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Orologi & Accessori

Sostenibilità al polso: cosa c’è di più ecologico di un orologio?

Molte, se non tutte, le marche dell’alta orologeria da anni sono sensibili al tema della sostenibilità. Ecco alcuni esempi

Quando si parla di sostenibilità legando questo termine al mondo dell’orologeria, è impossibile non valutarlo sotto tanti differenti punti di vista. Il primo, quello più “oggettivo”, è che l’orologio meccanico può essere considerata probabilmente la migliore macchina ecosostenibile in assoluto. Ci sono segnatempo che vengono indossati anche per 30 anni o più, sono a carica manuale oppure a carica automatica, non inquinano, funzionano tutti i giorni per tutto l’anno e, in pratica, non terminano mai la loro vita e quindi non devono essere smaltiti.

Fatta questa debita considerazione, in realtà dobbiamo considerare che ogni anno vengono commercializzati centinaia di milioni di orologi nuovi e non sempre il loro ciclo produttivo è virtuoso. Pensiamo a quanto viene costruito in zone sperduta dell’Asia, usando manodopera sottopagata e processi lavorativi al limite dell’umano, con cromature peri- Cosa c’è di più ecologico colose, batterie di dubbia provenienza, pellami dei cinturini trattati chimicamente. La situazione è però diversa quando parliamo di alta orologeria. Lì gli sforzi si vedono e danno già i primi risultati: «Per noi non basta solo sensibilizzare riguardo alla sostenibilità, ma bisogna anche passare all’azione», ha detto Francesco Viola, Country Manager Panerai per l’Italia. «Panerai ha dimostrato di essere averlo fatto in modo concreto, realizzando il eLab-Id. Frutto di anni di ricerca e sviluppo a livello sia di materiali che di processi produttivi, è un orologio che per il 98,6 % del suo peso è composto da materiali rigenerati, per me è un risultato straordinario».

Il tema della sostenibilità è stato affrontato anche da un altro “grande” in occasione della 17. Mostra Internazionale di Architettura: «Rolex ha sempre sostenuto gli ideali che incoraggiano l’ingegno dell’uomo e la sua capacità di raggiungere le massime prestazioni», ha dichiarato Arnaud Boetsch, direttore comunicazione e immagine del brand. «Il sostegno di Rolex alla Biennale e a ciò che essa rappresenta si manifesta anche nel modo in cui il marchio approccia l’architettura dei suoi edifici, puntando alla sostenibilità e all’ottimizzazione degli spazi».

Tornando alla produzione, impossibile non evidenziare come etica e sostenibilità siano due facce della stessa medaglia. Lo ha capito Chopard che da anni, prima per una parte piccola della sua produzione, oggi in maniera più importante, acquista solo oro provvisto del sigillo “Fairmined”. Questo sigillo, oltre alla tracciabilità totale dei prodotti, vuole dare accesso al mercato anche alle realtà minerarie più piccole e, al contempo, migliorare le loro condizioni di lavoro e le possibilità di sviluppo. Andando sul pratico, Iwc ha utilizzato una base di carta per realizzare alcuni cinturini, Alpina e Breitling per i cinturini tecnici usano le materie sintetiche recuperate dalle reti lasciate in mezzo all’Oceano: la prima collabora con Gyre Watch per la realizzazione di casse fatte con plastica marina, Breitling usa la fibra Econyl, ma ha anche creato 80 foreste con Sugi, finanzia la Solar Impulse Foundation e realizza tutte le scatole in materiali riciclati.

Come non citare poi il Tank Must di Cartier, recentemente proposto con un quadrante fotovoltaico e il cinturino Altstrap fabbricato con materiale di origine non animale? Per non parlare delle numerose iniziative a sostegno dell’ambiente. Solo per menzionarne alcune: Seiko con Save the Ocean, Blancpain con Ocean Commitment, poi Carl F. Bucherer con il Manta Trust, Oris sempre per la salvaguardia della Barriera Corallina, Breguet con Race for Water e, infine, Audemars Piguet, che contribuisce sin dal 1992 alla causa della preservazione delle foreste in tutto il mondo attraverso la Fondazione Audemars Piguet.

*Articolo pubblicato su Business People di gennaio-febbraio 2022