Fenomenologia del designer quotidiano

Levy, Rashid, Urquiola, Starck, Arad e Lovegrove. Ecco chi c’è dietro gli oggetti che usiamo tutti i giorni. Non sono semplici “firme” ma star internazionali che ci modellano la casa

In Italia e nel mondo è sensibilmente cresciuta l’attenzione per la casa come ambiente in cui si ricercano funzionalità e comfort, ma anche come spazio cui si affida una funzione espressiva e comunicativa. Ecco perchè si parla tanto di design, ovvero del frutto di un progetto ottenuto congiungendo creatività, innovazione, praticità, ergonomicità, durevolezza e, naturalmente, bellezza. Ma qual è oggi lo stato di salute del design italiano? A dispetto di quanti lo indicavano avviato verso un declino più o meno irreversibile, in crisi generazionale, assediato dagli imitatori, è riuscito a tenere il passo e rinnovarsi, continuando a offrire suggestioni e proposte capaci di catturare l’interesse e l’attenzione di molti. Anzi, negli anni più recenti l’Italia è diventata il punto di confluenza delle nuove generazioni creative a livello internazionale, sancendo l’affermazione di una mescolanza di fantasia e rigore progettuale in luogo delle linee ben definite degli anni passati. Il panorama attuale si presenta dunque molto diversificato e dinamico con una rete distributiva e produttiva flessibile e una serie di aziende che hanno fatto emergere molti talenti, italiani e stranieri, che provengono da culture diverse e sono diventati vere e proprie colonne portanti. Gli industriali, infatti, si affidano a bravi designer e li “coltivano” per proporre soluzioni d’avanguardia e sperimentali. Non sono rari i casi di giovani progettisti che hanno realizzato i primi lavori grazie alla fiducia di alcune aziende dell’arredamento, e in seguito sono diventati star internazionali. Per esempio, tra i primi lavori realizzati da Philippe Starck ci sono quelli per Driade, come la sedia Costes nel 1984. In altri casi, la collaborazione ha origine dalla volontà dell’azienda di proporre una collezione unica e prestigiosa firmata da uno dei progettisti più innovativi, il che rappresenta un valore aggiunto di prodotto e un’efficace argomentazione di vendita. Spesso infatti il nome del designer e la fama mondiale che lo accompagna, conferiscono particolare prestigio, rafforzando la campagna di comunicazione e veicolandone più facilmente la conoscenza presso l’ampio pubblico di consumatori. È il caso di designer come Karim Rashid, il già citato Philippe Starck, Ron Arad, Patricia Urquiola, Arik Levy e Ross Lovegrove.

I DESIGNER STAR

L’eccentrico Karim Rashid, di origine angloegiziana, si è specializzato con Ettore Sottsass in Italia fino a conquistarsi una posizione da leader. Artista poliedrico, la cui produzione spazia dagli oggetti di uso quotidiano alla moda, dai mobili al packaging, dall’interior design all’architettura vera e propria, Karim Rashid reinventa il mondo attorno a sé, interpreta l’ambiente cambiandone l’aspetto estetico. La sua è un’utopia rivoluzionaria, legata alla tecnologia digitale e alla cultura popolare, che tutto trasforma rendendo lo spazio in cui viviamo un universo di immagini e di simboli. Il suo approccio al progetto riguarda la sfera emozionale: le sue creazioni, accessibili e democratiche, devono essere in grado di offrire esperienze estetiche, poetiche, sensoriali. In una parola devono essere sensuali. Impossibile citare tutte le collaborazioni e le aziende con cui lavora, ne ricordiamo alcune: Alessi, Cappellini, Magis, Giorgio Armani, Refin Ceramiche e Horm.Il nome di Philippe Starck è universalmente noto. Enfant prodige, ha un’ambizione: superare la dimensione d’élite e avvicinare il design al grande pubblico. Il designer fran cese parla di democratizzazione del design, seguendo la filosofia del “dare al meglio al maggior numero di persone” e traduce questa idea in realtà attraverso l’utilizzo di materiali ritenuti “inferiori”, come la plastica. Materie prime e forme assolutamente innovative sono solo uno degli aspetti della sua immensa opera progettuale. Il suo cursus honorum è costituito da migliaia di pezzi, che investono tutti gli aspetti dell’architettura d’interni, sia che si tratti di mobili, sedie, tavoli, sia che si tratti di rubinetteria e lavabi, apparecchi elettrici, lampade televisori e radio diffusori. Una produzione eclettica di cui è difficile riuscire a identificare un unico tratto distintivo, se non la passione per la linea curva e sinuosa e per l’originalità progettuale associata con la ricerca di forme semplici. La sua creatività è fatta anche della ricerca sui materiali e sulla struttura degli oggetti progettati, che devono essere buoni prima ancora di essere belli, ovvero soprattutto pratici e funzionali.L’architetto e designer di origine israeliana Ron Arad nel 2007 ha festeggiato i 25 anni di carriera. Gli ingredienti del suo successo: inventiva tecnica e un raffinato uso di forme organiche e immagini concettuali che oggi trasmette nelle collaborazioni con Artemide, Flos, Driade, Cassina, Alessi e Moroso. Iconoclasta, stravagante, inventivo, eclettico, è diventato in breve tempo icona di design organico: riesce infatti a coniugare magistralmente stile e materiali di ultima generazione. È uno dei professionisti più influenti del nostro tempo, tratta come creta tutto ciò con cui gioca: l’acciaio, l’alluminio, il bronzo, i cristalli, perfino le fibre ottiche, inventando forme e strutture che hanno cambiato il design contemporaneo. La sua base londinese è la fucina in cui si ideano concept, si disegnano oggetti e progettano architetture innovative, senza mai stancar si e sperimentando strutture e tecnologie d’avanguardia. Tra i suoi best seller: la nastriforme Bookworm per Kartell del 1993 e la Tom Vac chair per Vitra del 1997.Le parole chiave del lavoro di Patricia Urquiola sono bellezza e comfort. Spagnola di nascita ma milanese di adozione, in Italia ha imparato il mestiere e dall’Italia l’ha esportato in tutto il mondo. Tappe fondamentali della sua carriera l’incontro con Maddalena de Padova e il sodalizio con Patrizia Moroso con cui avvia una nuova concezione del sedersi: informale, trasformabile, mescolando sensibilità femminile e sapienza tecnica. Patricia non crede nei noiosi elementi modulari ma in una sistemazione informale, flessibile e modificabile, mescolando sofà e sedie. Con il suo mobilio, tende a creare un ambiente che invita all’intimità e alla comodità nello stare insieme. Apprezzata da aziende quali Alessi, B&B, Driade, Kartell, Molteni, disegna anche per Flos e Fo scarini. Patricia rimescola tradizione e innovazione per uno stile decisamente contemporaneo.Nato a Tel Aviv, Arik Levy cambia radicalmente vita a 27 anni quando lascia la sua città natale per partire alla volta dell’Europa. Dopo essersi spostato a Parigi, fonda nel 1997 il suo studio, con cui sviluppa progetti che spaziano dall’illuminazione, all’architettura di interni, oltre che a personali opere d’arte. Un percorso che lo porta a diventare uno dei più interessanti designer di oggi: le sue produzioni, come i suoi concept, mettono in luce la forte capacità innovativa e la padronanza dei materiali, della tecnologia e delle tecniche di fabbricazione. Nella capacità di ottenere forme e sensazioni che hanno la forza primigenia degli elementi naturali, risiede infatti il segreto della sua arte. Arik Levy è attratto dai materiali industriali e dalle loro potenzialità espressive, li studia per riprodurre effetti che paiono rubati alla natura. Ross Lovegrove è il designer più visionario della scena contemporanea con la sua filosofia sostenibile ed etica. Si considera un biologo e cita Darwin per spiegare forme organiche e figure animate che fondono tecnologia, materialità e scultura in oggetti sensuali e seducenti. Per l’industrial design italiano collabora con Cappellini, Driade, Moroso, Kartell, Luceplan, i Guzzini, producendo con un segno inconfondibile oggetti primordiali e avveniristici allo stesso tempo. Ogni suo progetto riguarda lo sviluppo e la possibilità di favorire migliori condizioni umane: dalle antenne eoliche e fotovoltaiche, alle lampade solari, sino a una valigia in fibra di carbonio che pesa solo 1.300 grammi. Ci tiene a produrre belle forme, vuole creare un’estetica alternativa, leggera, biologica e tecnologica, connessa con la natura. Vuole educare, producendo qualità migliori e insegnando il linguaggio di sopravvivenza che s’impara dalla natura.

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