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Lavoro

Non solo flessibilità e stipendio: i 10 motivi che spingono alle dimissioni

Sempre più persone stanno ripensando le priorità e i propri obiettivi di carriera. Ecco dove le imprese dovrebbero intervenire per trattenere i propri talenti

Come ricordato nell’ultimo Randstad Workmonitor, i lavoratori italiani hanno condotto una profonda riflessione su priorità, carriera e obiettivi professionali riportando al centro l’interesse per la sicurezza, il benessere, il coinvolgimento e i valori fondanti della vita. E con la ripartenza del mercato del lavoro e la forte caccia al talento, molte persone oggi sono state spinte a un cambiamento, come dimostra il boom di dimissioni volontarie, le cui motivazioni profonde non sono sempre del tutto scontate.

Dalle relazioni professionali con i colleghi e superiori all’aumento di stipendio, dalla ricerca di un lavoro più interessante ai valori giusti, dal tempo per sé alla possibilità di smart working, dalle opportunità di carriera a quelle di specializzazione, dal clima aziendale al desiderio personale di cambiare, Randstad ha stilato il decalogo delle 10 ragioni principali per cui i lavoratori scelgono di lasciare un’organizzazione. “Troppe poche realtà, purtroppo, conducono indagini di clima e misurano la soddisfazione dei dipendenti per individuare le ragioni profonde che spingono le persone a restare o abbandonare il proprio lavoro”, afferma l’amministratore delegato di Randstad Italia, Elena Parpaiola. “La forte competizione in atto impone nuove strategie a 360 gradi, con due obiettivi proprietari per ogni business: attrarre e trattenere le proprie risorse”.

I 10 motivi delle “grandi dimissioni”
  • Relazioni professionali con i colleghi e i responsabiliLa prima ragione per cui i lavoratori lasciano un’azienda è il rapporto con i colleghi di livello pari o superiore. Soprattutto nel secondo caso, non necessariamente perché il rapporto è conflittuale ma perché non allineato ai bisogni di quel momento, tra eccessiva pressione, mancanza di riconoscimento, assenza di comunicazione trasparente e scelte non meritocratiche.

  • Il contenuto del lavoroL’esperienza collettiva degli ultimi mesi ha indotto una riflessione sul significato più profondo della vita e del lavoro. Molte persone cambiano posto alla ricerca di un contenuto di lavoro più interessante e stimolante, di quello attuale, più in linea con le aspettative del ruolo professionale che vogliono ricoprire.

  • I valori aziendaliMa non c’è solo il tipo di lavoro. Sempre più persone, indipendentemente dal ruolo in azienda, non si dicono più disposte a scendere a compromessi tra i valori prioritari per la loro identità personale e quelli dell’organizzazione in cui operano. Sono quindi pronte a dimettersi per scegliere un’azienda allineata al loro ideale.

  • Lo stipendioÈ il motivo più scontato, ma oggi determinante in una fase di forte competizione. Se la retribuzione è percepita come insufficiente rispetto al proprio valore, è probabile che un lavoratore sia attratto da offerte migliorative. La leva economica oggi è particolarmente attrattiva per i lavoratori senior, meno per i giovani per cui sono altri i fattori cruciali.

  • Il tempoDa sempre un fattore molto importante, l’equilibrio tra vita privata e professionale è stato messo a dura prova durante il lockdown. La sua rilevanza è aumentata esponenzialmente e oggi i lavoratori sono meno propensi a sacrificare il tempo libero. Spesso scappano da condizioni “tossiche”, in cui l’attività professionale invade totalmente quella privata.

  • Le opportunità di crescitaSoprattutto i lavoratori più giovani chiedono prospettive di crescita, step professionali, stimoli continui. L’offerta di percorsi di carriera strutturati e ambiziosi è uno degli elementi di attrazione dei candidati.

  • La specializzazioneNon sempre si cambia per aumentare di livello. A volte, specie per profili qualificati ad inizio carriera, è più interessante un’opportunità di specializzazione in un ambito di interesse, per acquisire conoscenza ed esperienza in un ruolo. La formazione stessa è un elemento di attrazione per i talenti.

  • Il climaL’esperienza del lockdown, la perdita della relazione di molti luoghi di lavoro e il conseguente senso di smarrimento hanno messo in evidenza l’importanza di un ambiente di lavoro accogliente, positivo e stimolante per alleviare lo stress, favorire la collaborazione e la produttività.

  • Il lavoro da remotoGrande novità ereditata dalla pandemia, dopo l’esperienza dello smart working di massa, oggi molti lavoratori ricercano espressamente offerte di lavoro che consentano di svolgere l’attività a distanza, magari da luoghi diversi dagli uffici delle grandi aree urbane, con maggiore flessibilità sugli orari e improntati al raggiungimento di obiettivi.

  • Il desiderio di cambiareTalvolta le dimissioni sono parte di un processo che va ben oltre l’ambito professionale. Cambiare il posto di lavoro può significare dare un taglio alla quotidianità per aprirsi a nuove sfide, stravolgere completamente la propria vita per mettersi alla prova con un’avventura che dia un nuovo significato al proprio percorso.

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