Da sempre, l’Italia è un Paese caratterizzato da moltissime tipologie di centri abitati: grandi metropoli si alternano a piccoli paesi, città e cittadine si susseguono nel paesaggio, dando vita a un’alternanza tipica e distintiva. Tutti questi centri abitati sono a loro volta contraddistinti da economie locali basate su negozi di prossimità, botteghe e attività familiari: una grande rete di piccole e medie attività di vicinato, tipica dell’economia italiana.
Secondo i dati recenti, però, questo quadro così peculiare sta via via perdendo forza e colore. Più concretamente, molti negozi stanno fallendo, chiudendo e scomparendo, lasciando invece spazio a quelli che sono i centri commerciali. A sottolinearlo è il report Commercio e servizi: le oasi nei centri urbani di Confesercenti, presentato a Roma alla presenza del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
Il report accende i riflettori sulla cosiddetta desertificazione commerciale, ovvero sulla progressiva riduzione o scomparsa delle attività commerciali da un’area, con un impoverimento dell’offerta di beni e servizi per i residenti. Per analizzare il fenomeno, Confesercenti ha rilevato la densità dell’offerta commerciale disponibile nei comuni italiani per dimensione e la variazione del numero di imprese attive su un periodo di dieci anni.
Il risultato? Tra il 2014 e il 2024 sono scomparse oltre 140mila imprese del commercio al dettaglio in sede fissa, di cui quasi 46.500 attività di vicinato di base, dai negozi alimentari alle edicole, dai bar ai distributori carburanti. Come rileva il report, ciò significa che lungo questo decennio una quantità significativa di italiani (26 milioni di residenti in tutto) ha perso l’accesso ai servizi e alle attività commerciali di base a livello comunale.
Chiaramente, si tratta di un fenomeno che ha importanti implicazioni socioeconomiche: si va dal peggioramento della qualità della vita al più drammatico incremento dell’abbandono dei territori meno popolati in favore di quelli più urbanizzati. Confesercenti sottolinea che, purtroppo, molto si deve all’assenza di politiche pubbliche nazionali che dovrebbero incentivare il commercio locale, ma non solo.
Sempre più spesso, infatti, vengono imposte regolamentazioni urbanistiche sfavorevoli, che danno sempre meno spazio al commercio di prossimità, dimenticando che è proprio questo tipo di commercio che svolge e ha sempre svolto un ruolo fondamentale nel tessuto economico e sociale delle città italiane. Negozi di vicinato, mercati locali e botteghe storiche non solo forniscono beni e servizi essenziali ai cittadini, ma contribuiscono anche a mantenere vivo il legame sociale e culturale tra le comunità.
Sia durante la presentazione che fra le pagine del report, si legge che questi dati devono essere tradotti in un modo preciso, ovvero nella valorizzazione delle piccole imprese locali per mezzo di iniziative che ne aumentino la longevità e le prospettive.
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