C.P. Company, icone military&work

Tre aggettivi per definire la sua collezione a/i 2012/2013? Moderna, trendy, unica.

È una linea nata nel segno della continuità o della rottura rispetto alla stagione precedente?Tutte e due le cose insieme. Da una parte continua il cammino delle stagioni precedenti, dall’altra – per molti aspetti – si rinnova.

Qual è il capo che meglio rappresenta la collezione? Sicuramente la goggle jacket, la giacca icona che racchiude il dna del marchio, il suo spirito military/work.

E quello storico che meglio incarna le caratteristiche del brand? La Field Jacket e il Montgomery disegnati da Massimo Osti, creatore del brand negli anni ’70.

Quale il colore che non deve mai mancare? Sicuramente il blu, ma anche il khaki.

Cosa contraddistingue una collezione di successo da una meno riuscita?I risultati di vendita, il sell out, a decretare il successo o l’insuccesso.

C’è un personaggio storico a cui assocerebbe la vostra immagine? Senza alcun dubbio all’attore David Niven, uno 007 eccentrico ed elegante.

Tre propositi per il nuovo anno? Consolidare il mercato Italiano ed Europeo e sviluppare il piano retail in Cina, per cercare di riportare C.P. Company ai successi degli anni ‘80/’90.

Il dono che vorrebbe avere? Poter leggere il futuro.

Il suo motto?Non fermarsi mai.

Il suo mito nella moda?Ralph Lauren.

Questa è la tredicesima domanda. Quanto è superstizioso? Per niente. Il mio numero fortunato è il 17.

SPECIALE PITTI, ARTICOLO PRINCIPALE – Sette modi di dire moda