Quando l’opera d’arte è il museo: 7 edifici spettacolari (+1)

Seguendo la lezione impartita dal Guggheneim di Bilbao nel lontano 1997, sempre più spesso gli edifici destinati a ospitare importanti collezioni si trasformano essi stessi in una creazione tutta da ammirare. Lo confermano i più recenti progetti espositivi sparsi in tutto il mondo. Leggete (e guardate) per credere:

Copper Blockhouse – Shanghai

Lo studio cinese Wutopia Lab ha inaugurato lo scorso anno a Shanghai Copper Blockhouse, uno spazio culturale multifunzionale all’interno di un’originale architettura ad arco, in rame, una forma e un materiale insoliti per la Cina.

Lo spazio si presta a mostre temporanee, conferenze ed eventi: ampio 405 mq, si trova nel distretto di Pudong, che concentra molte industrie di ambito creativo. Gli architetti hanno sfruttato la struttura preesistente, una volta a botte che serviva per riparare le biciclette, impreziosendola con il rame: l’edificio ha acquisito fascino, anche per il gioco di riflessi con il laghetto che lo circonda. La copertura in rame non è solo esterna, ma caratterizza anche gli spazi interni del museo.

International African American Museum – Charleston

© Getty Images

L’International African American Museum di Charleston, in Carolina del Sud, ha pochi mesi di vita ed è nato per raccontare la storia dello schiavismo dall’Africa all’America. Del design della struttura si è occupato un team composto dagli architetti della Pei Cobb Freed & Partners e della Moody Nolan, dai designer del paesaggio della Hood Design Studio e dai designer di mostre della Ralph Appelbaum Associate: il museo è molto suggestivo perché sorge su un luogo di grande valore simbolico, il Gadsden’s Wharf, porto di arrivo per più della metà delle navi provenienti da Oltreoceano, durante il periodo schiavista.

L’edificio è costituito da un imponente blocco, lungo 130 metri e largo 25 metri, poggiato su 18 piccoli pilastri di forma cilindrica: la struttura è ariosa, circondata di terrazze aperte, giardini e sculture, fra cui spicca l’African Ancestors Memorial Garden della Hood Design Studio.

Néprajzi Múzeum – Budapest

La capitale ungherese è una città in rapida rigenerazione urbana e tra gli interventi più significativi dell’ultimo periodo c’è senza dubbio l’apertura, avvenuta dieci mesi fa, della nuova sede del Néprajzi Múzeum, il museo di etnografia che conserva circa 250 mila oggetti provenienti in particolare dal bacino dei Carpazi. Opera dello studio Napur Architect Ltd., l’edificio evoca con le sue volumetrie una sorta di abbraccio fra due pendii.

Con una struttura underground per il 60% dello spazio, il museo è caratterizzato dalla curvatura del “tetto paesaggistico”, un vero e proprio giardino pensile di oltre 7 mila mq dove sono state messe a dimora migliaia di piante, tra cui sempreverdi. Il dinamismo green dell’architettura e le ampie vetrate delle facciate inseriscono perfettamente il museo nel contesto del vicino parco Városliget, contribuendo a ridisegnare lo skyline di Budapest.

Casa Cannas – Ulassai (Nuoro)

Nell’Ogliastra, in provincia di Nuoro, Ulassai è un comune a 700 metri di altezza dove ha da poco aperto, finalmente ristrutturato dopo un accurato intervento di recupero museale avviato negli anni Novanta, Casa Cannas. La struttura novecentesca, un tempo casa padronale con spazi diversi per gestire le attività commerciali della famiglia Cannas, è diventata un magnifico esempio di architettura contemporanea grazie al progetto di IaiBE, con Paolo Depau che ha “liberato” lo spazio per il CaMuC, una casa-museo che è uno scrigno di bellezza per il territorio sardo.

Sulla facciata, spiccano il giunto verticale ligneo e la grande ruota all’ingresso, che ricorda i macchinari dei mulini che sono custoditi nelle sale del museo, centro polivalente per mostre, convegni, proiezioni e incontri.

The Grand Egyptian Museum – Giza

È il museo che tutti stiamo aspettando: The Grand Egyptian Museum (Gem), la cui apertura era fissata a novembre del 2022, ha avuto qualche disguido nella fase finale dei lavori ma ora – dicono gli addetti – siamo alla svolta: è questione di pochi mesi per poter entrare in quello che è considerato il più grande museo al mondo, con oltre 100 mila manufatti in esposizione (inclusa la collezione completa della tomba di Tutankhamon).

L’imponente progetto architettonico, affidato allo studio Heneghan Peng di Dublino, presenta la forma suggestiva di un triangolo smussato, con le pareti Nord e Sud che si allineano direttamente con la piramide di Cheope e con quella di Micerino, che si trovano a circa due chilometri di distanza. E se nella parte antistante il museo è stata progettata una piazza punteggiata di palme da dattero, l’aspetto più affascinante di questa architettura sta nell’uso dell’alabastro, una pietra traslucida, per la sua facciata.

Richard Gilder Center – New York

Dell’American Museum of Natural History di New York, il Richard Gilder Center for Science, Education and Innovation è una interessante espansione che, nella zona di Central Park e alle spalle dell’edificio storico, stupisce per originalità. Inaugurato nel maggio dello scorso anno, con un investimento monstre pari a 465 milioni di dollari (perlopiù sovvenzioni federali e della città di New York, con il supporto di donor privati), è un progetto ambizioso, firmato dall’architetta Jeanne Gang per incantare i passanti con le sue superfici mosse.

Articolato su un’area di 21 mila mq, s’ispira alle sinuose forme dei canyon e, tra linee curve, nicchie e grandi finestre, restituisce l’idea di una struttura fluida, in mutamento continuo, così come lo è la ricerca scientifica che al suo interno si applica. Interessante l’uso del granito rosa Milford, che riprende l’antico edificio ottocentesco del museo, creando armonia tra le due strutture.

ElBulli1846 – Gerona

Il caso di ElBulli1846 è più unico che raro: qui un ristorante è diventato museo, mutando pelle con un’attenta riqualificazione architettonica degli spazi. Non parliamo, va detto, di un ristorante qualsiasi, ma di quello diretto dallo chef stellato Ferran Adrià, 62 anni, uno dei grandi maestri contemporanei.

A Cala Montjoi, nel parco naturale di Cap de Creus a Gerona, in Catalogna, questo museo accoglie i visitatori attraverso una sessantina di installazioni artistiche, concettuali e audiovisive capaci di tenere in vita i progetti di Adrià, che ha spento i fornelli una quindicina di anni fa. Con un’architettura lineare e luminosa, ElBulli1846 si inserisce perfettamente nell’ambiente mediterraneo, mentre la sala ristorante ha mantenuto gli arredi originali e una trentina delle più iconiche creazioni di Adrià e del suo staff sono state ricreate per permettere ai visitatori di approfondirne la storia.


In principio fu il Guggenheim

Non si può parlare di architettura museale senza passare per Bilbao, dove nel 1997, l’architetto americano Frank Gehry ha firmato uno dei più spettacolari edifici del decostruttivismo, cambiando per sempre non solo l’immagine del Museo Guggenheim, ma le sorti stesse della capitale basca. Si parla infatti di “effetto Bilbao” per quei musei che, da lì in avanti, riescono a catturare migliaia di visitatori grazie alla loro estetica.

La città di Bilbao deve al Guggenheim un fiorente turismo culturale che, negli anni, continua a consolidarsi. L’architettura del museo è quasi organica, pare scolpita ed è priva di superfici piane: sembra una nave se vista dal fiume, mentre dall’alto ha la forma di un fiore. Gehry è riuscito in questa impresa sfruttando le simulazioni computerizzate delle strutture, una tecnica all’avanguardia per gli anni Novanta del Novecento.

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