Boom chef a domicilio, quando è il ristorante ad andare dal cliente

Ormai è ufficiale, anche in Italia è scoppiata la mania degli chef a domicilio, tendenza affermatasi negli Stati Uniti oltre 20 anni fa, arrivata da noi una decina d’anni dopo e cresciuta piano piano fino a diventare una nuova mania. Considerando quanto l’arte culinaria è diventata di tendenza e il numero di programmi televisivi a essa dedicati, c’era da aspettarselo.

Che cosa fa esattamente un personal chef

Ma cos’è esattamente uno chef a domicilio? È un personal chef a tutti gli effetti, una figura che garantisce al suo cliente la possibilità di godersi un pranzo o una cena di alto livello senza dover uscire di casa, senza dover combattere per trovare parcheggio e senza dover inghiottire un megafono per poter parlare con i suoi commensali sovrastando il volume della sala. Insomma, massima soddisfazione e minimo sforzo.

C’è un’importante distinzione da fare: quello che viene assicurato non è un servizio di catering. Il cuoco, infatti, non arriva con il cibo già pronto ma si presenta con tutto ciò che serve per cucinare in loco: ingredienti e utensili. Per questo, in genere, l’artista dei fornelli effettua una sorta di ispezione della cucina del cliente, per verificare lo spazio a disposizione e la strumentazione sulla quale dovrà contare.

Il cuoco a domicilio si occupa di tutto: dalla spesa alla consegna del cibo, dalla preparazione alla mise en place, dal servizio in tavola alla pulizia. I costi, naturalmente, variano a seconda del tipo di menù preparato e del numero di persone messe a tavola. In media, la spesa – per chi assume uno chef privato – varia dai 20 ai 120 euro a persona.

Diventare chef a domicilio: un’alternativa alla precarietà e al lavoro sotto padrone

A spiegare il dilagare di questa attività, però, non sono tanto le trasmissioni televisive dedicate alla cucina quanto la combinazione tra precarietà dilagante e voglia di mettersi in proprio ed essere, da un punto di vista lavorativo, totalmente autonomi.

Per diventare uno chef a domicilio, infatti, serve talento e poco altro: non occorrono molti soldi, se non quelli per procurarsi un’attrezzatura adeguata. Poi è sufficiente aprire una partita Iva (per coloro che lavorano saltuariamente basta la ritenuta d’acconto) e la frequentazione dei corsi Haccp, il cui scopo è quello di formare persone che conoscano le qualità e le caratteristiche dei cibi e delle bevande che somministrano al pubblico, nonché le norme igienico-sanitarie.

A un buon cuoco a domicilio occorrono tecnica e creatività

Poi si è liberi di provarci. Quello dello chef a domicilio è un lavoro sempre più praticato perché offre una sintesi di abilità tecnica e creatività. Che sia la scelta del menù, l’accostamento di vini e birre o la presentazione dei piatti, il cuoco può seguire il suo estro e mettere nel suo lavoro la propria personalità. E soprattutto ha il controllo su tutta l’attività, che comincia naturalmente con una buona comunicazione e autopromozione.

Il passaparola in questo settore è molto importante. I clienti soddisfatti sono la miglior pubblicità ma naturalmente un sito ben costruito, con belle fotografie e una presentazione sobria ma convincente ed efficace possono fare la differenza. Anche perché, spesso, chi affitta un cuoco si affida a una ricerca online e ad appositi portali. In Italia, è nata un’Associazione italiana Personal Chef, dato che rivela quanto questo lavoro abbia preso piede anche nel Belpaese.

© Riproduzione riservata