Accoppiate vincenti al Circolo Golf La Mandria

Tradizione e modernità, natura e facility all’avanguardia, relax e agonismo ad altissimo livello. Tutto quello che c’è da sapere sul circolo italiano più titolato, che ospita il 70esimo Open d’Italia

Il Circolo Golf Torino – La Man­dria è un luogo magico, capace di abbinare una straordinaria tradizione a una modernità sor­prendente. Non solo perché è sede dell’Open d’Italia, il 70esi­mo, un numero e un appuntamento particolari, ma anche perché, varca­tene le porte, si potrebbe credere di essere in un parco naturale e non in un circolo di golf. E, in effetti, è proprio così! Sono infatti incastonate nel Parco Regionale de La Mandria le 36 buche da campionato (oltre al percorso pitch & putt), da conoscere e da affrontare in un contesto che fonde tradizione, natura e una sfida agonistica tra le più affascinanti. E, non a caso, ci troviamo nel circolo italiano più titolato, con un palmares tra i più ricchi anche a livello internazionale. Siamo in quella che può essere definita la culla dei fratelli Molinari, che qui sono cresciuti e che hanno impreziosito con le loro strepitose vittorie. In attesa del prossi­mo grande evento che porterà l’Italia del golf sotto i riflettori, visitiamo uno dei nostri circoli più rappresentativi per una proposta golfistica tout court e per qualche buona indicazione per vivere l’Open al meglio, per chi potrà gustarselo dal vivo e per chi ne seguirà le gare in televisione.

UN PO’ DI STORIA. Passione e amore per il golf sono i concetti che caratterizzano il Circolo Golf Torino oggi come agli albori della sua storia, negli anni ’20. La sede, inizialmente, fu caratterizzata da una certa “mobilità”, mentre è del 1956 il progetto del Golf Torino come lo co­nosciamo oggi, con la collocazione all’interno del parco de La Mandria, non troppo lontano dalla Reggia di Venaria Reale. Su disegno dell’architetto John Mor­rison vedono così la luce le prime 18 buche. Successivamente, con i lavori di alcuni tra i più famosi designer (lo Studio Harris, gli architetti Marco Croze e Graham Cooke) la “capacità” golfistica del circolo viene aumentata, con le seconde 18 e, più recentemente, con il percorso pitch & putt, utile per affinare il gioco corto. Il mood inglese, l’idea per cui “tutto è pensato in funzione del golf” senza ostacoli alla sua pratica se non la natura incontaminata, fan­no del Torino una meta che non può mancare per chi sia alla ricerca non solo di una sfida golfistica di livello assoluto ma anche di colori, sensazio­ni e atmosfere unici.

LA NATURA DEL GOLF. O, forse, sarebbe meglio dire Natura e golf… E sì perché l’elenco di tutte le diverse specie comprese nel patrimonio forestale e faunistico di questo club è tipico di un’oasi naturale quale è, infatti, il Parco, tra i più importanti della pianura padana, in cui è accolta tutta la sua struttura. A conferma dell’atten­zione che viene posta alla componente ambientale e, forse, per “meritarsi” la fortuna di una collocazione così spe­ciale, la gestione e la manutenzione dei percorsi è costantemente orientata ai principi di eco-sostenibilità e di rispetto delle risorse e delle caratteristiche del contesto in cui sono inseriti. Imposta­zione che ha garantito al Circolo Golf Torino il riconoscimento assegnato dal­la Fig “Impegnati nel Verde”.

Intervista a Lorenzo Silva, presidente del Circolo Golf Torino

E ORA, PARLIAMO DI OPEN… Il campo su cui si disputa l’Open d’Italia è il percorso blu che, con gli interventi apportati a partire dal 2006, esprime una lunghezza di circa 6.600 metri. Anche le altre 18 buche, il percorso giallo, sono un par 72 (6.214 metri). Dai back tee sono tra i percorsi più lunghi tra i campi italiani, con le traiettorie rese ancora più impegnative per i gioca­tori dall’ampia e diffusa presenza di alberi dalle larghe fronde che, con i frequenti dogleg, impongono scelte di gioco sempre differenti e un’ampia varietà di colpi. Con il rinnovamento dei bunker e dei green (la parte più decisiva per i professionisti) le pre­messe per uno spettacolo di altissimo livello, sia tecnico che naturalistico, ci sono tutte.

PER MOLTI MA NON PER TUTTI. Possono partecipare all’Open i pro­fessionisti soci effettivi, parziali e temporanei del Pga European Tour e i dilettanti con vantaggio di zero o inferiore. La formula stroke-play su 72 buche prevede la partecipazione ai due giri finali dei primi 65 pro­fessionisti classificati, i pari merito al 65° posto (compresi i dilettanti). L’eventuale play off sarà giocato subito dopo la gara, con il meccanismo “sudden death” (vince il primo che si aggiudica la buca di spareggio). L’Open quest’anno è una delle prime gare che assegnano punti per la pros­sima Ryder Cup. Un motivo in più perché la competizione sia avvincente e al massimo livello.

Le ultime sull’Italian Open

GOLF DAL PALATO FINE…

Potrebbero bastare le nove Docg e le 45 Doc per chiarire perché la regione Piemonte, in cui ha sede il Golf Torino, sia tra le più apprezzate dai turisti golfisti. In realtà anche la componente gastronomica costituisce una altrettanto valida scusa per lasciarsi convincere a intraprendere un percorso fatto non di buche ma di tartufo, bolliti, bagna cauda, ampia varietà di risi e, perché no, gianduia e cioccolato…

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