Dolce e Gabbana, beneficiari consapevoli dell’evasione fiscale

Il Tribunale di Milano ha depositato le motivazioni della sentenza che condanna Stefano Gabbana e Domenico Dolce a un anno e otto mesi di reclusione per il reato di omessa dichiarazione dei redditi

Colpevoli di aver costituito, consapevolmente e nel loro esclusivo interesse, una società estera solo per ottenere vantaggi fiscali. Sono Stefano Gabbana e Domenico Dolce secondo il giudice del Tribunale di Milano Antonella Brambilla nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso 19 luglio ha condannato i due stilisti a 1 anno e 8 mesi di carcere (la pena è stata sospesa) per omessa dichiarazione e li ha assolti «perché il fatto non sussistite» per il reato di dichiarazione infedele dei redditi.

«Per quanto attiene agli imputati Stefano Gabbana e Domenico Dolce si ritiene certamente configurabile l’essenziale contributo causale attraverso la stessa costituzione della società e la cessione dei marchi e il contratto di licenza e quindi a prescindere dalla determinazione del valore dei marchi – scrive il giudice – la stessa costituzione di Gado non può ritenersi che finalizzata a trasferire in Lussemburgo il reddito derivante dalle royalties e quindi certamente tale progetto, tenuto conto che i due stilisti avevano sottoscritto il fondamentale contratto di cessione, pare elaborato in realtà nel loro esclusivo interesse». Il giudice ritiene che sia «un dato di fatto che la Gado non svolgesse alcuna concreta attività – trattandosi – di una società solo apparentemente allocata in Lussemburgo e non dotata di alcuna struttura amministrativa gestionale».

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