Orologi: dall’euforia alla stabilità

Dopo il boom speculativo degli ultimi anni, il settore degli orologi di prestigio si stabilizza mantenendo alcune eccezioni di valore. Francesco Hausmann e Francesco Restivo hanno analizzato le dinamiche attuali

Orologi: dall’euforia alla stabilitàUno dei negozi Hausmann & Co.© Stefano Pinci

Concluso lo scorso anno il boom speculativo, che aveva gonfiato il valore di molti modelli di orologi ben oltre le aspettative ragionevoli, oggi osserviamo un mercato che si è normalizzato, pur mantenendo alcuni punti d’eccezione. L’unica maniera per capire come realmente stanno andando le cose, è quella di rivolgerci direttamente ai protagonisti. Lo abbiamo chiesto a Francesco Hausmann, co-amministratore delegato di Hausmann & Co. e a Francesco Restivo, co-amministratore delegato di Trucchi e Restivo 1922.

Iniziamo con Francesco Hausmann a cui chiediamo come è cambiato, se è cambiato, l’approccio del pubblico italiano nei confronti dell’orologeria di prestigio. «Non vedo grandi cambiamenti, vedo piuttosto una maggiore selettività, dovuta a un protrarsi delle difficoltà economiche e della chiusura di certi mercati del lusso come quello della Russia e in parte della Cina. Si tratta di fenomeni mondiali a livello economico che hanno in qualche modo frenato una propensione al consumo e portato anche il mondo dell’orologeria – come tutti gli altri settori – a una maggiore selettività». Dal canto suo Francesco Restivo afferma: «Il settore si evolve costantemente e noto con piacere che i giovani sono sempre più interessati all’orologeria. Credo che ciò sia dovuto in gran parte ai genitori che tramandano e condividono la loro passione con i figli. Questo passaggio generazionale di conoscenze e amore per l’orologeria sta portando nuova linfa al mercato».

Orologi: dall’euforia alla stabilità

Da sinistra, Francesco Hausmann, co-amministratore delegato di Hausmann & Co., e Francesco Restivo, co-amministratore delegato di Trucchi e Restivo 1922

Orologi: investimento o passione?

Qualche anno fa si parlava tanto di investimento, oggi siamo tornati a un livello più corretto che è quello della passione. «Personalmente», è Restivo a spiegare, «quando un cliente mi parla degli orologi come investimento, rispondo sempre che compro qualcosa che mi faccia battere il cuore, partendo dalla meccanica per passare all’estetica. Capisco che ognuno di noi cerchi di accrescere il proprio patrimonio, ma gli orologi si comprano per passione, non per pura speculazione finanziaria». Questa l’idea di Francesco Hausmann: «Sì, questo può essere condivisibile. A mio avviso però non si è “tornati” a un livello più corretto: il mercato prima aveva operatori e attori molto più numerosi, perché c’era un richiamo su una maggiore platea di consumatori attratti dall’investimento o dalla prospettiva di speculazione. Oggi questo fenomeno si è un po’ diradato perché assistiamo a un rallentamento di questo innalzamento continuo e ciclico dei valori degli orologi, e viene quindi meno quella fascia di mercato che prima era in aggiunta e non era ben vista dal settore, in quanto foriera di valori non realistici e non commisurati alla passione. Adesso ci troviamo in un mercato più selettivo, e proprio per questo gli attori che rimangono sono in proporzione molto più appassionati rispetto agli investitori. Dal punto di vista dello scenario, il mercato è sicuramente più sano e meno frenetico di quanto fosse in passato».

Orologi: dall’euforia alla stabilità

Uno dei monomarca Patek Philippe di Trucchi e Restivo 1922

Gli acquirenti stranieri sono tornati ad acquistare? «Abbiamo registrato la mancanza di clienti stranieri solo durante gli anni della pandemia», spiega Restivo. «Adesso, vediamo addirittura una presenza maggiore rispetto al pre-Covid». È dello stesso parere Hausmann: «Da quando il mondo si è riaperto ai viaggi, si è tornati piano piano alla situazione precedente alla pandemia, in cui la domanda locale si è fisiologicamente calmata, perché si è ricominciato a spendere in viaggi e in altri consumi che portano la domanda locale ad allontanarsi dai nostri negozi. Vicendevolmente, essendosi ampiamente riaperte le rotte del turismo, le nostre strade del lusso si sono riempite di nuovo di stranieri: tra l’altro a Roma il turismo si sta a poco a poco elevando come qualità, e quindi come capacità di spesa».

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