Ceo italiani pronti a investire in intelligenza artificiale e sostenibilità

I top manager del nostro Paese pensano positivo e sono pronti a investire più dei colleghi europei e, persino, di quelli statunitensi, convinti che la parola d’ordine nei prossimi mesi sarà “trasformazione”. I risultati dell'EY Ceo Outook

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Il momento non è facile, con il quadro macroeconomico e quello internazionale sempre più critici. Ma, nonostante questo, i manager italiani non solo rimangono ottimisti, sono anche i più determinati a investire nell’intelligenza artificiale e in sostenibilità. A dirlo è l’EY Ceo Outlook. Per la sua redazione sono stati intervistati 1.200 Ceo a livello mondiale, 50 in Italia.

I risultati non lasciano dubbi su come le tensioni internazionali, l’inflazione e l’aumento dei tassi di interesse abbiano un impatto diretto sugli investimenti correnti e quelli da sviluppare in futuro. Sono fattori determinanti e che preoccupano il 52% dei manager italiani partecipanti allo studio, anche se il 62% ritiene che le flessioni che ci saranno avranno una natura temporanea. Su un quadro già sufficientemente complesso pesano anche interrogativi importanti come il prezzo dell’energia, quello della transizione energetica e come gli Stati decideranno di calibrare il proprio sostegno a favore dell’economia. Ma non c’è dubbio che i top manager del nostro Paese abbiano chiara una visione del futuro, che tiene conto delle difficoltà, ma allo stesso tempo anche delle grandi opportunità che offre. «Nonostante l’attuale contesto macroeconomico e geopolitico ponga ancora una volta le aziende di fronte a una molteplicità di rischi esterni e interconnessi», spiega a Business People Massimo Antonelli, Ceo EY Italy, «i Ceo, soprattutto quelli italiani, stanno reagendo con ottimismo, con buona parte di loro disposta a trasformare modelli operativi e di business. In questa trasformazione, risulta chiaro il ruolo dell’intelligenza artificiale, in relazione alla quale si dimostrano più avanti nel riconoscere le opportunità rispetto ai colleghi di altri Paesi».

Ceo italiani più attenti al tema Intelligenza Artificiale

E in effetti, dati alla mano, il report di EY incorona i Ceo italiani come i più attenti al tema AI. Ben il 38% ritiene che questa sia diventata un fattore determinante nell’efficienza del proprio business, contro il 29% del dato globale. Il 64% sta già attivamente investendo in tecnologie per implementare l’intelligenza artificiale in azienda contro il 44% degli Stati Uniti, il 49% della media europea e il 45% di dato globale. Non solo. I top manager del nostro Paese risultano anche i più propensi a investire sulle tecnologie del futuro, pur mantenendo una quota di liquidità che permetta di fare fronte a un periodo complesso. Il 34% degli a.d. italiani pensa che fra i primi obiettivi ci sia l’investimento in innovazione, contro il 28% del dato americano e il 29% di quello globale.

Insomma, si direbbe che i top manager italiani abbiano una chiara consapevolezza del momento storico ed economico in cui si stanno trovando a operare e si stiano regolando di conseguenza, convogliando le risorse a disposizione dove possono davvero rappresentare un valore aggiunto. In più, il dato basso americano e generale non deve essere erroneamente interpretato. Una quota più bassa di investimenti futuri non deve fare pensare che abbiano già investito a sufficienza prima, perché il concetto stesso di innovazione sottende il fatto che ci si debba continuamente tenere al passo con le nuove tecnologie, soprattutto in alcuni settori di mercato che dipendono dai progressi della ricerca.

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Le previsioni dei Ceo per il futuro

Il 48% dei Ceo italiani intervistati ha anche dichiarato che, rispetto all’inizio del 2023, si sente più ottimista sulle prospettive delle performance finanziarie del 2024. Questo, ovviamente, non significa minimizzare le criticità e le preoccupazioni, che pure ci sono. Interrogati sulle sfide che presenta il futuro, ben il 96% dei top manager nazionali non ha dubbi in proposito. L’instabilità geopolitica, le relazioni difficili con Russia e Cina, alle quali, nelle ultime settimane, abbiamo dovuto aggiungere anche una nuova escalation del conflitto araboisraeliano, con possibili estensioni allo scacchiere internazionale, avranno un forte impatto sugli investimenti.

A preoccupare, più che in ogni altra parte del mondo, c’è la frammentazione economica data dalla situazione internazionale. La teme il 31% dei top manager italiani, contro il 26% degli americani e soprattutto il 19% della media europea, in proporzione molto più in ansia per nuovi regolamenti che potrebbero venire applicati e la possibilità di scioperi e tensioni sociali. I Ceo nazionali, in questo contesto, sembrano essere molto più pragmatici. Il 48% pensa che rimanderà il finanziamento di progetti che erano già stati approvati. Il 40%, più radicale, fermerà gli investimenti già in essere, mentre il 38% farà confluire le risorse pienamente a disposizione nei settori più strategici. Si fa di necessità virtù, dunque.

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Focus sulla sostenibilità

Nel caso in cui si finisca per investire meno, si punta sugli aspetti che davvero possono fare la differenza. E, se sull’intelligenza artificiale, i Ceo dell’Italia si sono distinti, c’è un altro settore chiave per il nostro futuro in cui intendono fare lo stesso. «I nostri manager», spiega ancora a Massimo Antonelli, «sono lungimiranti anche per quanto riguarda la sostenibilità. Il 64% di loro la mette fra le priorità, con una percentuale quasi doppia rispetto di Ceo a livello globale, e investe risorse sostanziali per garantire valore di lungo termine ad azionisti e aziende».

Riguardo a questo dato, in particolare, il 36% dei top manager italiani definisce le iniziative a favore della sostenibilità «alla prima voce nella strategia di allocazione dei capitali» con «significative risorse» destinate alla loro implementazione. Le media dei Ceo a livello globale è del 16%, con gli a.d. europei fanalino di coda al 13%. Il 28% dei Ceo italiani collocano gli investimenti nella sostenibilità come priorità stanziando una porzione significativa di investimenti. Anche questa volta, l’Italia si colloca ben più avanti degli Usa, con il 16% e della media mondiale con il 22%. Appena l’8% degli intervistati italiani ritiene che la sostenibilità non sia una priorità per le scelte aziendali, contro il 14% degli americani.

Un dato che deve fare riflettere sul fatto che i manager italiani non sono solo più propensi a investire in politiche a favore dell’ambiente, hanno anche messo in preventivo i costi che la transizione energetica e la sostenibilità implicano e che impatteranno inevitabilmente sulle politiche aziendali sul medio termine. Una criticità, dunque, che dalle imprese italiane sembra, almeno in parte, già stata assimilata.

Le strategie dei Ceo italiani per il 2024

L’ultima parte del report di EY è poi dedicata alle strategie che gli amministratori delegati intendono mettere in campo nei prossimi 12 mesi, soprattutto tramite alleanze che possono aiutare a potenziare i propri obiettivi di business. Ben il 90% dei top manager italiani pensa a forme di collaborazione. In particolare, il 62% è orientato a joint venture o partnership strategiche con terze parti e il 56% valuta anche la possibilità di fusioni o acquisizioni. Di certo, la parola d’ordine dei prossimi 12 mesi sarà “trasformazione”, intesa come introduzione di cambiamenti significativi nell’evoluzione del modello operativo e di business. La pensa così il 46% dei Ceo italiani, contro il 31% di quelli internazionali, che preferiscono di gran lunga il concetto di “ottimizzazione”. L’Italia, pur con grande prudenza, rimane vivacemente proiettata nel futuro.

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