Meno lavoro con l’Intelligenza Artificiale? La chiave è la formazione

Sette italiani su 10 temono che l’avvento dell’A.I. comporti una diminuzione degli stipendi e dei posti di lavoro. Per restare competitivi sarà fondamentale un’adeguata preparazione

Intelligenza Artificiale lavoroXH4D/iStockPhoto

Più della metà degli italiani teme che l’intelligenza artificiale avrà un impatto negativo su posti di lavoro e stipendi. È quanto emerge da un’indagine condotta da Ipsos per la società di head hunting Kelly, dalla quale emerge come il 53% dei nostri connazionali sia preoccupato che l’A.I. possa diminuire le ore di lavoro con una conseguente diminuzione del reditto. C’è, però, anche una quota di cittadini che prevede, a parità di retribuzione, un aumento delle ore di lavoro a causa della necessità di supervisionare le attività svolte dall’Intelligenza Artificiale.

“Proprio sul compenso dei lavoratori risulta evidente dalla ricerca come per quasi 7 italiani su 10 l’A.I. creerà un ancora maggiore frattura retributiva, andando così ad acuire le disuguaglianze già presenti”, afferma Cristian Sala, Country Manager di Kellly Italia. “In particolare, osserviamo come il livello di scolarità, più o meno elevato, farà da spartiacque nelle retribuzioni, più che l’età, il genere o la collocazione geografica. Il 60% di coloro che sono convinti che l’A.I. porterà a un aumento delle disparità tra stipendi prefigura che questa differenza si manifesterà proprio tra persone più o meno istruite”.

Intelligenza Artificiale e lavoro: la differenza sarà il livello di scolarità

Un punto di vista non idilliaco, quindi. Dall’indagine emerge, inoltre, come il 68% del campione intervistato sia molto/abbastanza d’accordo con il fatto che l’intelligenza artificiale causerà una riduzione del personale nelle aziende, mentre il 55% molto/abbastanza d’accordo che causerà addirittura la chiusura di attività e che a beneficiare dell’A.I. siano soprattutto le aziende più grandi e strutturate a discapito di quelle più piccole (71% molto/abbastanza d’accordo).

Gli aspetti positivi dell’A.I. sul lavoro

D’altro canto, gli italiani vedono anche risvolti positivi dall’introduzione dell’A.I. in ambito lavorativo. In particolare, il 63% è molto/abbastanza d’accordo che l’Intelligenza Artificiale porterà allo sviluppo di nuove professioni e professionalità che debbano gestire e supervisionare le attività che verranno poi svolte dall’A.I., ma anche che ci sarà più tempo da dedicare alle mansioni complesse mentre le attività più ripetitive potranno essere gestite in autonomia dai software (71% molto/abbastanza d’accordo), così come ci sarà più efficienza e produttività (65%) e maggiore sicurezza per le mansioni più rischiose (61%). Emerge, inoltre, che il 73% degli italiani intervistati si ritiene molto o abbastanza d’accordo che le aziende dovranno necessariamente provvedere a una adeguata formazione dei dipendenti.

“Proprio su quest’ultimo punto, dalla ricerca si può vedere come ben il 63% degli italiani intervistati sia convinto che un’adeguata formazione debba essere necessariamente data dalle aziende a tutti i lavoratori, indipendentemente che la loro mansione sia in ambito tecnologico”, conclude Sala. “Non è un caso che il 57% del campione sia d’accordo con il fatto che sia importante essere ben informati sul funzionamento dell’A.I. in modo tale da poterla controllare e comprendere se sta eseguendo correttamente il compito assegnato. La formazione diventa anche strumento di rassicurazione davanti a un fenomeno che per molti rivoluzionerà, in tempi più o meno lunghi, non solo la vita lavorativa ma anche quella personale”.

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