Il Fair Play finanziario funziona: conti dei club di calcio migliorati

Introdotta dall’Uefa nel 2011, ha aumentato la differenza tra ricavi e costo del lavoro, specie per le società che disputano competizioni internazionali

Le regole del Fair Play finanziario stanno funzionando. Introdotte dall’Uefa nel 2011 per salvaguardare i bilanci delle società di calcio, stanno avendo un effetto positivo, rapido e consistente sul conto economico dei club dei maggiori campionati europei. È quanto emerge da Does Financial Fair Play Matter?, uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della Bocconi e di ENS Paris Saclay. Ricordiamo che il Fair Play finanziario prevede che se i club non vogliono incorrere in sanzioni salate e rischiare di essere esclusi dalle competizioni europee, nei tre anni precedenti devono registrare un sostanziale equilibrio tra entrate e uscite “rilevanti” (“break even result”): la differenza massima può variare dai 5 ai 30 milioni di euro, a seconda dell’intervento o meno di contributi da parte dell’azionista. Gli autori dello studio hanno esaminato i dati pubblici di bilancio dei 150 club che, tra il 2008 e il 2015, hanno militato almeno una volta nella massima divisione di uno dei cinque Paesi. Hanno così scoperto che dopo l’introduzione del Fair Play Finanziario, la differenza tra ricavi e costo del lavoro è aumentata per tutti i club, in media di circa 5 milioni di euro all’anno dal 2011 al 2015. In particolar modo, è aumentata per le società con maggiori ambizioni internazionali, di circa il 40% (in media pari a circa 20 milioni di euro all’anno). Secondo l’analisi, tre quarti circa di questa crescita non ci sarebbero stati senza l’introduzione del Fair Play Finanziario. Al momento, però, questo miglioramento non si è tradotto in un miglioramento generalizzato dello stato patrimoniale e in particolare del debito in relazione alla generazione di cassa.

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