Gaia Trussardi, oltre il cognome: dalla moda alla scrittura

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Gaia Trussardi non è una sopravvissuta alla moda. E non è nemmeno soltanto l’autrice del memoir Cara morte, amica mia, uscito nel 2025 per Francesco Brioschi Editore. Gaia Trussardi è prima di tutto una donna libera. Libera dal culto dell’apparenza, dal dovere ereditario, dalla narrazione obbligata del dolore. E per arrivare a esserlo, ha dovuto disobbedire a molte aspettative. Familiari, professionali, culturali.

Nata a Bergamo nel 1980, terzogenita dello stilista e imprenditore Nicola Trussardi e di Maria Luisa Gavazzeni (ex presidente della Fondazione Trussardi), Gaia è cresciuta nel cuore di una delle dinastie più riconoscibili del Made in Italy. Un nome che è anche marchio, un cognome che veste generazioni. Ma anche un’identità che può diventare un recinto.

“Fin dall’asilo sentivo che c’era qualcosa di diverso. I bambini lo percepiscono se sono guardati in modo particolare”, ha raccontato nel corso di una recente intervista a la Repubblica. “All’epoca ero quella ‘tanto carina’, ma che poi interrogata non apriva bocca e arrossiva. È stata una bella rivincita essere la migliore del mio corso di sociologia e antropologia all’università”.

Dopo il liceo, lascia l’Italia e si trasferisce a Londra, dove studia sociologia e antropologia. Si laurea con il massimo dei voti. In Inghilterra scrive poesie, testi, canzoni. Impara a suonare la chitarra da autodidatta. Vive, per la prima volta, fuori dall’orbita familiare. Ma nel 1999, quando ha appena 19 anni, la morte del padre in un incidente d’auto la costringe a un brusco rientro.

Due lutti, una frattura esistenziale

Il 14 aprile 1999 Nicola Trussardi muore in un tragico schianto sulla Tangenziale Est di Milano. Gaia è a Londra. “Scappavo dagli armadi dove c’era ancora il suo odore”, racconta nel suo memoir. “Ero sotto choc. Non riuscivo ad affrontare l’enormità di ciò che mi stava accadendo, e l’istinto mi ha spinto a scappare. Solo dopo, grazie all’intervento di due mie amiche che avevano capito quanto stessi male, ho iniziato ad andare in terapia”.

Ma il dolore non finisce lì. Nel 2003 Gaia Trussardi e il fratello Tomaso perdono il fratello maggiore Francesco, morto anch’egli in un incidente stradale. Un colpo che l’obbliga a crescere, ad assumere il ruolo di sostegno per la madre.

“Avevo capito che, prima del mio dolore di sorella, c’era il suo di madre. È stato un momento illuminante, in cui ho intuito che l’esistenza non finisce con la morte. Un lampo che allora non ho colto: cercavo solo di sopravvivere”, ha affermato a Repubblica.

Il corpo come campo di battaglia

Di fronte a un dolore ingestibile, Gaia sviluppa un disturbo alimentare. “Per sopravvivere accade solitamente che si cerchi qualcosa da controllare per dare una ragione a quel dolore: io, inconsciamente, mi sono affamata. Ho fame, sto male, ecco che quel dolore lo potevo gestire”, ha dichiarato sul settimanale 7 del Corriere della Sera.

Racconta come la magrezza fosse diventata un rifugio, e come la guarigione sia arrivata grazie alla maternità. “Il desiderio di maternità mi ha aiutata a iniziare a occuparmi di me stessa ricominciando a nutrire il mio esile corpo”.

Oggi Gaia Trussardi ha due figli, Nicola e Isabella, nati dal primo matrimonio con l’imprenditore Ricardo Rosen. Il suo modo di essere madre è completamente diverso da quello ricevuto: “Sanno di potersi confidare con me, e ne sono felice. Li guardo, studio i loro volti, chiedo costantemente, ma senza ansie o patemi, ‘come va?’, ‘cos’hai?’”.

Trussardi come laboratorio culturale

Nel 2013 Gaia Trussardi accetta di entrare nell’azienda di famiglia come direttrice creativa. In un periodo difficile per il brand, imprime una svolta netta: porta in passerella riferimenti urbani, sottoculture, linguaggi periferici. “Ho sempre cercato di studiare come le sottoculture utilizzavano gli abiti per poi portare quei concetti in passerella: se un indumento rappresenta un valore partorito da una mente, assume una valenza sociale diventando costume”.

Ma l’entusiasmo iniziale si spegne. “Con la vuotezza che vedo oggi, non ce la farei: è puro esercizio estetico”. Così, nel 2018, Gaia lascia l’incarico. “Mi sono resa conto che non mi riconoscevo più in un sistema svuotato di significato”.

Chi possiede oggi il marchio Trussardi?

Nel 2024, dopo una lunga crisi aziendale e diversi passaggi societari, il marchio Trussardi è stato acquisito dal Gruppo Miroglio. Per la prima volta dalla sua fondazione, la famiglia non ha più alcun ruolo nella gestione del brand. Una svolta epocale, che Gaia ha osservato da lontano, senza nostalgia apparente.

Che lavoro fa oggi Gaia Trussardi?

Oggi Gaia Trussardi è scrittrice e consulente creativa. Coltiva progetti personali legati alla cultura, al simbolismo, alla spiritualità. È attenta osservatrice dei linguaggi contemporanei. Tiene incontri privati e si occupa di narrazione identitaria e trasformazione personale.

Non si definisce più stilista, e anzi vive con distacco il suo passato nel mondo della moda. “Volevo vedere se riuscivo a trasformare il mio vissuto in qualcosa di condivisibile”, dice a proposito della scrittura.

Chi è il marito di Gaia Trussardi?

Dal 2019 Gaia è sposata con l’attore Adriano Giannini, figlio di Giancarlo. “Temevo il suo giudizio, è un critico severo. L’ha trovato coraggioso”, dice riferendosi alla pubblicazione del libro. Vivono il loro rapporto con estrema riservatezza.

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Adriano Giannini e Gaia Trussardi al 69th David Di Donatello | © Photo by Elisabetta A. Villa/Getty Images

Il libro Cara morte, amica mia

Come accennato, Gaia Trussardi ha pubblicato Cara morte, amica mia, un memoir in forma epistolare scritto “durante la pandemia, su consiglio di un’amica”. L’obiettivo, spiega, non era autobiografico, ma universale: “Non ho scritto questo libro per suscitare ammirazione, ma nella speranza che ci si possa aprire alla sfera spirituale sotto varie forme”.

La domanda centrale, “perché chiamare la morte amica?”, riceve una risposta precisa: “Perché per me la cosa più importante del libro, il motivo per cui l’ho scritto, è imparare a non farsi sopraffare dalla sua paura. L’ho imparato: la paura t’inchioda”, ha affermato a la Repubblica.

Il libro ha ricevuto attenzione mediatica non solo per il suo contenuto, ma per il modo in cui Gaia Trussardi ha trattato il lutto, la solitudine e la trasformazione. Una spiritualità senza dogma, che passa per il corpo e per la parola. “Ora non ho più paura di perdere questa ricchezza, anche invecchiare non mi fa paura: accetto la trasformazione, la bellezza sta in un volto e in un corpo in metamorfosi”.

Una spiritualità laica, quotidiana

Oggi Gaia Trussardi vive tra scrittura, natura e introspezione. “Credo che la spiritualità vada riscoperta. Senza, navighiamo nel caos. Ho desiderato che le mie parole potessero diventare un’ancora, un ponte di comunicazione verso gli altri”. Il punto di arrivo non è il superamento del dolore, ma la sua integrazione. “La morte mi ha aiutata a essere libera, a non cercare più protezione. Ha rappresentato il mio risveglio”.

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