Quote rosa, la Camera le approva anche nei consigli regionali

Con 334 voti a favore, è diventato legge l’obbligo di alternanza tra candidati uomini e donne nei parlamenti locali. Ma mancano le sanzioni in caso di inadempienza

La parità di genere diventa obbligatoria nei Consigli regionali. Con 334 voti a favore, 91 i contrari e 21 astenuti, la Camera ha approvato per legge l’obbligo di alternanza tra candidati uomini e candidate donne. «La Camera vota la parità di genere nei Consigli regionali dove, troppo spesso, continuano a prevalere logiche volte a tutelare capibastone locali, ovviamente uomini», ha commentato la coordinatrice dell’associazione democratica Socialisti&Democratici, Claudia Bastianelli. «Ci piacerebbe non servissero norme di garanzia, ma finché la battaglia culturale non sarà vinta anche grazie a questa legge almeno avremo una prima significativa rappresentanza di genere nelle assemblee regionali».

A oggi infatti nei consigli regionali mancherebbe quella rappresentanza femminile, pari al 30% degli eletti, presente invece in Parlamento: su 897 consiglieri regionali italiani, solo 159 sono donne (il 17%). In virtù della nuova norma, invece, ora lo scarto tra i generi potrà essere al massimo del 60-40%: su 10 candidati almeno 4 devono essere donne (o il contrario).

MANCANO LE SANZIONI. Tuttavia la strada per raggiungere una reale parità è ancora lunga. In primo luogo, affinché la legge abbia davvero effetto, è importante non aggirare le norme inserendo in lista donne che non diano fastidio, come teme Bastianelli: «Alla legge va affiancato anche un cambio di mentalità all’interno dei partiti». Inoltre la legge votata dalla Camera non prevede sanzioni qualora le liste violino l’equilibrio tra i generi: «con le disposizione messe in campo oggi facciamo qualche passo in avanti: ciò, però, non basta. Infatti manca la regola della ‘inammissibilità delle liste’ qualora le regole che sovrintendono la composizione delle graduatorie non fossero rispettate.

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