Moda uomo, a gonfie vele nel 2014 il made in Italy

Mentre apre Pitti Uomo Immagine, Smi diffonde i dati dell'ultima stagione: crescita al 3% nonostante i crolli di Russia e Giappone

Ritorna il sereno sulla moda maschile italiana nei conti 2014 nonostante un anno difficile per le situazioni di Russia e Giappone: la crescita si assesta al 3,3% sfiorando gli 8,8 miliardi di euro di fatturato. In salita del 5,1% le vendite estere che controbilanciano il nuovo segno meno (3,6%) del mercato interno. Mentre parte Pitti Uomo Immagini 87, i dati Smi segnano un progresso per quasi tutti i settori, ad eccezione delle cravatte (-3,3% in un decennio di lento declino): vestiario +2,6%, maglieria +2,9%, camiceria +5,1%, pelle +7,2%. Dopo il recupero del 2013, il valore della produzione scende invece del 2,7%.

EXPORT. Fondamentale resta il ruolo dell’export: in crescita appunto del 5,1%, è arrivato a superare il tetto dei 5,5 miliardi di euro per un’incidenza del 63,3% sul fatturato totale (+1,2%). E riprende a crescere anche l’import che segna +10,3%. Il tutto si traduce in un leggero calo del saldo commerciale che resta sopra però gli 1,8 miliardi di euro.

Guardando ai singoli mercato, l’area Ue cresce del 4,5% e si conferma come maggior acquirente (51,8%), ma viene superata nel trend da quella extra-Ue (+5,6%). In Europa, la Francia resta il primo mercato di sbocco, (pur con un -2,1%), mentre accelerano Germania (+4,8%), Regno Unito (+8,4%) e Spagna (+10,1%). Nel resto del mondo, gli Usa si confermano il terzo mercato ma con un bel +9,4%. Aumentano anche le richieste da Hong Kong (+11,9%), Cina (+13,3%) e Corea del Sud (+26,9%). Dati incoraggianti che controbilanciano i pesanti rossi di mercati clou come Russia (-16,2%) e Giappone (-7,4%).

CANALI. A livello di canali distributivi, le catene (32,6%) sorpassano il dettaglio indipendente (31,2%). In controtendenza si muove l’ecommerce, con un’incidenza del 3,8% sul totale del sell out, con un incremento del 25,7%.

In chiusura, i primissimi dati per il 2015: secondo l’Istat, il primo trimestre dell’anno ha portato un +3,8% nell’export e un +13,1% nell’import. Volano confezione, maglieria e camiceria: rispettivamente più 4%, 6% e 5,7%. Cala ancora la Francia (-8,7%), mentre prosegue l’avanzata di Germania (6,1%), Usa (14,6%), Regno Unito (13,5%) e Spagna (9,9%).

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