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Lavoro

Stipendi, fra uomini e donne un gap di 2.700 euro

È come se una lavoratrice cominciasse a incassare solo dalla seconda metà di febbraio, visto che un suo pari uomo guadagna il 10% in più

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A parità di ruoli e responsabilità, oggi una lavoratrice donna continua a guadagnare meno di un collega uomo. Nonostante le battaglie e gli allarmi, in Italia il gender pay gap è ancora una triste realtà. A dirlo il Gender Gap Report 2019 realizzato dall’Osservatorio JobPricing con Spring Professional, secondo cui la differenza di stipendio fra uomini e donne è di 2.700 euro lordi. È vero che dal 2016 al 2018 la disparità retributiva fra i due sessi è diminuita del 2,7%, ma la situazione rimane critica: in pratica, è come se una donna cominciasse a incassare solo dalla seconda metà di febbraio, visto che un suo pari uomo guadagna il 10% in più. Si tratta di valori che, stando all’Eurostat, ci collocano agli ultimi posti in Europa per parità di genere sul lavoro: l’Italia è 17esima su 24 Paesi per ampiezza del gender pay gap nel settore privato. Non solo. Secondo il World economic forum, per partecipazione economica delle donne alla vita del Paese, l’Italia è al 118esimo posto su 144 posti disponibili. Fra l’altro, il gap sembra essere destinato ad accrescersi ulteriormente. La trasformazione digitale, infatti, metterà in crisi soprattutto le occupazioni che tradizionalmente sono preferite dalle donne. Inoltre, occorre considerare che il sesso femminile è in ritardo, rispetto a quello maschile, nell’acquisizione di competenze STEM (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica), che saranno quelle più richieste nei prossimi anni.

Il gap cresce al diminuire della categoria

Il gender pay gap è maggiore nelle categorie più basse: è più alto fra gli impiegati e gli operai, mentre diminuisce fra i dirigenti e i quadri. Negli ultimi tre anni, le differenze di stipendi fra i dirigenti si sono ridotta del 4%, mentre negli altri inquadramenti sono rimaste in un range compreso tra lo 0,6% e il 2,7%. Peccato che l’accesso delle donne alle posizioni di vertice sia ancora molto basso, seppur con lievi miglioramenti rispetto al passato. “Le norme (come dimostrano le Quote rosa nei CDA delle quotate) aiutano, ma non risolvono, perché la questione è culturale e riguarda il ruolo della donna nella società e quindi nel mercato del lavoro: in quest’ottica una maggiore consapevolezza dovrebbe riguardare non solo gli uomini, come ovvio, ma pure le donne “ ha commentato il ceo di JobPricing, Alessandro Fiorelli.