La moda resta il vanto dell’Italia. Anche in termini economici. Lo dimostra l’analisi condotta dall’area studi di Mediobanca: analizzando i bilanci 2009-2013 di 135 aziende di lusso, il cui fatturato è superiore ai 100 milioni di euro, è emerso che il sistema della moda italiana performa meglio della grande industria privata italiana, sia dal punto di vista dei ricavi, che della solidità finanziaria e del numero di dipendenti.
Per quanto concerne il fatturato, infatti, le aziende di lusso hanno registrato una crescita del +32,4% dal 2009 al 2013: una percentuale che sale a +43,8% se si considerano solo le prime dieci aziende di lusso. Di contro, il fatturato dei gruppi industriali privati quotati si ferma al +14%.
MADE IN. Lo scarto si ripropone anche sul fronte del numero di dipendenti: questi sono aumentati del +21,5% nella aziende di lusso, mentre solo del +8,5% nelle realtà industriali.
E ancora: fashion e lusso coprono, da sole, un quarto del totale delle esportazioni nette italiane, registrando un attivo commerciale di circa 25 miliardi di euro. D’altronde l’85,5% del fatturato di Valentino proviene dall’estero, così come l’84,6% del fatturato di Prada e il 78,6% di D&G.
POCHI DEBITI. In particolare, per quanto riguarda l’estero, il primo mercato di riferimento per le aziende di lusso italiane è l’Europa (74 miliardi di euro), seguita da America (70 miliardi) e Asia-Pacifico (46 miliardi).
Infine, Mediobanca sottolinea come le società di moda vantino «debiti finanziari pari a meno del 40% dei mezzi propri e addirittura meno del 9% per i primi dieci maggiori gruppi italiani, contro il 143% nella grande industria tricolore».
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