Nuovi Ceo crescono

Un riflessivo libretto di istruzioni per la gestione di qualsiasi impresa nel post Covid. È quello stilato da Larry Fink, fondatore di Blackrock, nella sua annuale lettera ai dirigenti delle società del gruppo. Ne abbiamo individuato i tratti salienti per farli commentare a cinque Chief Executive Officer italiani, e arricchirli con i loro punti di vista

Che siano trentenni, quarantenni, cinquantenni o sessantenni i Ceo che si sono trovati ad affrontare il maremoto della pandemia, costituiranno una generazione a se stante nella storia del management contemporaneo. Perché hanno dovuto fronteggiare – a livello globale – più di una mera crisi economica (come fu quella del 2008), che ha portato la paura della malattia e della morte nelle abitazioni di tutti: dirigenti e dipendenti, clienti e investitori.

Ecco perché la lettera che il Chairman e Chief Executive Officer di Blackrock, Larry Fink, ha inviato – come sua abitudine ogni inizio anno – ai Ceo delle società del gruppo a nome degli azionisti (ovvero i clienti), ha avuto una risonanza maggiore del solito per temi e contenuti all’interno della comunità economica internazionale. L’analisi proposta da Fink si muove lungo direttrici chiare e allo stesso tempo complesse, interrogandosi sul nuovo senso del capitalismo: «È il capitalismo, che fa leva sulle relazioni reciprocamente vantaggiose tra voi e i vostri dipendenti, clienti, fornitori e le comunità su cui la vostra società fa affidamento per prosperare. È questo il potere del capitalismo». E parla del ruolo fondante di ogni impresa: «Nel mondo odierno, globalmente interconnesso, un’impresa deve creare valore aggiunto per essere ritenuta utile da tutti i suoi stakeholder, e poter quindi fornire un valore a lungo termine per i suoi azionisti. Applicando efficacemente il capitalismo degli stakeholder, l’allocazione del capitale diventa efficiente, le società raggiungono livelli di redditività durevoli e si crea un valore sostenuto e a lungo termine.

Ma non dobbiamo farci ingannare. Ad animare i mercati è ancora la giusta ricerca del profitto, e la redditività a lungo termine è la misura con cui i mercati determinano, in ultima analisi, il successo di un’azienda».

Si approfondisce la necessità, per qualsiasi impresa, di “reinventarsi” continuamente, e si insiste su quanto sia essenziale che i Ceo trasmettano al meglio ai dipendenti lo scopo del proprio agire, per trasformarli nei loro più ferventi sostenitori. Si puntano i riflettori sul nuovo mondo del lavoro («nessun rapporto ha subito più modifiche a causa della pandemia di quello tra datori di lavoro e dipendenti»), sostenendo che «le società che non si adeguano a questa nuova realtà (il benessere dei lavoratori, ndr), e non danno seguito alle istanze dei loro dipendenti, lo fanno a loro rischio e pericolo», per ampliare la visuale argomentando che la disponibilità di capitale per fare diventare realtà nuove idee di impresa – che devono essere necessariamente sostenibili – non è mai stata così elevata. Questi e molti altri spunti Business People ha sottoposto all’attenzione di cinque Ceo italiani perché li commentassero ed esprimessero le loro riflessioni applicate al loro contesto aziendale e di mercato.

A rispondere al magazine Silvia Candiani di Microsoft Italia, Massimo Claucio Comparini di Thales Alenia Space Italia, Nicola Maccanico di Cinecittà, Fabio Pampani di Douglas e Alberto Racca di Gruppo Miroglio. Puoi leggere i loro interventi sul numero di Business People aprile, disponibile anche in versione digitale.

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