Vino: i Petnat fanno tendenza

Spumanti e vini frizzanti naturali, rifermentati senza sboccatura, sono tra i trend più interessanti delle ultime stagioni. Ecco quali provare

Tra i trend dell’enologia italiana degli ultimi anni spicca quello degli spumanti ancestrali e rifermentati senza sboccatura, che potete gustare torbidi e con i lieviti ancora in sospensione nella bottiglia. Oggi li chiamiamo “Petnat” che è la fusione delle due parole francesi Petillant e Naturelle e serve a indicare gli spumanti ed i vini frizzanti naturali.

Andiamo alla loro scoperta partendo dall’Emilia, dove incontriamo la superstar Gianluca Bergianti con la sua Terrevive in Gargallo di Carpi, ha ideato la manifestazione Emilia Sur Lì (giocando sul termine francese “sur lie” che indica i vini con residuo di lieviti) che ogni anno raccoglie i migliori produttori della zona di questa tipologia come gli ormai celebri Massimiliano Croci, Vittorio Graziano e Camillo Donati. Di Bergianti i prodotti adoriamo in particolare il “No Autoclave” da uve salamino di S. Croce, sorbara e pignoletto. Di Camillo Donati rammentiamo la splendida Malvasia e la Ribelle (barbera in rosato), di Vittorio Graziano a Castelvetro citiamo “Lo Smilzo” da uve lambrusco e il Ripe di Sopravento da uve bianche di trebbiano. Massimiliano Croci, poi, si è affermato tra le superstar della zona con il Gutturnio e con il bianco Lubigo da uve Ortrugo. Poco più a Sud, anche i colli bolognesi sono ricchi di bollicine da uve pignoletto come quelli di Tenuta San Vito, di Tenuta La Riva (Pinus Laetus) e quello di Casetta Belvedere.

In Veneto, l’altra zona ancestrale di questi vini, troviamo il Garg’n’go di Angiolino Maule e Firmino Miotti a Breganze che ne propone addirittura tre diversi da vitigni autoctoni: Vigna Riela (da vespaiola), Sampagna (da marzemina bianca) e Pedevendo (dalla rarissima uva pedevenda). Nella zona di Gambellara, invece, è tradizione raccogliere i grappoli di garganega e metterli ad appassire nei granai: queste uve, oltre che per produrre vini dolci liquorosi come il Recioto, sono utilissime anche per fornire zuccheri per le rifermentazioni come quelli di Stefano Menti o di Davide Vignato con il suo Primo Incontro, il Barbabolla di Marco Barba. Pure Massimo Brutti, nel Sud del Lago di Garda, utilizza la tecnica del tiraggio con mosto di uve passite e con questo sistema produce Bakari Blanc de Blancs da uve Friulano.

Non troppo lontano, in Trentino, c’è lo sperimentatore Mario Pojer che ha realizzato lo Zero infinito da uve solaris PIWI (ibrido resistente alle malattie), mentre in Friuli, Gaspare Buscemi produce il Perle d’uva e il Perle d’uva fondo in fondo da tre diverse varietà e da tre annate diverse unite insieme. Scendendo in Toscana, Ballùn di Laura dell’Aira a San Gimignano è una golosa interpretazione in rosa freschissimo del sangiovese della città delle torri, mentre in Piemonte Carussin produce il Felice Na’, un nebbiolo in zona nobilissima (San Rocco Seno d’Elvio) presentato in modalità beverina, con tappo ovviamente a corona.

Il Lazio si è messo in luce con il Divago di Riccardi Reale e A’ la Volée dell’azienda Fra in Monti. Inoltre a Gradoli, dalle parti del lago di Bolsena, Andrea Occhipinti ha 6 ettari di vigna dove l’Aleatico dà risultati prodigiosi come la versione rifermentata in bottiglia, il Friccicarello. I

nfine, nel Sud continentale rammentiamo On The Moon, il rifermentato con mosto congelato prodotto da uve bombino dall’Azienda Demaio a San Severo (FG) e La Matta Spumante Integrale VSQ di Casebianche. Mentre in Sicilia troviamo Sottosopra che Marilena Barbera produce in poche centinaia di esemplari e nemmeno tutti gli anni. 107 Settembre 2022 Vini.

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