L’Ops Unicredit-Banco Bpm potrebbe saltare a causa di un golden power che provocherebbe sanzioni di un certo peso. Lo conferma il supplemento al prospetto pubblicato dalla banca, in cui viene aggiornato il quadro informativo sull’operazione. Nel documento, approvato dalla Consob, l’istituto guidato da Andrea Orcel spiega quali sono i rischi legati alle prescrizioni imposte dal Governo Meloni lo scorso aprile. Si tratta di obblighi rigidi, margini interpretativi incerti e, nel caso in cui avvenisse una presunta violazione, sanzioni amministrative dell’ordine di miliardi di euro.
La poca chiarezza del dpcm preoccupa il Ceo di Unicredit che chiede al Governo tedesco di pronunciarsi su Commerzbank. Con l’Ops Banco Bpm ci sarebbero troppe restrizioni nei cinque anni successivi alla conclusione. Si va dal mantenimento del rapporto impieghi/depositi a favore di famiglie e pmi, al divieto di ridurre il portafoglio project finance e l’esposizione su titoli italiani di Anima, fino al disimpegno completo dalla Russia entro nove mesi.
Quali sono i dettagli che preoccupano Orcel
Se venisse meno l’adempimento di uno di questi punti ci sarebbero multe sino al doppio del valore dell’operazione – e non inferiori all’1% del fatturato -, verrebbero sospesi anche i diritti di voto e le delibere societarie adottate durante la violazione rese nulle. Ecco perché Orcel ha deciso di presentare ricorso al Tar del Lazio. Intanto sono in atto dei dialoghi con il Mef e le autorità competenti in materia. È possibile che queste rilevino infrazioni con conseguenze significative in termini amministrativi e societari.
Anche la Commissione europea ha chiesto chiarimenti al Governo riguardo al fondamento giuridico del golden power. L’Ue teme che possa esserci una violazione delle libertà fondamentali previste dal Trattato sul funzionamento dell’Unione e con la competenza esclusiva di Bruxelles in materia di concentrazioni. Il via libera concesso dalla Commissione il 19 giugno scorso è favorevole, ma include una clausola di garanzia che esclude ogni valutazione sul decreto italiano. In definitiva, quindi, la questione è ancora in bilico e la partita è ancora tutta da giocare. Gli scenari sono diversi e non si sa ancora quale avrà la meglio sugli altri.
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