della società.

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