La riscossa del Cabernet Franc

Alla scoperta delle migliori espressioni italiane di questo vino, finalmente uscito dall’ombra del “fratello” Sauvignon

Sembra finalmente arrivato il momento d’oro del Cabernet Franc, da sempre in ombra rispetto al fratello Cabernet Sauvignon. Come spesso accade, la conquista dei migliori terroir d’Italia è partita dalla Toscana, e non è detto che voglia fermarsi qui…Dal punto di vista chimico e sensoriale questo vino ha un alto contenuto di pirazine, che si traducono in inconfondibili tracce fumé, di pepe e di peperone arrostito; ma se l’uva ha raggiunto una maturazione eccellente, risulta elegantissimo e screziato di eleganti note affumicate, frutta nera e rossa di bosco, cui si aggiungono, dopo una buona affinatura, note di liquirizia, alloro, tracce terrose, sottofondo erbaceo, cioccolato e una carica balsamica inconfondibile.

Cabernet Franc: le bottiglie da non perdere

Cominciamo la nostra esplorazione dalla Toscana, dove ha già una sua storia e i risultati raggiunti sulla costa sono già quasi a livello di vino status symbol mondiale. La storia inizia con Vignamaggio, il castello chiantigiano che fu della famiglia della leonardesca Monna Lisa, che negli anni ‘90 scopre un errore di fornitura di barbatelle per un vigneto e di conseguenza vinifica il Franc in purezza per primo nella storia recente della Penisola. Oggi questo è un vino complesso, ricco e definito. Sulla costa toscana il successo è stato immediato, come nel caso del Paleo de Le Macchiole a Bolgheri, un vino prodotto dal 1989, ma 100% Franc solo dal 2001. Sempre a Bolgheri, una grande crescita ha portato Dedicato a Walter di Poggio al Tesoro alla soglia dell’eccellenza. Stessa zona per la Tenuta di Biserno a Bibbona, l’azienda con cui Lodovico Antinori è quasi riuscito nell’intento di bissare il successo della sua storica creatura Ornellaia, che produce il Lodovico, vino ricercatissimo sui mercati internazionali e già capace di raccogliere punteggi altissimi dai critici più quotati.

In casa Marchesi Antinori, quindi dal fratello Piero, i più grandi proprietari di vigneto Bolgheri, non poteva mancare un Franc in purezza: i pochi che hanno avuto modo di assaggiare il raro Matarocchio (prodotto in poche annate dal 2007) sono d’accordo nel ritenerlo un fuoriclasse nei vini materici e di spinta. Da segnalare tra i grandi della costa anche il Due Mani di Luca d’Attoma, forse l’enologo con più esperienza in toscana su questa varietà, un vino dal grande frutto, tannini dolci e stupefacente complessità, e il Tenuta Argentiera Lavinia Maria, con pepe, spezie, more, alloro menta ed eucalipto davvero mirabili. Spostandosi verso l’interno, ma sempre in un terroir storico come Carmignano, tra Prato e Firenze, Piaggia con Mauro Vannucci da anni vinifica il Poggio de’ Colli, che in quanto a frutto, ricchezza ed eleganza non si fa certo mettere da parte.

Uscendo dalla Toscana ci sono grandi exploit a macchia di leopardo, perché il clima non è sempre adatto alla sua maturazione. Ciononostante, l’ex ricercatore Armin Kobler, con il suo Cabernet Franc Puit, in Alto Adige ha dimostrato che sui terreni sabbioso-argilloso da detriti dolomitici si può ottenere un vino ammaliante, mentre Moreno Ferlat con il suo 60 da selezione di vigna vecchia è riuscito a produrre un vino dal profumo ricco e complesso e un palato con tannini finissimi che esaltano mora, pepe nero e di caffè. Ultima ma non meno importante segnalazione il piccolo (solo 1.300 bottiglie) capolavoro di Paolo e Luca de Marchi che, nella loro Proprietà Sperino a Lessona, producono L Franc Bandit, vino dalla forte personalità con tracce sapide e terrose e un frutto sempre delicato, ma penetrante.

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