Ghetto Out-Casa Sankara: un’alternativa al caporalato è possibile

L’organizzazione non profit lavora attivamente per promuovere l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati, garantendo loro ospitalità e lavoro

«Prendete in mano il vostro avvenire, abbiate il coraggio di sognare, abbiate coraggio di combattere contro il caporalato ». Queste parole di Stefano Fumarulo, impegnato in Puglia sul fronte della lotta alla criminalità e nel contrasto al caporalato fino alla morte prematura a 38 anni, hanno risuonato nella testa di Mbaye Ndiaye più volte. Un uomo che, da quando è arrivato in Italia, ha sempre cercato soluzioni per garantire i diritti e accompagnare verso uno stato di libertà tanti fratelli africani, impegnati soprattutto nella raccolta del pomodoro lungo pugliese, in particolare in provincia di Foggia.

«Non parliamo di una favola, né di un racconto », premette Mbaye, che di Casa Sankara è uno dei principali artefici e animatori fin dalla nascita. «Per conoscere la realtà che viviamo bisogna toccarla con mano». Nel 2012, in maniera informale, un gruppo di migranti africani si impegna nella creazione di una realtà alternativa al ghetto, dove vivere e progettare un percorso legale e dignitoso di inserimento economico e sociale. Quindici persone provenienti da Senegal, Benin, Camerun, Costa d’Avorio e Togo tramite la prefettura di Foggia ottengono un albergo diffuso a San Severo. Comincia la gestione dell’immobile, affiancati dalla cooperativa Albero del Pane. Sono le basi per pensare a qualcosa di più grande e strutturato e, infatti, trascorso qualche anno, la gestione passa all’associazione Ghetto Out – Casa Sankara, dal nome di Thomas Sankara, presidente del Burkina Faso dal 1983 fino all’uccisione avvenuta nel 1987.

«Il 2016 è stato importante per la nostra storia», racconta Mbaye, «abbiamo preso coscienza che un protagonismo era possibile. Nell’incontro con Stefano Fumarulo, dirigente della Sezione Sicurezza del cittadino, Politiche per le migrazioni e Antimafia sociale, ci è stata concessa a titolo gratuito dalla Regione Puglia l’azienda agricola Fortore». Un luogo dove promuovere accoglienza, partecipazione alla vita delle comunità locali, integrazione sociale e nel mercato del lavoro degli immigrati. Tra coloro che possono beneficiarne ci sono richiedenti asilo, rifugiati, vittime di tratta, violenze e schiavitù e titolari di forme di protezione internazionale.

Mbaye Ndiaye è uno dei principali artefici e animatori di Casa Sankara dalla sua nascita

«Siamo stati i primi africani ad essere convocati », sottolinea Mbaye, «e Stefano ci è stato accanto da subito». Nella cooperativa erano riposte tante speranze, «l’unica via per combattere il caporalato». Una piaga per l’Italia, si sofferma Mbaye, vera forma di schiavitù: «Nel 2017 è cominciato lo sgombero del ghetto di Rignano, una vergogna durata oltre 20 anni. Le case erano di plastica e cartone, la gente costretta a dormire per terra. Nato per migranti che non avevano un luogo dove abitare, si è trasformato in un posto dove finivano gli scarti della prima accoglienza. Prostituzione, spaccio, sfruttamento: la dignità delle persone è stata calpestata. Esistevano solo doveri, i diritti erano negati. Ed era difficile uscirne, perché chi entrava si indebitava facilmente e per forza di cose rimaneva legato allo sfruttatore. Con lo sgombero abbiamo spostato gli immigrati a Casa Sankara e con l’aiuto della Protezione civile abbiamo ricevuto 80 tende, ciascuna delle quali poteva ospitare fino a quattro persone». La sfida più complicata? «Sensibilizzare gli africani, far capire loro che la dignità di una persona non può essere calpestata. Così abbiamo cominciato a garantire un pasto al giorno e con le tende abbiamo creato una foresteria. È partito un nuovo progetto con a Regione: sono stati realizzati cento moduli abitativi con bagni e una mensa in comune. E poi siamo al lavoro per realizzare una grande cucina multietnica. Tutto ciò permette ai ragazzi di credere che un’alternativa allo sfruttamento è possibile».

Oggi Casa Sankara ospita circa 500 persone di età compresa tra i 19 e i 33 anni, nel tentativo di favorirne l’integrazione e l’inclusione sociale. Quattrocento abitano nei moduli abitativi ottenuti dalla Regione, 70 vivono in una palazzina e 33 sono nel progetto fin dalla nascita dell’associazione. È stata creata anche una sorta di università, così la chiama Mbaye, che permette a tanti ragazzi di seguire corsi di alfabetizzazione e allo stesso tempo frequentare la scuola guida ottenendo la patente per macchine e trattori. È stato istituito uno sportello socio-legale dove gli ospiti della casa possono ricevere ascolto legale, supporto psico-sociale e mediazione interculturale. Infine, ha sede proprio lì il Sala, Sindacato Autonomo dei Lavoratori Africani, nato non solo per rivendicare dei diritti. ma per la mediazione linguistica e culturale.

Casa Sankara è un presidio di legalità ma anche un modello per il rilancio dell’agricoltura. E forse la vera intuizione sta proprio qui: migranti che, attraverso un lavoro dignitoso e di riscatto, contribuiscono anche alla crescita dell’economia di un Paese. Nel 2021, infatti, sono arrivati nei punti vendita di Coop Alleanza 3.0 i pomodori pelati R’accoltola Terra della Libertà. Si tratta di una iniziativa promossa da Coop Alleanza 3.0 e Legacoop Puglia che insieme sostengono l’associazione Ghetto Out – Casa Sankara. L’attività è stata possibile poiché l’associazione gestisce 14 ettari di terreno e una vecchia rimessa di proprietà della Regione. Come detto, attraverso il lavoro, i migranti sfuggono alle condizioni disumane dei ghetti, lavorando la terra in autonomia. Per sviluppare il percorso di emancipazione è nato il progetto per la realizzazione di confezioni di pelati da 400 grammi. I barattoli dei pelati R’accolto, la Terra della Libertà non contengono quindi solo i pomodori pugliesi ma anche la dignità umana e del lavoro, e un’esperienza di acquisizione di autonoma per i lavoratori dei campi.

I pomodori pelati R’accolto, la Terra della Libertà, nati da una iniziativa promossa da Coop Alleanza 3.0 e Legacoop Puglia che insieme sostengono l’associazione Ghetto Out-Casa Sankara

«La filiera etica nata a Casa Sankara è un tassello che si aggiunge nella costruzione di quella società inclusiva sognata con Stefano Fumarulo», riflette il presidente di Legacoop Puglia, Carmelo Rollo. «È la testimonianza di cosa accade quando il percorso etico del sistema cooperativo si mette a disposizione del territorio e crea valore, per tutti. Per una terra da sempre identificata come terra di illegalità che diventa luogo di riscatto, grazie anche al supporto della Regione Puglia; per le persone che non avevano voce e con il lavoro, quello buono, hanno affermato la propria dignità; per la comunità che oggi beneficia di una realtà unica e da considerare una risorsa. Il R’accolto della libertà è tutto questo e sa di buono». Il marchio della dignità, che per Mbaye rappresenta la realizzazione di un sogno: «Lo abbiamo desiderato per otto anni, andando per gradi e seguendo le idee di Fumarulo. Oggi Stefano non c’è più, ma le sue idee sono vive. La sua idea è questo marchio».

Tutta l’esperienza maturata in questi anni è il primo step da cui partire, non un punto d’arrivo. Lo spiega bene Mbaye quando parla delle prospettive future: «Entro fine anno andrò in Senegal con quattro agricoltori italiani. Come Casa Sankara vorremmo porre un freno all’immigrazione clandestina. Ci piacerebbe che i nostri ragazzi potessero lavorare in Africa, costruendo qualcosa di importante per il loro Paese, senza correre i rischi mortali di chi si mette in mare e attraversa il deserto ». D’altronde Mbaye ha fatto suo il motto del presidente Sankara: «Lo schiavo che non prende la decisione di lottare per liberarsi merita completamente le sue catene».

© Riproduzione riservata