Expo Milano 2015, ora si gioca la partita più importante

Dopo il successo in termini di visite, dal 1° novembre parte la sfida per la riqualificazione dell’area. Tanti progetti, poche certezze e un pericolo: ripetere il flop di Siviglia ‘92

Il conto alla rovescia è iniziato. Al termine di questo mese, archiviato il successo di Expo Milano 2015, inizierà l’opera di smantellamento dei padiglioni. Per molti di essi il destino è già scritto: le “dune” degli Emirati Arabi (che ospiteranno Expo 2020) rinasceranno nella città di Masdar, ad Abu Dhabi; il padiglione del Bahrain diventerà un giardino botanico; la struttura architettonica della Repubblica Ceca sarà il simbolo della cittadina di Vizovice; ci sono già accordi per le torri della Svizzera per diventare serre verticali di alcune amministrazioni comunali; Coca-Cola donerà il suo campo di basket a Milano; mentre il Principato di Monaco diverrà la sede della Croce Rossa in Burkina Faso.

Il Kazakhstan prepara il suo Expo

Non sarà smantellato Palazzo Italia, anche se il suo interno cambierà dal 1° novembre diventando un polo per la ricerca e per l’innovazione. Resta incerto il futuro dell’Albero della Vita, simbolo di Expo, ma ancor più nebuloso è il domani per l’area di Rho-Pero. L’errore, a differenza di esempi virtuosi come Londra (Olimpiadi 2012) e Lisbona (Expo ’94), è stato quello di aver pianificato l’Esposizione senza aver pensato una destinazione futura per i terreni. C’è la possibilità che Media Center e, forse, Padiglione Zero vengano utilizzati per la XXI Triennale internazionale di Milano (2 aprile/12 settembre 2016), ma ufficialmente gli spazi dovranno essere ripuliti dai padiglioni e riconsegnati ad Arexpo entro il 30 giugno 2016; quest’ultima – dopo un bando andato deserto – si è affidata a un advisor per individuare un possibile sviluppo dell’area. Il progetto legato alla realizzazione di un polo dell’innovazione e dell’amministrazione sembra al momento il più realizzabile, ma è anche quello che fa più paura: anche Siviglia, dopo il suo Expo del 1992, puntò alla creazione di un polo tecnologico e delle università. Non ebbe successo e ora l’area è in rovina. La vera sfida di Expo inizia ora.

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