Lunghi viaggi in auto? Con queste 6 supercar sarà un sogno

Ci sono quattro ruote che sulle lunghe distanze danno il meglio di sé, regalando comfort, autonomie da urlo e, perché no, anche possibilità di intrattenimento. Almeno per i passeggeri

Una grande auto non è necessariamente una grande viaggiatrice. Perché sulle lunghe distanze entrano in scena parametri sconosciuti a chi si limita alle brevi percorrenze e dettagli in apparenza secondari possono fare la differenza tra uno spostamento raffinato, piacevole ed esclusivo, e una sorta di Calvario. Prendete la Ghibli, l’ultimo gioiello dello scrigno Maserati: la berlina italiana (da 68 mila euro) è destinata a chi guida sul serio e, proprio per questo motivo, porta al debutto una versione particolarmente raffinata del controllo di stabilità, l’Integrated vehicle control. Che ha come unico difetto il nome, che ci voleva a definire in italiano una preziosità tricolore? Ma tant’è, siamo tutti globalizzati, consoliamoci con lo sterzo elettrico che, sempre sulla Ghibli, assiste nella guida a lungo raggio anche i più eclettici interpreti dell’intramontabile arte del controsterzo…

Alle trombe italiane rispondono fanfare tedesche, sotto forma di una Porsche figlia della 911, ma portatrice di un Dna nuovo di zecca. È la Panamera 4 E-Hybrid Sport Turismo (ibrida plug-in, cioè ricaricabile alla rete elettrica, da 118 mila euro), in pratica la versione familiare della granturismo, che accompagna chi macina chilometri a migliaia con la forza di un propulsore elettrico e di un motore termico, per un totale di 462 cavalli che galoppano con tutta la possanza indotta dalla trazione integrale permanente. Ma, soprattutto, questa è un’auto a misura di chi per definizione viaggia dietro, i bambini, e deve essere tenuto con la mente occupata in nome della tranquillità di chi sta al volante: sul retro degli schienali anteriori ci sono due touchscreen da dieci pollici che connessi a internet danno accesso ad almeno un milione tra app, film, giochi, file audio ed e-book.

Punta, invece, sul comfort a sei stelle un’altra grande stradista, la Range Rover Velar. Che sulle versioni con motore a sei cilindri (da 69 mila euro) offre senza sovrapprezzo le sospensioni pneumatiche tarabili su diverse altezze sfiorando il display dello schermo principale. Irrigidirle fa tanto Formula 1, ma volete mettere la goduria di poter assorbire le immancabili buche senza neanche un sussulto? Una specialità ben nota in casa Citroën, al punto che la casa francese ha modernizzato per le sue Ds le sospensioni idropneumatiche che per decenni sono state il suo fiore all’occhiello.Ma in tema di ammortizzazione delle asperità stradali il capolavoro assoluto è firmato Ferrari. Sì, perché la Portofino, il modello che ha mandato precocemente in pensione la California, una cabriolet da 200 mila euro, 600 cavalli e 321 chilometri orari, monta sospensioni magnetoreologiche, parolone che si concretizza nell’azzeramento del rollio e in un ottimale assorbimento delle asperità grazie alla capacità del fluido contenuto negli ammortizzatori di variare le proprie caratteristiche dinamiche reagendo a un campo magnetico regolato elettronicamente.

Tutto molto complicato, è vero, ma è altrettanto vero che per farci viaggiare senza fatica anche sulle lunghe percorrenze si stanno mobilitando le migliori menti dei centri di progettazione dei grandi costruttori. Non necessariamente per esibirsi in numeri tecnologici come quello uscito dal cilindro di Maranello, dato che a volte basta affinare vecchie soluzioni per ottenere risultati clamorosi. Come l’autonomia di 950 chilometri garantita da una sportiva a quattro porte che oggi va molto di moda, l’Audi A5 Sportback g-tron (43.280 euro): da Torino a Salerno tutto d’un fiato, il non plus ultra per i maratoneti a motore, pura kriptonite per i gestori delle stazioni di servizio. Il segreto di questa performance si chiama metano, il gas che è stipato in quattro bombole da 19 chilogrammi di capacità totale e grazie a un impianto di ultimissima generazione assicura consumi da record. Che significano anche emissioni di CO2 ridotte all’osso: circa 100 grammi al chilometro, veramente pochi per una lussuosa duemila da 170 cavalli.

Per fare ancora meno male all’ambiente non resta che puntare su un’elettrica dura e pura come la Tesla Model X P1000 (160 mila euro), che può veleggiare tranquilla nelle zone a traffico limitato, conferendo però a chi la guida la patente di automobilista attento alle sorti del pianeta che lo ospita. Sulla carta la scelta è assolutamente razionale: una monovolume lunga oltre cinque metri, con le porte ad ali di gabbiano, il bagagliaio modulabile e lo spazio a bordo per cinque- sette adulti capace di viaggiare a emissioni zero, è uno zuccherino quasi irresistibile. Che potrebbe diventare irrinunciabile dopo aver letto sulla scheda tecnica il capitolo relativo alle prestazioni: 250 chilometri orari di velocità massima, 3,1 secondi per passare da zero a 100 e un’autonomia di 542 mila metri. D’accordo, quest’ultimo dato, lo sanno tutti, è stato rilevato sulle strade ideali di Barbie e Ken, ma quota 400-450 sembra realistica ed è comunque tanta roba. Peccato che siano pochissime le centraline in cui ricaricare l’elettrostar californiana… Non è colpa sua, ovvio, ma forse nell’Italia di oggi è ancora meglio affidarsi al metano che, si sa, per definizione ti dà una mano. Anche quando si tratta di minimizzare il saldo finale di un lungo viaggio sulle quattro ruote.

© Riproduzione riservata