L’intelligenza artificiale ruba la scena ai musicisti

L’AI di Huawei porta a termine la sinfonia n. 8 di Schubert, una dimostrazione pratica delle potenzialità offerte dalla tecnologia.

E’ solo un primo passo, ma autori, compositori e maestri di musica sono avvistai: l’intelligenza artificiale rischia di rubarvi il posto. Il monito arriva con cognizione di causa, dopo aver assistito all’esibizione della English Session Orchestra che nell’iconica Cadogan Hallm ha suonato l’ottava sinfonia di Schubert.

Apparentemente non ci sarebbe nulla di strano se non fosse che il componimento del celebre autore austriaco è un’opera incompiuta, solo i primi due movimenti sono stati portati a termine da Schubert. Dopo duecento anni a completare l’opera è stata l’intelligenza artificiale di Huawei che ha sfruttato la potenza di calcolo della doppia unità NPU dello smartphone Mate 20 Pro. Analizzando il timbro, il tono e il metro dello spartito esistente della sinfonia, l’AI è stata in grado di generare la melodia per i mancanti terzo e quarto movimento. In questo progetto il colosso cinese ha collaborato con il compositore vincitore degli Emmy Lucas Cantor, per creare una partitura orchestrale della melodia.

«Abbiamo utilizzato il potere dell’AI per spingerci oltre i confini di ciò che è umanamente possibile e mostrare il ruolo positivo che la tecnologia ricopre nella cultura moderna. Se il nostro smartphone è così intelligente da fare questo, dove potrà spingersi ancora?», ha dichiarato Walter Ji, Presidente Huawei WEU CBG.

La nuova partitura creata dall’intelligenza artificiale ha idealmente unito il passato al presente, proiettando la musica in una nuova dimensione. Il talento rimarrà assolutamente un dominio dell’uomo, ma è chiaro che l’aiuto dell’intelligenza artificiale apre nuovi scenari dagli esiti non scontati. Il compositore, direttore d’orchestra e pianista Giovanni Allevi, ospite della serata a Londra, ha così commentato la performance subito dopo il concerto: «è l’inizio di una collaborazione musicale tra l’uomo e il computer, che va giudicata in prosepttiva come se fosse il primo volo dei fratelli Wright, è stato entusiasmante essere testimone di questo momento».

Siamo di fronte a una nuova era, quella di una collaborazione sempre più utile tra uomo e macchina, un’opportunità da alimentare e governare con slancio e sapienza.

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