L’importanza di brindare italiano

Le denominazioni tricolori del metodo classico hanno raggiunto risultati di altissimo livello, perfetti per allietare i giorni di festa

La vocazione più celebre del bere ita­liano nel mondo è quella delle bollici­ne, ma se fuori dai confini nazionali è il Prosecco che tiene alta la bandiera, in patria le denominazioni del meto­do classico conquistano sempre di più i palati degli appassionati con Francia­corta, Trentodoc, Alto Adige e Oltrepò Pavese impegnati a far diventare “quo­tidiano” un piacere che purtroppo an­cora oggi tendiamo a regalarci solo nei giorni di festa…

Secondo un recente sondaggio, il mar­chio Franciacorta è conosciuto ormai da quasi tutti gli italiani e i numeri di vendita sembrano dargli ragione: la produzione ha raggiunto cifre da capogiro, inoltre la qualità e la finezza di tante proposte provenienti da que­sto mosaico geologico unico al mondo hanno convinto anche gli appassiona­ti più esigenti. Tra i nomi più affermati, Ca’ del Bosco ha di recente presentato un cofanetto contente tre perle imper­dibili: i Dosage Zero Pinot Nero Mille­simati 2001, 2004 e 2005 in tiratura li­mitatissima e provenienti da un vigne­to in alta quota e a strapiombo sul lago d’Iseo. Nel bicchiere il vino del 2001 è straordinariamente ancora giovani­le, vitale fresco e di una intensità rara, con una capacità di animare il palato con tante suggestioni fruttate, forti e de­licate allo stesso tempo, mentre la versione del 2005 può essere l’esempio di come andrebbe idealmente vinificato il Pinot Nero nella tipologia. Altro mille­simo che sta dando grandi prove di sé è il 2006, da cui il Mosnel ha ricava­to la nuova edizione del QdE, un vino potente, intenso ed elegantissimo, che vanta un floreale stupendo grazie al Pi­not Bianco usato con saggezza e un fi­nale in bocca speziato e profondo. Ma ci sono anche aziende più giova­ni che mostrano muscoli e meraviglie, come Quadra e il suo Eretiq senza do­saggio, che riesce con Pinot Nero e Bianco a fare a meno dello Chardon­nay, o Sullali che all’opposto, puntan­do sulle note rosse e di bosco, propone un 100% Chardonnay senza liqueur, ma con rifermentazione ancestrale.In parallelo alla Franciacorta, per sto­ria e risultati, si è sviluppata la tradizio­ne del Trentodoc, che gode di un clima ideale per la viticoltura delle bollici­ne e non a caso sforna capolavori ogni anno, a partire dai prodotti di casa Fer­rari, sempre più impegnata nella valo­rizzazione dei suoi millesimati che non sono solo i celebratissimi “Giulio” o la Riserva Lunelli: c’è anche il Perlé 2007, con note di the al bergamotto, lampo­ni, nocciole e crema pasticcera, che in bocca si mescolano a una freschezza agrumata da manuale. Grande prova da segnalare quella delle ultime annate in Oltrepò Pavese, dove l’affermazione di Monsupello e del loro Nature si unisce agli acuti di Con­te Vistarino e Travaglino. Conte Vistari­no è ormai storica, visti i trascorsi che la legano ai Gancia come pionieri del­la bollicina italiana, ed è specializzata nel Pinot Nero, coltivato su ben 140 et­tari degli oltre 200 a vigneto di proprie­tà. Da questo vitigno nascono un go­loso e immediato Cruasè Saignèe del­la Rocca e, soprattutto, il 1865 mille­simato 2008, che sa essere fresco, flo­reale e aromatico, arioso e croccante, ma sfoggia anche una bevuta fruttata e di corpo con senape, miele, rafano e menta a raffrescare perfettamente il quadro. In casa Travaglino, invece, ci si diverte (e molto) con il Travaglino Cu­vèe 59, fresco e immediato, con pro­fumi di frutta esotica, e si fa sul serio con il Classese Millesimato da uve Pi­not Nero e Chardonnay affinato sui lie­viti per 48 mesi, ricco e profondo an­che per accompagnare una faraona in salsa di mandorle.Piccolo in termini di numeri, ma ag­guerritissimo per qualità e capacità dei suoi attori, è infine il Sudtirol, con lo storico Josef Reiterer di Arunda, la can­tina spumanti a più elevata altitudine d’Europa, a 1.200 metri s.l.m., capace di sfornare la Cuvèe Marianne da Char­donnay in prevalenza affinato in legno, che dopo 54 mesi sui lieviti rileva to­stature, nocciole, pepe nero e resina in una bocca saporita e strutturata dal bel­lissimo finale. Dalle vigne che guarda­no il lago di Caldaro arrivano, invece, le bollicine dell’azienda Kettmeir, con un piacevolissimo e versatile Rosè di me­lograno e menta, arancia rossa, lampo­ne, ribes e succo di mela. Vengono poi da appena fuori Bolzano le bollicine della cantina St. Pauls, con il suo mar­chio Praeclarus, che si fanno apprezza­re per la piacevole e lieve nota ossida­tiva, le note di miele e fiori di campo. Per finire, il terroir di Cornaiano parlerà con la voce della cantina Lorenz Mar­tini, autore di un piccolo grande capo­lavoro come il Comitissa Gold 2002 da Chardonnay e Pinot Bianco, un vino arioso, balsamico e fruttato, elegante e saporito, di volume e cremosità, candi­to e di struttura.

© Riproduzione riservata