Quando lo raggiungiamo per intervistarlo, Pierluigi Lugano, titolare delle Cantine Bisson di Chiavari (Ge), ci sorprende con l’annuncio che Abissi, lo spumante che riposa per 18 mesi nei fondali del promontorio di Portofino e che gli ha garantito ampia visibilità in Italia e nel mondo, sta per “cambiare casa”. A partire dalla vendemmia 2013, le bottiglie della sua etichetta più celebre verranno calate al largo della Baia del silenzio di Sestri Levante, invece che nella Cala degli inglesi situata nel cuore dell’area marina protetta di Portofino, come era accaduto negli ultimi cinque anni.
Gli attriti con l’amministrazione del Parco Marino di Portofino erano noti. Quali sono le ragioni che l’hanno convinta a questo trasloco?Abissi è partito nel 2008 come progetto di reciproco interesse destinato a dare visibilità all’area protetta e, naturalmente, anche alla nostra azienda. Circa tre anni dopo, il cda del Parco ha preteso il pagamento di una quota annuale per l’usufrutto dell’area che, inizialmente, mi era stata concessa a titolo gratuito. E questo senza che ci fosse alcuna possibilità di avere un confronto per convergere su una cifra ritenuta congrua e ragionevole da ambo le parti. Cosa che, invece, è avvenuta con l’amministrazione di Sestri Levante che ha tenuto conto anche della nostra capacità di creare indotto e di contribuire ad attirare l’attenzione su un’area che sta crescendo sotto il profilo turistico. Nonostante questo, intendo mantenere anche la concessione demaniale per l’area marina di Portofino. Chissà che prima che scada nel 2020, una maggiore disponibilità dell’amministrazione locale non apra la strada a nuove opportunità.
Abissi è un suo grande successo mediatico… Prima di qualsiasi altra cosa, è un prodotto centrato in qualità, originalità e prezzo, che viene apprezzato perché ha una sua taglia e una sua identità, frutto delle particolari caratteristiche di salinità e persistenza. Lo realizziamo partendo da vitigni autoctoni come il Bianchetta e il Vermentino o il Semigià, che ho inserito in piccola percentuale nell’ultima cuveè. La maturazione a una profondità di 60 metri assicura condizioni di temperatura (circa 15°), di luce e di pressione costanti, che contribuiscono a valorizzare le caratteristiche del nostro spumante classico. Detto questo, è innegabile che la sua notorietà sia anche frutto di una riuscita operazione di marketing, che ha tratto il massimo vantaggio dall’unicità della sua lavorazione e dal fatto che le incrostazioni che si formano durante l’immersione nel mare, fanno di ogni bottiglia un “unicum” sul piano estetico.
Un bel risultato per uno che faceva l’insegnante d’arte…Il cambio di professione è del 1978 e ha rappresentato una vera svolta decisa insieme a mia moglie, che oggi non c’è più. Il nome dell’azienda, Bisson, deriva dal suo cognome. Va detto, però, che ho sempre nutrito una vera passione per la vite e per il vino, anche se la mia famiglia non possedeva vigneti, essendo mio padre ufficiale dei carabinieri. Pensi che il mio primo tentativo di produrre del vino risale a quando frequentavo le elementari. Un mio compagno mi aveva invitato alla vendemmia nel piccolo podere dei suoi genitori. Per me fu una vera folgorazione, tanto vero, che decisi di usare il cesto di uva ricevuto in regalo per tentare una micro-vinificazione, cercando di copiare come potevo tutte le operazioni, la follatura, la torchiatura ecc., che vedevo compiere a casa del mio amico. E tutto questo all’insaputa dei miei. Finché non fui scoperto da mia madre, che mi inflisse un severissimo castigo.
Lei e sua moglie cominciate vendendo un vino prodotto con uve acquistate da terzi, poi lei decide di diventare viticultore e di puntare su vitigni autoctoni. Perché?Questi vitigni venivano coltivati fin da epoche molto antiche, ma si stavano estinguendo per vari motivi. Le piccole quantità e, soprattutto, le caratteristiche di un territorio che in passato imponevano una lavorazione della vite quasi esclusivamente manuale. Ho pensato che recuperare vitigni storici come la Bianchetta genovese, l’Albarola, il Vermentino, il Bosco, il Ciliegiolo e il Semigià, fosse un modo per distinguersi e anche per valorizzare questo territorio.Oggi produciamo circa 120 mila bottiglie di vino, 17 mila solo di Abissi, e siamo proprietari di circa 15 ettari di vigneti, suddivisi in diversi appezzamenti, nella zona del Golfo del Tigullio. La presenza del mare crea un microclima ricco di sali minerali e conferisce sapidità e profondità al gusto. Ci atteniamo a tecniche di vinificazione non troppo tecnologiche, basate sull’estrazione anche dalla buccia e su un attento calcolo dei tempi in cui lasciare a contatto le parti solide con le liquide. In questo modo viene a crearsi “una mano di lavorazione” che fa sì che ogni vitigno e ogni annata esprimano caratteristiche sempre diverse e quasi mai identiche di anno in anno.
Progetti per il futuro?Nell’immediato: la nuova cantina che stiamo realizzando a Sestri Levante e dovrebbe essere pronta a breve. Un sogno? Realizzare un vigneto su una portaerei, in modo da riuscire a conciliare tutte le mie passioni: il mare, la terra e il vino. Chissà, se qualcuno invece che investire milioni di euro nel calcio…
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