Piero Montauti, no ai “tesserifici”

Il punto di vista del presidente del Circolo Golf Ugolino in provincia di Firenze

Come descrivere un circolo storico come l’Ugolino?Si può dire che 125 anni fa a Firenze è nato con il Florence Golf Club il golf italiano. È invece del 1934 la nascita del Circolo Golf Ugolino. Fu il Marchese Antinori, con la sua lungimiranza, a vedere nel golf un’opportunità unica per dare impulso alla capacità turistica della zona. Siamo di fatto il “gate” sull’area del Chianti e il turismo è elemento centrale nella nostra azione. Il percorso è collinare con buche molto impegnative che si snodano, su 120 ettari, tra boschi e ulivi, green piccoli e protetti: anche se le distanze non sono quelle che ispirano i moderni architetti, il percorso richiede di avere nella sacca tutti i colpi, grande precisione e capacità tattica.

Quali i numeri del suo circolo? In un panorama italiano che ha perduto soci in molte attività sportive, non solo golfistiche, noi siamo rimasti sulle cifre dello scorso anno (oltre 720). Al di là del ricambio fisiologico, il segmento che ha risentito di più è quello dei golfisti turisti che per la crisi hanno ridotto i viaggi. Il nostro club ha scelto con delibera assembleare un numero massimo di 800 soci e l’Associazione sportiva dilettantistica è proprietaria del circolo. Con un fatturato da 2 milioni di euro (60% dalle quote dei soci, 40% sponsor, gare e green fee) e una ventina di dipendenti, il consiglio è orientato a una gestione oculata (bilanci sempre in pareggio) e all’investimento per valorizzare il prodotto e aumentare i servizi ai soci (non abbiamo scopo di lucro). Sono, per esempio, in corso lavori per ampliare e migliorare le aree a disposizione con una nuova segreteria, nuovi spogliatoi, un nuovo proshop nonché un’area rimessaggio di 480 mq.

Promozioni e sconti: come vi muovete?Noi puntiamo a salvaguardare il valore dell’essere socio del nostro circolo. Qualche azione viene fatta, ma crediamo che operazioni pensate per portare via soci ai circoli vicini siano deleterie. Da un altro punto di vista, ritengo pericolose alcune iniziative che definirei “tesserifici”, che portano i giocatori a non essere legati ai club, in quanto questi hanno bisogno dei contributi dei soci per poter fare fronte alla gestione.

Qual’ è il ruolo delle gare? Sono una fonte di introiti necessaria e il calendario ne comprende circa 90. Quale strada per ridare slancio al movimento? Non sempre federazione e amministrazioni locali hanno favorito lo sviluppo del golf che ha visto Spagna e Portogallo superarci di molte lunghezze. La Fig dovrebbe favorire il corretto posizionamento dei golf club, per la migliore coesistenza di strutture più prettamente sportive e di circoli classici, in grado di intercettare i diversi segmenti. Da noi, il Consorzio golf toscano, costituito tra un ampio numero di circoli, per la forte diversità dei club incontra difficoltà nel raggiungere gli scopi prefissi.

Un circolo così storico ha sicuramente molto da raccontare… Siamo molto orgogliosi di alcuni concetti e di alcuni personaggi che lo hanno vissuto e che tuttora lo onorano. Ci fa piacere sottolineare come il nostro sia un circolo molto “liberale”, annoverando tra i suoi soci persone delle più diverse provenienze, dagli imprenditori ai caddie, rappresentanti della società nelle sue varie componenti, ma anche la regina d’Olanda e altri esponenti di nobili casate (Antinori). Vi sono poi tre personaggi della hall of fame del golf italiano che appartengono alla tradizione dell’Ugolino: Baldovino Dassù, uno dei più forti campioni del nostro sport; Federica Dassù, head pro del club con cento allievi e due nazionali e, tra l’altro, la pro più vincente di tutto il golf italiano; e Franco Rosi, già coach delle nazionali, che ci ha lasciato qualche anno fa. Ultima, ma certamente non per importanza, la nostra Club House, realizzata dall’architetto Gherardo Bosio, che per bellezza e unicità (esempio dell’architettura razionalista) è stata posta sotto la tutela delle Belle Arti.

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