Investimenti statali nella produzione cinematografica che si riducono drasticamente, fino a dimezzarsi, e contemporanea crescita della quota dei film italiani sugli incassi e sui biglietti venduti. È questo il quadro delineato dalla ricerca sul sostegno statale alla produzione cinematografica della Direzione Generale per il cinema del Ministero dei Beni Culturali. Dal 2005 al 2009 i fondi statali per la produzione cinematografica nazionale sono stati pari a 212 milioni di euro, con un calo del 54,2% rispetto al quinquennio precedente; ovvero il periodo 2000-2004 quando i finanziamenti ammontavano a 463 milioni di euro. A modificare lo scenario il decreto legge Urbani del 2004 che ridusse il contributo medio per film: con il vecchio Fondo di garanzia lo Stato arrivava a coprire il 63% del costo del film e l’81% del costo delle opere prime e seconde; con il nuovo sistema, per le opere di autori affermati si è raggiunto il 31,1% del costo e il 31,6% per le opere prime e seconde. Nel 2010 il contributo statale alla produzione è stato pari al 22,2% dell’investimento complessivo; in particolare, per l’11,3% con finanziamenti diretti e per il 10,8% tramite incentivi fiscali (introdotti dalla Finanziaria 2008 e rinnovati di recente per un triennio).
Alla diminuzione dei finanziamenti statali fa da contraltare un altro dato, quello che riguarda le preferenze che gli italiani hanno accordato al cinema di casa. Negli ultimi anni è aumentata la quota dei film italiani sugli incassi e sui biglietti venduti, salita dal 20,5% del 2004 al 32% del 2010.
Nota critica rilevata infine dalla ricerca: dal 2005 al 2009 il 29,3% dei film che ha ottenuto un finanziamento non è mai uscito in una sala, ricevendo 31,2 milioni di euro, pari al 20% delle risorse accordate nel periodo.
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