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Orologi: dal Cosc al Qualité Fleurier, le diverse forme di certificazione

Dal celebre Punzone al più recente Qualité Fleurier, senza trascurare le “autocertificazioni”. Ecco cosa c’è da sapere sulle diverse forme di controllo qualitativo del mondo orologiero

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Come tutti i settori a elevata competitività e che sempre più spesso si rivolgono a un pubblico estremamente competente e informato, anche l’orologeria meccanica di alta gamma conta su diverse forme di controllo qualitativo dei suoi prodotti. In sostanza i filoni sono due, che spesso vanno a “intrecciarsi”. Da un lato abbiamo le certificazioni sulla qualità intrinseca delle singole parti e dell’orologio nella sua totalità, magari nel rispetto di tradizioni secolari per finiture e decorazioni. Dall’altro lato abbiamo il controllo della precisione di marcia. Iniziamo da qui.

UN VALORE AGGIUNTOQuando un segnatempo meccanico ottiene la certificazione ufficiale della sua precisione di marcia si fregia del titolo di “cronometro” e da qualche parte lo trovate scritto sull’orologio in questione, più probabilmente sul quadrante oppure inciso sul retro della cassa, di solito con il termine “Chronometre” (in francese) o “Chronometer” (in inglese). Dal 1973 l’unica associazione autorizzata a rilasciare tale certificato è il Cosc (Contrôle Officiel Suisse des Chronomètres) – un ente indipendente con sedi a Bienne, Ginevra e Le Locle – che nei suoi laboratori testa per quindici giorni il movimento – non l’orologio già assemblato, ma soltanto il movimento – che viene “promosso” nel caso in cui lo scarto medio resti compreso fra -3 e +6 secondi al giorno. Un risultato di grande rilevanza tecnica per un movimento meccanico, perché nell’arco di un mese “scarta” – in avanti o indietro – l’inezia di due-tre minuti rispetto all’ora esatta. E il podio dei marchi che certificano più cronometri in un anno è storicamente sempre identico: al primo posto troviamo Rolex con oltre 800 mila movimenti, al secondo Omega con oltre 400 mila calibri e al terzo posto Breitling con più di 150 mila pezzi.Il cronometro è un valore aggiunto. Può sembrare una battuta, visto che parliamo di orologi anche molto costosi, ma di fatto non lo è, perché può capitare che in tutte le fasce di prezzo la precisione sia relativa. Averne quindi la certificazione non è cosa da poco, soprattutto nel segmento “entry level”, ben rappresentato dal Tissot T-Complication Chronometer, dal prezzo di listino ultra-competitivo (pre-fluttuazioni dovute allo sganciamento del franco svizzero dall’euro) di 1.425 euro. In rassegna segnaliamo altri due cronometri campioni assoluti nei rispettivi target. Architettura meccanica superlativa e finiture maniacali per l’Audemars Piguet Jules Audemars con scappamento Audemars Piguet per l’altissimo di gamma. E costante punto di riferimento dei subacquei per il Rolex Oyster Perpetual Sea-Dweller 4000.

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CI SONO TITOLI CHE GARANTISCONO LA QUALITÀ INTRINSECA DEL SEGNATEMPO E TITOLI CHE CONTROLLANO LA PRECISIONE DI MARCIA

IL RICONOSCIMENTO DI GINEVRANel 1886 Karl Benz brevetta la Motorwagen, ossia la prima vettura a motore con accensione elettrica, carburatore, due posti a sedere con freno e acceleratore che si azionano a mano. Intanto, di fronte all’isola di Manhattan, viene inaugurata la Statua della Libertà. Nello stesso tempo il Gran Consiglio della Repubblica Elvetica e le autorità dell’omonimo Cantone istituiscono il Punzone di Ginevra, la certificazione di qualità più antica – e prestigiosa – ad appannaggio degli orologi meccanici progettati e assemblati nel Cantone di Ginevra. In quasi 130 anni di storia i marchi che figurano nei registri del Punzone sono cinque: Patek Philippe, Vacheron Constantin, Roger Dubuis, Chopard e Cartier. E addirittura fino al 1996 erano solo due le maison a poterselo “permettere”: Patek Philippe e Vacheron Constantin.Dal 1886 al 2009 la gestione del Punzone di Ginevra è stata affidata all’École d’Horlogerie per criteri che riguardavano solo il movimento. Le autorità ginevrine hanno poi assegnato la gestione della prestigiosa certificazione al laboratorio indipendente Timelab e dal 2011 i criteri includono oltre al movimento anche l’orologio nella sua interezza. Ma quali sono le regole del Punzone? Per quanto riguarda il movimento, innanzitutto il comitato tecnico si riserva il diritto di adattare in qualsiasi momento i criteri relativi ai nuovi materiali in base alle innovazioni tecnologiche sorte nel settore. In ogni caso vi sono regole ferree per tutti i singoli componenti, tra montaggio, finiture e decorazioni, oltre che per l’orologio nella sua totalità. Seguono test di precisione (l’orologio non deve superare il minuto di scarto nell’arco di una settimana), impermeabilità (deve resistere almeno alla pressione dichiarata dal marchio), riserva di carica (almeno quella dichiarata dal fabbricante) e altri controlli funzionali. Infine i tecnici di Timelab visitano le manifatture dei marchi per controlli a sorpresa. Per un’esclusività, lo ribadiamo, ancora sancita dai numeri. Annualmente, infatti, sono soltanto 24 mila – lo 0,0008% dei 30 milioni di orologi “Swiss Made” – quelli marchiati con il Punzone di Ginevra. Sublimi esemplari come il classicissimo Vacheron Constantin Harmony cronografo calibro 3300, in edizione limitata a 260 esemplari, e il fantascientifico Roger Dubuis Astral Skeleton.

DAL 2011 I CRITERI DEL PUNZONE DI GINEVRA, OLTRE AL MOVIMENTO, INCLUDONO ANCHE L’OROLOGIO NELLA SUA INTEREZZA

CONTROLLO TOTALEDal 2004 esiste un altro rigorosissimo “controllore”, denominato Qualité Fleurier e frutto di una riflessione di Karl Friedrich Scheufele, presidente di Chopard Manufacture, e Michel Parmigiani, presidente di Parmigiani Fleurier, che all’inizio degli anni 2000, ebbero l’idea di creare la prima certificazione “totale”. All’epoca, difatti, il Punzone di Ginevra verificava ancora unicamente il movimento, mentre la certificazione Qualité Fleurier – che è aperta a tutti i produttori svizzeri di alta orologeria meccanica e non solo alle manifatture di Fleurier – riguarda, oltre all’altissima qualità delle finiture estetiche, la precisione dell’orologio in ogni circostanza, la sua robustezza e la durata nel tempo. Nello specifico, ecco i cinque criteri di QF: 100% fabbricato in Svizzera (i materiali possono provenire dal mondo intero, così come il lavoro di design e la progettazione teorica, mentre l’intero processo di fabbricazione concreta e ogni minima fase di trasformazione dei materiali devono essere realizzati in Svizzera, a differenza dello “Swiss Made” dove appena il 50% dell’orologio “solo testa” deve essere fabbricato in terra elvetica); perfetta fattura estetica (che comprende finiture, materiali e decorazioni esaminate al microscopio); cronometro certificato dal Cosc; il test Chronofiable (un laboratorio indipendente certifica la resistenza del movimento agli urti, all’usura, all’impermeabilità, ai campi magnetici e ogni esemplare è sottoposto a un ciclo d’invecchiamento che corrisponde a un periodo di sei mesi al polso); il Fleuritest (un’apparecchiatura, sviluppata appositamente per la Fondation Qualité Fleurier, simula le condizioni di utilizzo di un orologio da polso). Degno rappresentante di questa eccellenza qualitativa, lo Chopard L.U.C Qualité Fleurier, dal prezzo (indicativo) di 14.880 euro, cifra decisamente concorrenziale vista la preziosa cassa in oro rosa e l’assoluto rigore costruttivo.

C’È CHI SI DÀ ALL’AUTOCERTIFICAZIONESono poi diversi i marchi che promettono – mantenendoli – standard qualitativi al top. Ne analizziamo due. Il primo, che riguarda l’altissimo di gamma, è il Sigillo Patek Philippe. La casa della famiglia Stern nel 2009 ha deciso di abbandonare il Punzone di Ginevra – dopo esserne stata una centenaria “ambasciatrice” – per stilare al proprio interno un nuovo riferimento di qualità per i suoi orologi meccanici, “coprendo” anche in questo caso l’orologio nella sua globalità: dalla creazione fino alla consegna al suo fortunato proprietario. Con la peculiarità che Patek Philippe garantisce la manutenzione e la riparazione di tutti gli orologi realizzati dal 1839 a oggi, dai semplici Calatrava “solo tempo” degli anni ‘30 del ‘900 ai pluricomplicati da polso e da tasca più rari e costosi della storia dell’orologeria, per una epopea famigliare che rende veritiero il famoso slogan pubblicitario: «Un Patek Philippe non si possiede mai completamente. Semplicemente, si custodisce. E si tramanda». Come può succedere con il cronografo con calendario annuale. Invece nell’alto di gamma dai grandi numeri Omega dallo scorso anno propone il movimento certificato Master Co-Axial, che si differenzia dal suo predecessore Co-Axial per la capacità (incredibile) di resistere a campi magnetici superiori a 15 mila gauss. Per una genesi che parte da lontano. Nel 1999 la casa di Bienne “abbina” al Calibro ETA 2500 lo scappamento Co-Axial, dall’attrito ridotto e dalla maggiore efficienza meccanica a lungo termine rispetto allo scappamento tradizionale. Nel 2007, con il Calibro 8500, il Co-Axial diventa di manifattura e l’anno successivo viene introdotta la spirale in silicio antimagnetica. Con il plus “Master” arriva il fantasmagorico dato anti-magnetico di 15 mila gauss, la certificazione cronometrica del Cosc e una garanzia estesa a quattro anni. Tutte caratteristiche presenti nell’Omega De Ville Trésor Master Co-Axial. Insomma, certificazioni per tutti i gusti.

Credits Images:

Il “lato b” del Cronografo Harmony Calibro 3300 di Vacheron Constantin, con incisione “260th Anniversary”