Nel 2024 lo stress cronico tra i lavoratori italiani si è quasi dimezzato, passando dal 17% al 9%. Un dato che potrebbe far ben sperare, se non fosse accompagnato da un calo nella percezione di realizzazione professionale: solo il 26% si sente pienamente realizzato, in calo rispetto al 32% dell’anno precedente.
Secondo il rapporto People at Work 2025 di Adp Research, il 55% dei lavoratori italiani si considera destabilizzato e il 19% addirittura sopraffatto. Le donne sembrano più inclini a sentirsi realizzate (29%) rispetto agli uomini (23%), mentre i giovani tra i 18 e i 26 anni mostrano i livelli più bassi di benessere percepito (6%).
Lo studio distingue chiaramente tra stress positivo (eustress), che può incentivare la produttività, e distress, ovvero la pressione nociva che compromette benessere ed efficienza. Non a caso, chi sperimenta distress quotidiano ha molte più probabilità di sentirsi sopraffatto e di cercare nuove opportunità lavorative.
Un altro aspetto rilevante riguarda il giudizio percepito: il 28% dei lavoratori italiani afferma di sentirsi osservato o giudicato, soprattutto in contesti di lavoro flessibile. Questa pressione incide negativamente sul rendimento e sulla soddisfazione.
Come sottolineato da Nela Richardson, capo economista di Adp, “la semplice assenza di stress negativo non garantisce che i lavoratori prosperino. Servono fiducia, flessibilità e relazioni positive nel contesto lavorativo”.
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