A colloquio con… Giovanni Bianchi

In attesa della 84esima edizione di Pitti Immagine Uomo, la nostra intervista all’a.d. e responsabile ufficio stile Lubiam

A meno di 40 anni è alla guida di una delle poche realtà italiane ancora in mano alla famiglia del suo fondatore, Giovanni — con i suoi fratelli Edgardo jr e Gabriele — rappresenta la quarta generazione di Bianchi in azienda ma, assicura lui, «non c’è stata alcuna imposizione o forzatura da parte dei miei genitori: se avessimo voluto fare qualcosa di diverso, ci avrebbero appoggiato…». Dopo un anno di studi economici, ha assecondato la passione per il design e la creatività passando al disegno industriale, al Politecnico di Milano, ma ancor prima di laurearsi ha iniziato a seguire un percorso formativo in azienda. Così nel 2002 è diventato responsabile dello sviluppo prodotto, ruolo nel quale ha avuto la soddisfazione di seguire il lancio di successo della linea L.B.M. 1911.

Nella sua vita lavoro e affetti s’intrecciano irrimediabilmente. Non solo affronta gli impegni quotidiani a stretto contatto con il padre Giuliano (presidente) e i fratelli, ma ricorda con piacere che il primo stipendio è servito a «regalare qualcosa di speciale a una persona speciale… l’anello di fidanzamento con cui ho chiesto la mano a Ilaria, mia moglie da dieci anni e compagna di vita ormai da venti». Certo, lavorare con i propri famigliari a volte può comportare qualche difficoltà: «All’ingresso in azienda, ad esempio, quando si deve ancora accumulare esperienza, occorre impegnarsi duramente fin da subito per dimostrare di meritare effettivamente la responsabilità, l’autorevolezza e la stima dei collaboratori». E anche il processo decisionale può diventare più complesso, se non si va d’accordo. Ma, per fortuna, in casa Bianchi le soluzioni si trovano sempre. Anche con l’aiuto di papà Giuliano che «grazie alle sue capacità di mediazione ci aiuta a far sì che le decisioni siano sempre prese considerando le esigenze di ognuno. In più, lavorare con la famiglia permette di rafforzare il legame già profondo che c’è tra di noi, di arricchirci quotidianamente e di valorizzare l’uno con l’altro le idee e l’impegno spesi in azienda.»

«I valori che da sempre caratterizzano la filosofia aziendale – l’impegno costante nella ricerca, lo slancio verso l’innovazione, la sperimentazione continua, la passione per l’artigianalità, la volontà di proporre prodotti di qualità assoluta – li abbiamo nel dna», sottolinea. Si trasmettono di generazione in generazione da quando Luigi Bianchi, nel 1911, fondò la Primaria Sartoria Luigi Bianchi, e senza di loro, Giovanni è convinto, l’azienda non avrebbe raggiunto il centenario. E che centenario: lo ha festeggiato con un +20% nei ricavi. E dopo aver chiuso il 2012 con un fatturato di 44 milioni di euro, quindi senza flessioni rispetto all’anno precedente, si stima un ulteriore incremento del 10% per il 2013. Merito, oltre del buon andamento in Italia (rappresenta il 65% delle entrate), della forte crescita all’estero, in particolare in Germania, Scandinavia e Svizzera, anche se i risultati sono ottimi dagli Stati Uniti all’ex Unione Sovietica, fino a Cina e Giappone.

E se l’ulteriore crescita dell’export «è uno degli obiettivi primari di breve medio termine», il profondo legame col territorio incastonato nel brand (Lubiam sta per Luigi Bianchi Mantova) resta vivissimo e rispecchia nelle attività di sponsorizzazione culturale intraprese dall’azienda, come il restauro di Susano o il progetto di recupero di Palazzo Tè, proprio a Mantova. Interesse che Giovanni condivide, anche se la sua grande passione, famiglia a parte, è lo sport: calcio, sci, pallavolo. «Tenermi sempre in movimento mi aiuta a gestire meglio anche i momenti di stress», conclude.

ASPETTANDO L’ESTATE 2014

CAPO IN

TESSUTO IN

COLORE IN

DETTAGLIO IN

Sicuramente il doppiopetto colorato

Un trio vincente? Lana, lino e seta

Amo il verde, in tutte le sue nuance

Il gilet, dà quel tocco in più

CAPO OUT

TESSUTO OUT

COLORE OUT

DETTAGLIO OUT

Il solito “tre” bottoni

Eviterei il puro lino

Direi il grigio scuro

Il “non dettaglio”

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