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Un mercato fatto ad arte

Oltre 65 miliardi di dollari. È la cifra totalizzata nel 2022 dalla compravendita delle opere dei creativi di tutto il mondo, in crescita del 29% rispetto al 2020. Ma quali sono le ragioni di questo boom? E che ruolo interpreta l’Europa in questa “fiammata”?

mercato dell'arte Uno scatto dall’esposizione da Sotheby’s della collezione di Joseph Hotung, uno degli uomini d’affari più influenti sulla scena di Hong KongCredits: © Getty Images

Volubile e affascinante, il mercato dell’arte si muo­ve con regole tutte sue. Il 2022 è stato un anno par­ticolarmente felice, che ha registrato picchi storici tra aggiudica­zioni stellari, nuove fiere che hanno aper­to e neo-collezionisti che si sono affacciati sul settore. Osserviamo i dati nudi e cru­di: quasi 20 miliardi di dollari di vendi­te sono state registrate dalle tre case d’a­sta che dominano il comparto, ovvero Christie’s, Sotheby’s e Phillips, e secon­do l’Art Basel und UBS Global Art Mar­ket Report, realizzato da Clare McAndrew e considerato la Bibbia nel settore degli investimenti in arte, lo scorso anno il totale dell’arte venduto nel mondo – consideran­do le compravendite in gallerie, le battute d’asta e le transazioni tra privati – ha tocca­to quota 65,1 miliardi di dollari, registran­do una crescita del 29% rispetto al 2020.

Mercato dell’arte: per il futuro serve cautela

«Il 2022 è senza dubbio stato l’anno del ritorno alla normalità post Covid e un anno record per il comparto», spiega Luca Zuc­cala, giornalista globetrotter, vicediretto­re di Artslife, sito specializzato nel merca­to dell’arte, in Italia e all’estero. Sul futuro, tuttavia, è meglio essere cauti: «Sarà diffi­cile che il 2023 si assesti sui livelli cui ci ha abituato il 2022. La recessione e l’inflazio­ne hanno eroso il potere d’acquisito e una contrazione del mercato sarebbe anche na­turale dopo la sbornia dello scorso anno. Sul piatto, peraltro, c’è anche una mino­re disponibilità di opere rare o di altissima qualità come quelle che abbiamo registra­to negli ultimi mesi», continua Zuccala.

Le aste da record di Christie’s e Sotheby’s

Il riferimento immediato è alla “regina delle aste” del 2022 che ha fortemente condizionato il mercato, ovvero quella relativa alla mitica collezione di Paul Allen, co-fondatore di Microsoft che, con l’incasso per capolavori del Novecento pari a 1,62 miliardi di dollari nel novembre del 2022, ha fatto la storia da Christie’s, diventando la collezione più cara di sempre. Non è stata tuttavia l’unica preziosa collezione ad aver fatto la gioia del mercato dell’anno scorso: da Sotheby’s, per esempio, sono state battute con aggiudicazioni stellari la Macklowe Collection, oltre alla collezione privata di David M. Solinger, già presidente del Whitney Museum di New York, e di Joseph Hotung, uno degli uomini d’affari più influenti sulla scena di Hong Kong.

The Copyist di Sigmar Polke, parte della Macklowe Collection (foto © Getty Images)

Il ruolo degli acquirenti Millennial

I Millennial avrebbero avuto un ruolo determinante nel far decollare il mercato dell’arte nel periodo post pandemico: Sotheby’s ha dichiarato che oltre il 40% degli offerenti quest’anno erano nuovi per la maison, e che il 2022 ha visto un numero record di offerenti sotto i 40 anni. Anche da Christie’s gli scambi in asta sono stati guidati da una nuova generazione di collezionisti: il 35% di tutti gli acquirenti nel 2022 erano nuovi e il 34% di questi erano Millennial. L’amministratore delegato di Christie’s, Guillaume Cerutti, ha più volte sostenuto che il cambiamento in atto sta creando un «microambiente stimolante nel settore». L’attenzione del collezionismo giovane è conseguenza della rivoluzione degli scambi commerciali nel settore avvenuta durante la pandemia: le aste online e l’apertura di e-commerce da parte delle gallerie, dalle più piccole e periferiche alle più grandi e affermate, ha attratto acquirenti già abituati a muoversi nei mercati online, moltiplicando le possibilità di acquisto a ogni latitudine (il 40% dei più giovani viene dall’Asia, ad esempio).

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I settori più apprezzati da giovani collezionisti

Dal report di Clare McAndrew emerge che i settori maggiormente battuti da questi collezionisti più giovani sono la fotografia, il design e l’arte contemporanea, ma è interessante indagare anche la geografia del mercato, che è in continuo mutamento. Per certi versi la cara Vecchia Europa è riuscita a farsi sentire: in particolare Parigi, tornata a essere il fulcro del mercato internazionale anche grazie alla presenza di grandi player come le gallerie David Zwirner, Gagosian, Continua e, da quest’anno, anche la corazzata Hauser & Wirth. Ha contribuito non poco al rilancio la neonata Paris+ par Art Basel, che lo scorso autunno ha registrato la prima fortunatissima edizione della fiera ai piedi della Tour Eiffel organizzata da Art Basel, con vendite di successo (tra cui un Matisse a 45 milioni di euro) e un’ottima affluenza di pubblico.

Femme dans un fauteuil Picasso

Femme dans un fauteuil di Picasso, parte della David M. Solinger Collection (foto © Getty Images)

Il mercato dell’arte in Estremo Oriente

Non vanno dimenticati, per comprendere appieno il boom sui mercati del 2022, anche i segnali sempre più frizzanti che arrivano dall’Estremo Oriente. E se è vero che la “roccaforte storica” di Hong Kong appare un po’ ammaccata (complici le tensioni politiche con la Cina), Seoul e Singapore galoppano felici tra le praterie dei mercati asiatici. Ce lo conferma Zuccala: «La capitale coreana sta diventando il più importante centro per l’arte in Asia, anche grazie alla crescita vigorosa del collezionismo dei giovani, la logistica semplice, la potente espansione della cultura e della musica del Paese, e il sostegno fornito sia dal governo che da privati. Lo dimostra il successo dell’edizione inaugurale di Frieze Seoul, andata in scena lo scorso settembre, e l’avvento in città di numerose gallerie blue-chip del calibro di Thaddeus Ropac, Peres, Koenig, Gladstone, Perrotin, Pace e Lehmann Maupin».

Le opere emergenti

Ma che cosa insegue oggi questo mercato? Gli addetti ai lavori concordano nel ritenere che “tirano” le opere di artisti under 40, in particolare donne, i creativi afrodiscendenti, chi si occupa di Nft, chi realizza Street Art. Spulciando l’ultimo report (risalente allo scorso autunno) rilasciato da Artprice, database francese leader nel settore delle quotazioni e degli indici dell’arte, leggiamo infatti: «Le opere delle più giovani star dell’arte contemporanea possono diventare molto più costose dei grandi Old Master in pochi anni. Né la rarità di un’opera, né il posto di un artista nella storia dell’arte sembrano importare oggi tanto quanto la sensazione di novità e la passione che suscita. Se osserviamo più da vicino questo fenomeno, ci appare sia sconcertante per la velocità con cui i giovani artisti raggiungono quotazioni mozzafiato, sia affascinante per la sua imprevedibilità».

Di certo è affascinante osservare con la lente di ingrandimento anche quanto accade a casa nostra: il 2022 è stato, anche per molti operatori italiani del settore, un anno storico e forse irripetibile, con realtà che hanno registrato clamorosi positivi, come la casa d’aste Cambi (+63% dal 2020, è stata la regina degli incanti in Italia) e Sotheby’s che nel suo headquarter milanese ha festeggiato vendite record (una Natura morta di Giorgio Morandi a 3,4 milioni di euro e la Colonna di Alighiero Boetti a 1,6 milioni).


Articolo pubblicato su Business People di marzo 2023