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Guida autonoma: più “auto” di così

Google e Apple hanno lanciato la sfida delle vetture senza pilota. Ma anche i grandi nomi del mercato stanno percorrendo la via della completa automazione. L’appuntamento nei concessionari? Tra 15 anni. A meno che i giapponesi…

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È un dato che fa male in modo particolare a noi italiani, che ci crediamo quasi tutti maghi del volante: il 94% degli incidenti stradali è causato da un errore umano. Come dire che nel futuro sempre più prossimo in cui le macchine si guideranno da sole, le assicurazioni ramo auto potrebbero cercarsi un altro mestiere causa assenza di lavoro. Un paradosso? Mica tanto.

Vislab: intuito italiano

Modello tedesco

La Google Car, vettura robot figlia del motore di ricerca più cliccato al mondo, ha macinato milioni di chilometri e ha avuto solo 16 incidenti. Quindici sono stati causati da un paradosso: lei segue le regole, noi no. Quindi, per esempio, se l’occhio-telecamera vede delle strisce pedonali e un signore che mette giù il piedino per attraversare fa frenare la vettura, mentre chi la segue da (troppo) vicino fa quello che farebbe la stragrande maggioranza di noi, se ne frega, ed ecco che il veicolo con milioni di chip nel motore viene tamponato suo malgrado. Le macchine, insomma, potrebbero portarci in giro mentre leggiamo il giornale o chattiamo furiosamente anche domani mattina, ma il vero dilemma consiste nel come far convivere mezzi che non barano con noi umani. Lo dimostra il fatto che il solo sinistro in cui la multinazionale di Mountain View ha avuto torto, il sedicesimo, è avvenuto nell’agosto 2011, mentre il collaudatore si era rotto le scatole di farsi portare a spasso e aveva attivato l’opzione della guida manuale.

I modelli “intelligenti” rispettano

sempre le regole. Il pericolo

per questi mezzi sono gli altri

autisti umani indisciplinati

Lontano da occhi indiscreti, anche la Apple prova il suo veicolo senza pilota in una struttura privata con 30 chilometri di strade. La mela a quattro ruote ha come compagne di viaggio le vetture di Mercedes e Honda, che mettono in campo rispettivamente la S500 Intelligent Car e la Acura Tlx. Ma anche i progetti di Tesla e Volkswagen sono in fase di sperimentazione: l’innovativo marchio californiano punta sulla Model S e ha annunciato che tra qualche settimana inizierà un servizio con auto elettriche Model D a guida autonoma su un percorso prefissato in California: a garantire la sicurezza 12 sensori a ultrasuoni e una telecamera in grado di rilevare auto, oggetti, umani e animali intorno alla vettura e mantenere una distanza di sicurezza di almeno cinque metri rispetto ai veicoli che la precedono. La casa tedesca di Wolfsburg ha invece addirittura fatto correre senza alcun intervento umano i 20 chilometri della gara che prevede la scalata al Pikes Peak, in Colorado, a un’Audi Tts. E appartiene alla scuderia dei quattro cerchi anche la R8 e-tron, una supersportiva elettrica che, neanche a dirlo, può operare in configurazione driver free.

Ma quando potremo entrare in una concessionaria per firmare l’assegno che ci dispensa dal dovere di impugnare il volante? «Entro cinque anni questa tecnologia sarà disponibile a tutti», ha dichiarato Sergey Brin, cofondatore di Google. Che probabilmente è un po’ troppo ottimista, dato che per i Codici della strada di tutto il mondo gli androidi a quattro ruote sono ancora roba da fantascienza. Per ora possono circolare in California e in Nevada, mentre in Germania i test sono possibili solo in un tratto autostradale ben delimitato e in Inghilterra si sta studiando una legge ad hoc. Dal punto di vista legislativo, insomma, le vetture che sanno fare tutto da sé sono ancora degli Ufo, tanto che Sergio Marchionne ha spiegato così l’assenza del suo gruppo dalla legione degli sperimentatori: «L’idea è interessante, ma noi non siamo Google e non vogliamo innamorarci di una tecnologia che magari non sarà mai vendibile…».

Per ora possono circolare solo

in California e in Nevada,

mentre in Inghilterra si lavora

su una legge ad hoc

Meno draconiani sono altri top manager come, per esempio, il belga Peter Mertens, capo ricerca e sviluppo di Volvo, che privilegia però un approdo graduale alla grande rivoluzione. «Abbiamo cominciato con un assistente elettronico che prende i comandi negli stop and go del traffico», dice, mentre in Bmw è stato messo a punto un sistema che in caso di malore del pilota accosta da solo la vettura e chiama i soccorsi. Sulla stessa frequenza commerciale sono sintonizzate anche Renault e Nissan, che fissano per il 2020 il big bang stradale, anche se una Leaf riesce già da tempo a confinare il guidatore nella lista degli accessori non indispensabili.

«A brevissimo termine avremo vetture capaci di muoversi autonomamente in ambiti semplici e ben delimitati come le autostrade», dice Alberto Broggi (leggi qui l’intervista), direttore del Vislab di Parma, centro di eccellenza pioniere della ricerca sulle auto del futuro, «ma per andare in automatico anche in città ci vorranno dai 15 ai 20 anni». Una stima condivisa da PwC, colosso mondiale della consulenza, che prevede le prime produzioni di serie significative per il 2030, anche perché a oggi gli italiani che si fiderebbero a farsi portare in giro come pacchi postali sono una sparuta minoranza, per la precisione il 14,9% come certifica una ricerca condotta da AutoScout24, sito specializzato compravendita di veicoli.

I numeri, evidentemente, sono diversi in Giappone, il Paese più robotizzato del mondo: lì la DeNa, multinazionale cresciuta sviluppando videogiochi, vuole proporre un servizio di taxi senza conducente per le Olimpiadi del 2020 a Tokyo. Sì, perché all’ombra del monte Fuji il futuro sembra decisamente più vicino: la Toyota si era fatta la bocca con la Prius che parcheggia autonomamente e adesso sperimenta la sua ibrida in grado di andare in autostrada mentre il padrone si fa i fatti suoi, una sorta di super cruise control pronto fin da subito.

Insomma, ghisa, pizzardoni e urbani più o meno vigili siete avvertiti: prima o poi vi toccherà affrontare il problema di che fare con un utente della strada che solfeggia sui tasti del portatile mentre solca il traffico dell’ora di punta. Per ora, in base al principio che ciò che non è vietato è di fatto permesso, il via libera sarebbe scontato, proprio come quello che ha ottenuto la provocazione di Uber, il Mefistofele dei tassisti, quando ha attivato il suo servizio con i calessi al posto delle auto contando sul fatto che nessun regolamento vieta i birocci con conducente…

Credits Images:

Apple Titan:è il prototipo dell’auto a guida automatica della Mela in fase di test in una struttura privata