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Beatles e Rolling Stones: 50 anni di (vera?) rivalità a suon di immagini

I quattro baronetti di Liverpool non sarebbero stati gli stessi senza la loro controparte dannata, tutta sesso droga e rock & roll. Così come Mick Jagger segretamente ammirava – e a volte supportava – gli Scarafaggi. Una storia di amore-odio che dura da mezzo secolo

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Frank Sinatra e Tony Bennett, Spandau Ballet e Duran Duran. Lady Gaga e Madonna. La storia della musica vive (anche) di rivalità, autentiche o fittizie. Impossibile non occuparsi di questi “duelli” senza andare, con il pensiero, alla madre di tutte le contrapposizioni musicali, quella fra Beatles e Rolling Stones. La rivalità torna alla mente in questi giorni grazie all’uscita del volume Rolling Stones: 50 anni di rock, appena uscito per i tipi della White Star. Howard Kramer in questo volume racconta il mezzo secolo di vita della band più longeva della storia della musica rock. L’esordio è del 1962, e ancora oggi la formazione è in attività (anche se a scartamento ridotto, a causa più della mancanza di motivazioni che degli acciacchi dell’età). E non è difficile leggere la parabola artistica di Mick Jagger e compagni come contraltare della storia dei Beatles, soprattutto perché sono i fan, che da sempre cercano spunti per rintracciare motivi di feroce antagonismo, a rinfocolare la disputa, più realisti del re.Certo, tutto è funzionale a far parlare, e vendere. Così i quattro giovinetti di Liverpool hanno avuto presto bisogno di una “anima nera” contro cui far risaltare l’algido profilo di un successo senza ombre che rischiava di apparire un po’ troppo pulito. Una rivalità nata negli uffici degli spin doctor delle case discografiche e percepita quasi esclusivamente dal pubblico, che ne ha fatto per decenni un argomento da bar del tipo: meglio Maradona o Pelè? meglio i Beatles o i Rolling Stones? I diretti interessati non si sono mai troppo appassionati a questa (efficace) strategia. Nel corso delle differenti parabole artistiche, che hanno corso parallele, nessuna disfida, nessuna presa di posizione eclatante. Nell’immaginario collettivo, certamente, i Beatles hanno incarnato un volto (fintamente) più limpido del rock (che si riverberava anche nel look fatto di chiome a caschetto e giacchette smilze), gli Stones erano alfieri di un sound più sessuale e “sporco”, di un rapporto con la dimensione live più aggressivo.Le radici erano le stesse: questi celeberrimi sudditi della regina Elisabetta amavano la black music d’Oltreoceano. Paul McCartney e John Lennon stravedevano per il rock & roll di Chuck Berry e Little Richard, mentre Keith Richards imparava a suonare la chitarra sui riff di B. B. King e John Mayall. Poi, come sempre, il successo straordinario che ha arriso ai due gruppi ha fomentato inevitabili leggende metropolitane. Poco adatta ai titoli sensazionalistici dei tabloid britannici, ad esempio, sarebbe stata la notizia che il trasgressivo Mick fece i cori in All you need is love (vedi box qui sotto). La collaborazione sarebbe stata poco credibile, dal suo carattere teatrale e mercuriale ci si attendevano tavoli rovesciati e sregolatezze erotiche.

Ti regalo una canzone

Molte sono le prove che la rivalità tra le due band era stata costruita a tavolino. I Beatles regalarono ai Rolling Stones un brano scritto da loro, I wanna be your man. Gli Stones incisero con entusiasmo la canzone firmata Lennon-Mc Cartney, ammirati dalle doti compositive e musicali dei loro presunti rivali. Si può notare la presenza di Jagger nell’esecuzione di All you need is love all’interno di Our world (prima trasmissione in diretta satellitare), cui parteciparono moltissimi artisti di fama mondiale.Brian Jones ha suonato il sax in You know my name (look up the number). George Harrison suggerì alla Decca di puntare sugli Stones se volevano un buon gruppo da far emergere.

Più che di rivalità bisognerebbe parlare di differenza. I Beatles erano soffocati dal successo e ingessati in un codice comportamentale e artistico che non ammetteva sbavature; anche per questo i testi delle loro canzoni hanno sempre rappresentato il lato “buono” del genio britannico per il pop, mentre gli Stones incarnavano a meraviglia il lato oscuro della forza. Sesso, droga e rock & roll era una formula più adatta a Mick Jagger (primo sex symbol della storia rock) e compagni che ai timorati “scarafaggi”. In realtà, nemmeno i baronetti con i capelli tagliati a tegamino nella vita privata si sono mai privati di sostanze psicotrope e follie caratteriali. I Beatles, poi, ressero solo brevemente l’immenso peso del successo planetario: a soli otto anni dal primo disco (1962) firmarono il divorzio, di cui la odiata Yoko Ono, moglie di Lennon, fu perfetto capro espiatorio (non esente da colpe).

Rivali in amore

Anche le storie d’amore e le varie compagne dei componenti delle due band si sono ottimamente prestate, all’epoca, ad amplificare l’idea del differente stile di vita di Beatles e Rolling Stones. Bellissime, chiacchierate, libertine (e talvolta condivise) quelle degli Stones, più anomale quelle dei Beatles. Jagger, ad esempio, si sposa con la magnifica nicaraguense Bianca (e molto si è parlato di un ménage à trois con David Bowie), e poi con la super top model Jerry Hall (che lo lascerà dopo decenni per le ripetute infedeltà). Paul McCartney si sposa con Linda Eastman, erede dell’impero Eastmancolor non particolarmente avvenente, con cui forma un sodalizio inossidabile (anche professionale, con la nascita dei Wings) scioltosi solo alla morte di lei. Lennon si innamora di una giapponese non bella e non troppo simpatica, per la quale cambia drasticamente vita e strada (anche artistica, venendo ritenuta la Ono la principale artefice dei dissapori interni ai Beatles che porteranno alla separazione) e che amerà di un amore folle (canzoni come Woman e A jealous guy sono a lei dedicate). Anche in questo caso il rapporto finirà non per storie di tradimenti o per naturale estinzione, ma solo per l’omicidio di Lennon per mano di un fan.

Erano i Rolling Stones quelli che avrebbero dovuto bruciare in fretta e magari, come la mitologia del rock prevede, perdere per strada qualche componente votato all’autodistruzione. Tra eccessi etilici, esistenziali, farmaceutici, sembravano ideali candidati a un’inevitabile implosione, considerando che anche in seno al gruppo alcuni rapporti non sono mai stati idilliaci, come quello tra Jagger e Keith Richards. E invece no: lustro dopo lustro hanno resistito, fino toccare il mezzo secolo di vita professionale. Ma quegli otto anni di vita dei Beatles hanno cambiato, si sa, la storia della musica e ancora oggi andando al passato si materializzano come idoli delle commesse e della middle class, mentre le Pietre Rotolanti erano la bandiera della working class (e di chiunque fosse genericamente “arrabbiato”). E nei politicissimi anni ‘70 la differenziazione si fece netta. A sistemare i conti con il passato ci ha pensato Keith Richards. In According to the Rolling Stones, autobiografia della band pubblicata dal Sunday Times, raccontava: «Ci sentivamo spesso per telefono e ci mettevamo anche d’accordo sull’uscita dei dischi. Se usciva il nuovo singolo dei Beatles noi posticipavamo il nostro di un paio di settimane, e viceversa. Perché non avremmo dovuto?».

Il mostro dalle quattro teste

Certo, c’era qualcosa che Jagger invidiava ai Beatles. E manifestava questo sentimento, in modo chiaro, quando chiamava i Beatles «il mostro dalle quattro teste», come ha rivelato Paul McCartney non molto tempo fa. Il leader degli Stones intendeva che ogni singolo componente dei Fab Four sapeva cantare, mentre Jagger era l’unico a poterlo fare all’interno della sua band. Esserne tutti in grado senza problemi all’interno di un gruppo non era una caratteristica facile da trovare.

Credits Images:

NEMICI O AMICI? In questa pagina, due fotografie di Beatles e Rolling Stones, una del 1963, l’altra del 1969. Da sinistra verso destra, in alto, Paul McCartney, George Harrison, Ringo Starr e John Lennon; in basso, Charlie Watts, Mick Taylor, Mick Jagger, Keith Richards e Bill Wyman