Neanche uno straccio di Alto commissario
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Che quella sostenibile non fosse una transizione a costo zero, era risaputo. Non a caso a questo tema avevamo dedicato l’ultima edizione dei nostri Campioni della sostenibilità nel 2022. Adesso è arrivato il conto, o – quanto meno – una previsione per quel che riguarda gran parte delle imprese italiane, ovvero le pmi. Cerved, infatti, ha calcolato che entro il fatidico 2030 dovranno spendere la bellezza di 135 miliardi di euro per finanziare la loro transizione. Un investimento senza se e senza ma, altrimenti – ribadiscono gli esperti – chi dovesse autoescludersi da questo ambito, vedrebbe salire di molto le possibilità di default della propria azienda rispetto a chi invece scegliesse di assecondare tale evoluzione. Il fatto è che le pmi dovranno affrontare una vera e propria volata, durante la quale si troveranno a spendere tanti soldi (che, per inciso, visti i chiari di luna, in gran parte non hanno) in un lasso di tempo abbastanza breve, senza sapere il più delle volte se le scelte operate vanno nella direzione giusta, o quanto meno più proficua per la loro attività.
Come dire? Se non siamo al livello di salto nel buio, certamente vanno incontro a rischi molto alti. Così, come sono alte – e va detto e sottolineato – le opportunità. Perché senza tale transizione qualsiasi business è ormai destinato a imboccare un tunnel senza uscita. Se è indubbio che dovrà essere il sistema bancario a sopperire alla fame di liquidità che si sta levando da tali imprese (e speriamo faccia adeguatamente la sua parte), lo è altrettanto il fatto che la politica avrebbe potuto dare un indirizzo più deciso in tale direzione. Non dico un ministero apposito, ma chessò un Alto commissario, un Dipartimento, un Piano nazionale, uno straccio di Cabina di regia, qualcosa che desse un segnale per indicare che quanto di buono è stato predisposto dal Pnrr, sarà reso possibile e concreto dalla vigile attenzione di un esecutivo che si è preso a cuore questo passaggio tanto epocale per la nostra economia, così come per il nostro Paese nella sua interezza. Uno strumento pratico che sburocratizzasse i processi e disvelasse i dubbi mettendo a fattor comune esperienze nazionali e internazionali pregresse, mettendosi a disposizione di chi dovrà farsi carico materialmente di questa benedetta sostenibilità.
La verità è che le nostre imprese si trovano a fronteggiare eventi imperscrutabili come una pandemia o una guerra, ed eventi perfettamente indirizzabili come una transizione digitale o sostenibile che sia, con le stesse armi: quelle della buona volontà. Rimedi che, se adottati singolarmente, possono anche bastare, ma in una sequenza ripetuta di emergenze epocali rischiano di sfiancare alla lunga qualsiasi tempra imprenditoriale.
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